22 maggio 2024

17. L'Europa e Pio XI

Dopo l’«inutile strage» della prima guerra mondiale, numerosi analisti cominciarono a studiarne le cause e a ipotizzare soluzioni preventive efficaci. Cominciò a farsi strada anche l’idea di una federazione europea, da taluni ritenuta «l’unica adeguata risposta» ai problemi di fondo all'origine del conflitto. In questa riflessione s’inserì anche il diverso approccio del papa Pio XI (1857-1939), succeduto a Benedetto XV nel 1922. Pur non essendo contrario all'idea di una federazione di Stati europei, egli focalizzò la sua analisi delle cause e dei possibili rimedi soprattutto nella sfera dei rapporti sociali, ritenendo centrali alla luce del Vangelo «il senso della dignità personale e del valore della stessa persona umana» e lo «spirito di vera fraternità».

Pio XI tra guerra e pace

Ritratto di Pio XI di Ph. de László (1924)
A succedere a Benedetto XV (1922) fu chiamato Achille Ratti (1857-1939) col nome di Pio XI. Appena eletto non si sottrasse ai gravosi impegni che lo attendevano: proteggere la Chiesa, minacciata in tanti parti del mondo, e favorire soprattutto in Europa una «pace vera».

Sul primo impegno Pio XI incontrò meno difficoltà che sul secondo. Infatti riuscì a concludere utili Concordati con numerosi Stati, in particolare con l’Italia (Patti Lateranensi dell’11 febbraio 1929) e con la Germania (1933, in difesa dei cattolici, ma anche nell'«interesse capitale al pacifico sviluppo e al benessere del popolo tedesco»). Sul tema della pace, invece, ebbe minor fortuna perché non riuscì a far desistere dai preparativi di guerra la Germania nazista (dopo la presa del potere di Hitler) e la Russia comunista (dopo la presa del potere di Stalin). La Germania era infatti decisa a prendersi una rivincita sui Paesi che l’avevano sconfitta e umiliata nella prima guerra mondiale, e la Russia di Stalin era decisa a eliminare tutti gli oppositori interni del regime bolscevico.

Eppure Pio XI fece di tutto per scongiurare una seconda guerra mondiale. Già nella sua prima enciclica del 1922 Ubi Arcano Dei Consilio («Per gli imperscrutabili disegni di Dio») notava amaramente che, sebbene la «tremenda guerra» fosse finita da qualche anno, «i popoli non hanno ancora ritrovato la vera pace», anzi «si rincrudisce l’angoscia delle genti per la minaccia sempre più forte di nuove guerre le quali non potrebbero essere che più spaventose e desolatrici delle passate» e la «condizione di pace armata […] dissangua le finanze dei popoli, ne sciupa il fiore della gioventù e ne avvelena e intorbida le migliori fonti di vita fisica, intellettuale, religiosa e morale». Le sue parole caddero nel vuoto!

Le cause e i rimedi della guerra

Pio XI tra Vittorio Emanuele III (a s.) e Mussolini 
Nella stessa enciclica, senza entrare nel merito delle responsabilità dirette della guerra, Pio XI indicava quelle che gli sembravano le principali cause indirette dei conflitti, perché, anche se indirettamente, potevano favorire le rivalità internazionali. Citava come esempi la «lotta di classe divenuta ormai il morbo più inveterato e mortale della società», le «lotte dei partiti, non sempre ingaggiate per una serena divergenza di opinioni […], ma per bramosia di prevalere», la disgregazione delle famiglie, lo svilimento della persona umana, la «cupidigia del godere, […] dell’avere, […] del comandare e del sovrastare», ecc.

Pio XI condannò senza alcuna ambiguità
nazionalismo, nazismo e comunismo.
Più che le singole cause, che risentivano evidentemente della personalità di Pio XI e del suo tempo, è interessante notare il legame che lui vedeva tra questi comportamenti (di natura piuttosto privatistica, si direbbe oggi) e le «inimicizie esterne dei popoli» e persino le guerre. Tutto ciò non accadrebbe, secondo Pio XI, se gli uomini seguissero il comandamento di Gesù Cristo: «che vi amiate a vicenda come io vi ho amati»; «sopportate gli uni i pesi degli altri, e così adempirete alla legge di Cristo». Pur potendo dissentire da questo tipo di analisi, è difficile negare che opinioni e comportamenti individuali possono ancora oggi influire su eventi sociali e nazionali importanti, tanto più che Pio XI conosceva bene l’affermazione del marxismo in Russia, del fascismo in Italia e del nazismo in Germania.

Ferma condanna dei totalitarismi

Pio XI, sostenitore assoluto della pace, intravide soprattutto in tre ideologie i mali assoluti del suo tempo: il nazionalismo, il nazismo e il comunismo. Non poteva non condannarli.Nella citata enciclica Ubi arcano Dei Pio XI stigmatizzò l’«immoderato nazionalismo» perché secondo lui un eccessivo amor patrio può far dimenticare che «tutti i popoli sono fratelli nella grande famiglia dell’umanità, che anche le altre nazioni hanno diritto a vivere e prosperare».

In un’altra enciclica del 14 marzo 1937, la Mit brennender Sorge («Con viva ansia»), Pio XI condannò senza mezzi termini il nazismo per «l’illegalità delle misure violente prese finora» e per la presunzione di «parlare di un Dio nazionale, di una religione nazionale…». Già il titolo dell’enciclica esprimeva la forte preoccupazione di Pio XI.

Infine, con l’enciclica del 19 marzo 1937 Divini Redemptoris («Di un divino Redentore»), Pio XI condannò senza riserve il comunismo ateo imperante nella Russia Sovietica, contrario non solo alla religione, ma anche ai principi fondamentali dell’uomo e della civiltà.

Giovanni Longu
Berna, 22.5.2024

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