In occasione della Festa della Repubblica, non
avendo potuto seguire direttamente alcuna celebrazione, volevo almeno leggere
il tradizionale messaggio del Capo dello Stato agli italiani. L’ho cercato invano
in Internet, ma al suo posto ho trovato il «Messaggio del Presidente Mattarella
al Capo di Stato Maggiore della Difesa, Gen. Graziano in occasione del 70°
anniversario della Repubblica Italiana».
Messaggio del Capo dello Stato
![](https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEiMHInggywo4Y_B5Mec29-9urvgZB7xp6q1tG3Rjm5Jxly0elg8fV4h40W7Ju2EIVQYeIAmPo5_Hyw-xn-O_jhFR0boRD8MoYX0re3KJUU7DDUDU4d_nUEQ1YzY2xQ0nUFfzsJZ7Tc1OIM/s200/Enata-la-Repubblica-e1464778275505.jpg)
Personalmente avrei preferito un discorso
rivolto direttamente alle cittadine e ai cittadini italiani, anche perché i 70
anni della Repubblica sono anche i 70 anni del suffragio universale con le
donne che votarono per la prima volta in Italia. Non che il presidente della
Repubblica Mattarella abbia per così dire sorvolato su questa doppia
ricorrenza, ma da parte mia mi sarei aspettato una riflessione specifica sul
ruolo avuto dalle donne sia nell’avvento della Repubblica (e fu grandissimo,
soprattutto durante la Resistenza), sia nella scelta della forma repubblicana
dello Stato e sia anche nell’elaborazione della nuova Costituzione.
Il presidente Mattarella ha ricordato opportunamente
che il 2 giugno 1946, con il referendum istituzionale, prima espressione di
voto a suffragio universale di carattere nazionale, le italiane e gli italiani
scelsero non solo la Repubblica, ma elessero anche l'Assemblea costituente che
l'anno successivo avrebbe approvato la carta costituzionale, «ispirazione e
guida lungimirante della rinascita e, da allora, fondamento della democrazia
italiana». Anche al riguardo mi sarebbe piaciuta una qualche considerazione
particolare del Presidente della Repubblica.
Sarebbe bastato ricordare, magari con un inciso,
che l’approvazione di quella che è stata definita la Costituzione più bella del
mondo avvenne il 22 dicembre 1947 con una larghissima maggioranza parlamentare di
quasi il 90 per cento (458 voti favorevoli contro 62 contrari).
Ma questo Mattarella forse non poteva dirlo, non tanto per il contesto
(che avrebbe potuto apparire persino appropriato), quanto per opportunità
politica: molti avrebbero potuto interpretare un semplice richiamo storico come
una velata critica al Parlamento che da tempo modifica la Costituzione a colpi
di maggioranza (quella che sostiene il governo), anche se lascia il popolo
libero di decidere in ultima istanza.
Repubblica e Costituzione
Francamente avrei
trovato illuminante, anche ai fini del dibattito politico-costituzionale in
corso, una considerazione del Presidente al riguardo, tanto
più che il collegamento tra Repubblica e Costituzione (e tra Presidente e
Costituzione) è tutt’altro che labile o arbitrario. Anzi, non lo è affatto,
visto che quella Repubblica votata nel 1946 e quella Costituzione approvata
l’anno seguente sembrano destinate a modificarsi contemporaneamente se il
popolo italiano decidesse quest’autunno di approvare col referendum la proposta
di modifica approvata a maggioranza dall’attuale Parlamento. Come potrebbe il
Presidente della Repubblica non essere parte in causa nel processo di modifica
che la riguardano?
![](https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEg-gNe9Oohy4HEiFsjhXEx_FUjT3aONc5wBZL6yeoH-ACMZ5Ypusiz8k4pTavBRd780WsUf1_NQbnNzL17AKXQWz_DGqFawMIv94UySPZIst6Km10S9C55Avs1Nozz27PkMXY89u_aZnbM/s320/Costituzione_2.jpg)
Talvolta ho persino la sgradevole sensazione che in
certi ambienti s’intenda aggredire la Costituzione non perché ritenuta
apertamente inadeguata alla democrazia, ma perché la si vorrebbe funzionale ad
altre priorità a me per altro non ben chiare quali il presidenzialismo, la
stabilità e dunque di fatto anche la preminenza dell’esecutivo su tutti gli
altri organi dello Stato. Che signifi
ca infatti lo strombazzamento di questi mesi di una parte politica di voler garantire «con le riforme» una maggiore efficienza dello Stato, una maggiore prontezza delle decisioni e l’immediata esecuzione di quanto deciso? Significa forse meno procedure, meno intralci, meno controlli e magari meno democrazia?
Non so cosa ne pensi il presidente Mattarella, ma
non posso negare che in occasione della Festa della Repubblica, che è anche da
sempre festa della Costituzione e della democrazia, avrei gradito almeno un timido
accenno al rispetto che si deve alla carta fondamentale dello Stato, all’umiltà
con cui il legislatore deve toccare il fondamento della legislazione e della
vita sociale, all’attenzione particolare che si deve avere a non modificare gli
equilibri voluti dai padri costituenti e garantiti dall’attuale Costituzione.
Interrogativi senza risposta
Sarebbe stato troppo aspettarsi dal presidente
Mattarella un tale accenno, se non altro per mettere in guardia dal manipolare
la Costituzione con superficialità invece che con attenzione, con arroganza
invece che con umiltà, con disprezzo dell’avversario invece che con rispetto?
Dopo tutto, il Capo dello Stato è o non è «garante della Costituzione»? e
Mattarella non si è autodefinito il «custode rappresentativo della Costituzione»?
Come e quando intende esercitare questo ruolo?
Mi rendo conto che tutti questi interrogativi
resteranno per sempre senza risposta. Sono ugualmente contento di averli posti,
perché dovevano servire soprattutto a me stesso, per una mia riflessione (che
ovviamente proseguirà) ed eventualmente per altri che leggeranno questa nota.
Dopo tutto, ricordando il costituente Piero Calamandrei, i cittadini italiani,
tutti, non dovrebbero mai dimenticare che «lo Stato siamo noi» e pertanto anche
la Costituzione è nostra.
Giovanni Longu
Berna, 5.6.2016
Berna, 5.6.2016
Si invocana la riforma della Costituzione senza usare,come lei ha giustamente scritto in altro post,la corretta parola "modifica",invocando maggiori poteri per il capo del governo che da presidente del collegiale consiglio dei ministri dovrebbe divenire un primo ministro.A mio avviso il capo del governo ha attualmente fin troppo potere: è espressione della maggioranza parlamentare ed è segretario politico in un contesto partitico in cui il segretario del partito ha fin troppa voce nello stilare le liste dei candidati.Con buona pace della separazione dei poteri!
RispondiEliminaAnche per queste ragioni occorre studiare bene la modifica costituzionale approvata, prima di dire sì o no. Ne riparleremo.
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