Dopo l’«inutile strage» della prima guerra mondiale, numerosi analisti cominciarono a studiarne le cause e a ipotizzare soluzioni preventive efficaci. Cominciò a farsi strada anche l’idea di una federazione europea, da taluni ritenuta «l’unica adeguata risposta» ai problemi di fondo all'origine del conflitto. In questa riflessione s’inserì anche il diverso approccio del papa Pio XI (1857-1939), succeduto a Benedetto XV nel 1922. Pur non essendo contrario all'idea di una federazione di Stati europei, egli focalizzò la sua analisi delle cause e dei possibili rimedi soprattutto nella sfera dei rapporti sociali, ritenendo centrali alla luce del Vangelo «il senso della dignità personale e del valore della stessa persona umana» e lo «spirito di vera fraternità».
Pio XI tra guerra e pace
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Ritratto di Pio XI di Ph. de László (1924) |
Sul primo impegno Pio XI incontrò meno difficoltà che sul
secondo. Infatti riuscì a concludere utili Concordati con numerosi Stati, in
particolare con l’Italia (Patti Lateranensi
dell’11 febbraio 1929) e con la Germania (1933, in difesa dei cattolici, ma
anche nell'«interesse capitale al pacifico sviluppo e al benessere del
popolo tedesco»). Sul tema della pace, invece, ebbe minor fortuna perché non riuscì a far desistere dai preparativi di guerra
la Germania nazista (dopo la presa del potere di Hitler) e la Russia comunista
(dopo la presa del potere di Stalin). La Germania era infatti decisa a prendersi
una rivincita sui Paesi che l’avevano sconfitta e umiliata nella prima guerra
mondiale, e la Russia di Stalin era decisa a eliminare tutti gli oppositori interni
del regime bolscevico.
Eppure Pio XI fece di tutto
per scongiurare una seconda guerra mondiale. Già nella sua prima
enciclica del 1922 Ubi Arcano Dei Consilio («Per
gli imperscrutabili disegni di Dio») notava amaramente che, sebbene la
«tremenda guerra» fosse finita da qualche anno, «i popoli non hanno ancora
ritrovato la vera pace», anzi «si rincrudisce l’angoscia delle genti per la
minaccia sempre più forte di nuove guerre le quali non potrebbero essere che
più spaventose e desolatrici delle passate» e la «condizione di pace armata […]
dissangua le finanze dei popoli, ne sciupa il fiore della gioventù e ne avvelena
e intorbida le migliori fonti di vita fisica, intellettuale, religiosa e morale».
Le sue parole caddero nel vuoto!
Le cause e i rimedi della guerra
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Pio XI tra Vittorio Emanuele III (a s.) e Mussolini |
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Pio XI condannò senza alcuna ambiguità nazionalismo, nazismo e comunismo. |
Ferma condanna dei totalitarismi
Pio XI, sostenitore assoluto della pace, intravide soprattutto in tre ideologie i mali assoluti del suo tempo: il nazionalismo, il nazismo e il comunismo. Non poteva non condannarli.Nella citata enciclica Ubi arcano Dei Pio XI stigmatizzò l’«immoderato nazionalismo» perché secondo lui un eccessivo amor patrio può far dimenticare che «tutti i popoli sono fratelli nella grande famiglia dell’umanità, che anche le altre nazioni hanno diritto a vivere e prosperare».
In un’altra enciclica del 14
marzo 1937, la Mit brennender Sorge («Con viva ansia»), Pio XI condannò senza mezzi
termini il nazismo per «l’illegalità delle
misure violente prese finora» e per la
presunzione di «parlare di un Dio nazionale, di una
religione nazionale…». Già il titolo dell’enciclica
esprimeva la forte preoccupazione di Pio XI.
Infine, con l’enciclica del
19 marzo 1937 Divini Redemptoris («Di un divino Redentore»), Pio
XI condannò senza riserve il comunismo ateo
imperante nella Russia Sovietica, contrario non
solo alla religione, ma anche ai principi fondamentali dell’uomo e della civiltà.
Giovanni Longu
Berna, 22.5.2024
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