07 giugno 2020

Cinquant’anni fa la Svizzera decise di cambiare


Il 7 giugno 1970 la Svizzera democratica, chiamata alle urne per decidere se inserire nella Costituzione un limite alla presenza degli stranieri (10% in ogni Cantone, tranne Ginevra che poteva arrivare al 25%), come proponevano le destre xenofobe, decise liberamente di non porre alcun limite. Fu una decisione fondamentale per la storia civile svizzera, confermata più volte anche in successive votazioni. Invece di sottolineare questa vittoria sofferta della democrazia svizzera, avvenuta in un clima teso tra favorevoli e contrari, molti osservatori si soffermano sulla figura del politico di estrema destra, James Schwarzenbach, principale sostenitore del ricorso al voto popolare per decidere sull’opportunità di limitare l’immigrazione per motivi economici, politici e culturali.

Schwarzenbach è stato indubbiamente un abile propagandista della limitazione del numero di stranieri, ma il suo ruolo è stato a mio parere sovrastimato. Certe narrazioni gli attribuiscono poteri smisurati nell’orientamento dell’opinione pubblica in senso antistranieri, dimenticando che la xenofobia era un sentimento già molto esteso nella popolazione, soprattutto in alcuni ambienti che temevano una crescita incontrollata degli stranieri. La propaganda non faceva che giustificare paure esistenti e se alle urne il 46% dei votanti approvò la proposta significa che il disagio era enorme, soprattutto se si pensa, come sostenuto da alcuni analisti, che molti cittadini la respinsero solo per paura delle imprevedibili conseguenze economiche, politiche e internazionali, che avrebbe comportato una sua accettazione.
Il Consiglio federale si preoccupò non poco dell’esito della votazione e avvertì chiaramente che la nuova politica nei confronti degli stranieri doveva portare gradualmente a una loro stabilizzazione e integrazione. Dal 1970 intraprese questa direzione e il Popolo svizzero ne prese atto con soddisfazione e fiducia. Lo dimostrò in più occasioni, bocciando facilmente (65,8%, 70,5%, 66,2%) le tre successive iniziative popolari antistranieri del 1974 e 1977, ma anche, nel 1981, l’iniziativa popolare «Mitenand» (essere solidali) in favore degli stranieri, che mirava a introdurre miglioramenti di carattere sociale e giuridico.
Con una partecipazione al voto in costante diminuzione (74%, 70,3%, 45,2%, 39,9%) il popolo svizzero lasciò anche chiaramente intendere il suo crescente disinteresse alle discussioni sugli stranieri e il suo interesse a una convivenza serena e costruttiva. Di fatto, da allora, gli stranieri e specialmente gli italiani vennero percepiti sempre più, sia pure lentamente, come concittadini (sebbene con diverso passaporto). La società svizzera stava diventando sempre più multietnica, multiculturale e inevitabilmente più tollerante, come ha sempre voluto la maggioranza del Popolo sovrano.
Giovanni Longu
Berna, 7 giugno 2020

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