Uno degli elementi che hanno maggiormente
contribuito al rafforzamento dell’identità nazionale in Svizzera è
rappresentato dal rafforzamento ideale e materiale dei suoi confini nella loro
doppia funzione di impedire eventuali aggressioni esterne e di proteggere tutto
ciò che si trova al loro interno. Per capire la Svizzera è opportuno chiedersi
quanto l’importanza dei confini ha pesato sulla determinazione dell’identità
nazionale.
Confini come protezione
La Svizzera vista come
un’isola di pace. Si era nel 1914! Oggi, ha detto il ministro Maurer, «la Svizzera non è un’isola felice». |
Parafrasando quel che venne attribuito qualche
decennio più tardi a Massimo D’Azeglio (1798-1866) a proposito dell’unificazione dell’Italia, ora
che la Svizzera federale era fatta si trattava di «fare gli svizzeri». Impresa
tutt’altro che facile, nonostante la volontà consolidata dei confederati di
trovare una convergenza tra nord e sud, tra est e ovest. Occorreva inculcare
nei confederati un sentimento di «identità
nazionale» in grado di conservare durevolmente la «coesione» come nazione.
Per riuscirci,
inizialmente niente rimase intentato, seguendo due direttrici: verso l’interno
rimuovendo quanti più ostacoli possibile all’accettazione dei principi e dei
valori svizzeri, e verso l’esterno esigendo il rispetto dei confini nazionali.
Tra i principi venne sancito, per esempio, che «tutti gli Svizzeri sono uguali
innanzi alla legge. Nella Svizzera non vi ha sudditanza di sorta, non
privilegio di luogo, di nascita, di famiglia o di persona» (art. 4 Cost. 1848).
L’esempio più significativo fu dato dalla composizione del primo Consiglio
federale, dove le varie parti del Paese, Ticino compreso, erano rappresentate.
Quanto ai confini, non
c’erano dubbi: lo scopo primario della Lega era di «sostenere l’indipendenza
della Patria contro lo straniero, […] di proteggere la libertà e i diritti dei
Confederati, e di promuovere la loro comune prosperità» (art. 2 Cost. 1848). I
confini andavano considerati sacri e pertanto difesi a costo della vita perché
dovevano salvaguardare quello che i latini chiamavano il Sanctum, ossia
tutto ciò che andava «protetto», «garantito», in particolare la libertà e la
democrazia.
Confini per favorire l’identità
La funzione dei confini
non era solo quella di proteggere la sovranità nazionale, ma anche quella di
favorire il senso di appartenenza e l’«identità nazionale». Persino la prima carta nazionale svizzera, quella del generale
Dufour, pubblicata negli anni tra il 1845 e il 1865, fu ritenuta
per molto tempo «un’immagine di unità nazionale, nella quale le differenze tra
i Cantoni scivolano in secondo piano». La stessa «neutralità armata» doveva
contribuire a rafforzare l’identità nazionale, perché metteva tutti i confederati, anche grazie al servizio di milizia,
sotto la stessa bandiera e uniti dagli stessi ideali.
La ricerca dell’identità nazionale si è
protratta a lungo e forse non è ancora terminata se molti ancora s’interrogano:
ma esiste davvero «la» Svizzera? E chi sono «gli svizzeri»? Qual è la
«svizzeritudine»? Simili interrogativi, per quanto apparentemente provocatori,
stanno ad indicare la difficoltà di definire in maniera esaustiva l’identità
nazionale svizzera. Del resto grandi scrittori come Max Frisch e Friedrich
Dürrenmatt, nutrivano al riguardo più di un dubbio. Quest’ultimo, in un
discorso del 1967, diceva a proposito dei rapporti tra i vari gruppi
linguistici e culturali della Svizzera, che «il rapporto non è buono, anzi di
per sé non esiste alcun rapporto». E Frisch, nel 1974 si chiedeva dubbioso:
«fino a che punto possiamo identificarci con le istituzioni dello Stato e
(inoltre) con la loro attuale amministrazione?».
Confine come divisione e pregiudizio
Il confine ha rappresentato certo una
protezione, tant’è che nessun nemico ha nemmeno tentato di invadere la
Svizzera, ma ha anche favorito un certo isolamento del Paese e la xenofobia.
Esso ha infatti segnato per decenni nell’opinione pubblica una sorta di linea
di demarcazione tra «noi e gli altri», «svizzeri e stranieri», «padroni di casa
e ospiti», «datori di lavoro e forza lavoro». Tale divisione ha contribuito a
generare pregiudizi, incomprensioni e persino un certo «odio verso lo straniero»
(Max Frisch) oltre a un certo isolamento della Svizzera a livello
internazionale.
Si è anche dimenticato che dalle popolazioni
confinanti traevano origine e linfa vitale le lingue parlate, le culture e
l’economia di questo Paese. Si è invece sviluppata a dismisura l’idea del
«diverso» quale caratteristica principale degli «stranieri». Quell’orribile
neologismo introdotto nel 1900, la Überfremdung (inforestierimento), ha
pervaso buona parte della politica migratoria federale del secolo scorso e
ingenerato nel popolo svizzero e in moltissimi stranieri una paura diffusa e
profonda, di cui giungono fino ad oggi le conseguenze nefaste. Basti pensare al
forte rallentamento del processo d’integrazione e naturalizzazione.
Purtroppo, ancora oggi, i confini e
soprattutto i pregiudizi continuano a generare paure ingiustificate, specialmente
nei confronti dell’Unione europea, senza considerare che l’integrazione europea
può solo rallentare ma non fermarsi. Verosimilmente una ragionevole partecipazione
della Svizzera potrebbe invece accelerarla senza che l’identità svizzera ne
subisca alcun pregiudizio, anzi si rafforzi acquistando una nuova dimensione.
Giovanni Longu
Berna, 2.12.2015
Berna, 2.12.2015
Con questo articolo lei mi ha letto nel pensiero.
RispondiEliminaRiflettevo su questo argomento già da un pò di tempo.
Mi chiedevo verso dove si dirige la cultura svizzera nel suo complesso in un periodo, non iniziato certo oggi, di comunicazione globale e viaggi low cost.
Focalizzando la mia attenzione su Berna: geograficamente ha sempre avuto una doppia barriera naturale: l'arco alpino e l'Oberland. Ancora nel 1980 le Tv estere erano di difficile ricezione, di comunicazione globale e viaggi low cost neppure l'ombra, il cinema non era doppiato, anch'esso restava in un certo qual modo estraneo alla cultura locale.
Come reagisce il bernese a queste sfide?
Un caro saluto.
Antonino Alizzi