Quest’anno in questo blog ho
voluto attirare l’attenzione dei lettori soprattutto su alcune problematiche
della lunga storia dell’immigrazione italiana in Svizzera, ma anche su alcuni
temi di attualità come la nuova immigrazione dall’Italia, la riuscita
scolastica e professionale delle nuove generazioni, l’elezione in Consiglio
federale di un «secondo» figlio di italiani, la cittadinanza «jus soli», il
successo della cucina italiana, ecc. Nel trattare i vari argomenti, spesso
difficili e controversi, ho privilegiato l’informazione documentata, cercando
sempre di distinguere chiaramente i fatti dalle opinioni, condividendone alcune
e contestandone altre perché ritenute infondate. Continuerò con lo stesso
impegno nel 2018.
Il tema dell’emigrazione/immigrazione
La storia dell’immigrazione italiana in Svizzera è
stato il tema dominante di questa rubrica, quale premessa indispensabile per
poter completare, il prossimo anno, i 150 anni di questa «storia complessa e
avvincente». Sono profondamente convinto ch’essa meriti maggiore conoscenza
soprattutto dalle giovani generazioni che, fortunatamente, non hanno vissuto
l’esperienza migratoria dei loro genitori o nonni.
Purtroppo la materia non è semplice perché
abbraccia un arco di tempo molto ampio, le generazioni che si sono susseguite
erano molto diverse per provenienza, formazione, capacità d’integrazione in
contesti lavorativi, sociali e politici a loro volta mutevoli. Eppure ritengo
che dall’inizio dell’immigrazione italiana ad oggi ci sia un filo conduttore
che rende la ricerca e il racconto di questa storia affascinante e utile.
Perché, purtroppo o per fortuna a seconda dei punti di vista, la storia
continua.
L’italianità si rafforza, ma non basta
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Ignazio Cassis, massima espressione dell’italianità in Svizzera |
Una costante di questo impegno è l’attenzione
all’evolvere della situazione linguistica e più in generale dell’italianità.
Noto e registro con piacere i successi. Da diversi anni la lingua italiana ha raggiunto il pieno riconoscimento
in campo accademico e nelle pubblicazioni del maggior produttore di testi che è
la Confederazione. La cucina italiana, non solo a livello di consumi, ma anche
di conoscenze e di metafora di un modo particolare di vivere, «all’italiana»,
sta assumendo sempre più rilevanza nazionale. L’italianità ha ormai raggiunto
con l’elezione di Ignazio Cassis in Consiglio federale il massimo livello della
politica svizzera.
Le mie preoccupazioni
però restano. Infatti i traguardi raggiunti non mettono al sicuro la lingua
italiana dai rischi di affievolimento che da anni si registrano nell’italofonia
e soprattutto nella scrittura: bisognerebbe non abbassare la guardia e non
perdere la speranza di veder integrato pienamente nel piano di studio della
scuola svizzera l’insegnamento dell’italiano. Ritengo lodevoli le buone
intenzioni dell’ambasciatore italiano Marco Del Panta Ridolfi e del consigliere agli Stati
Filippo Lombardi di dar vita a
una «Fondazione paritetica per la lingua italiana». Mi auguro, se davvero vedrà
la luce, che sappia sostenere l’integrazione di cui parlavo; diversamente
l’avvenire della lingua italiana a lungo termine resterà precario. L’italianità,
tuttavia, non è riducibile alla sola lingua italiana. La problematica sarà
comunque seguita in questa rubrica anche nel 2018.
Tracce d’italianità nelle grandi agglomerazioni svizzere
Restando in tema, il prossimo anno tratterò in
questa rubrica un aspetto poco studiato dell’immigrazione italiana in Svizzera
che si può riassumere in questa domanda: quali tracce hanno lasciato in questo
Paese i milioni di immigrati italiani? Su questo argomento si sta svolgendo un
corso specifico all’UNITRE di Soletta, per mettere in luce le tracce (ossia
segni visibili o facilmente intuibili) che gli immigrati italiani
dall’Ottocento ad oggi hanno lasciato nelle principali agglomerazioni svizzere.
Oltre ai ristoranti e ai negozi del made in
Italy ci sono infatti i quartieri dove gli italiani si concentravano, si
scontravano e s’incontravano. Ci sono ancora fabbriche dove gli italiani erano
presenti in gran numero, centri di ritrovo sociale come le Case d’Italia, le
Missioni cattoliche italiane, sedi di associazioni prestigiose, senza
dimenticare ovviamente la traccia più diffusa anche nel quotidiano, la lingua
italiana.
2018 anno di elezioni
Presto la collettività
italiana in Svizzera sarà nuovamente bombardata dalla propaganda dei partiti
per l’elezione dei parlamentari della Circoscrizione Estero. Questo
blog non potrà non seguire anche questa tornata elettorale. Mi auguro
che la «lotta politica» sia moderata, non virulenta come capitato in passato, e
tratti problemi reali e soluzioni possibili, più che le solite alchimie
partitiche italiane. Per il rispetto dovuto agli elettori ritengo che
dovrebbero astenersi dalla propaganda smaccatamente di parte tutte le persone
elette negli organismi di rappresentanza, ma anche i rappresentanti dei
Patronati e di ogni altro organismo per statuto «apartitico». Per individuare
gli eleggibili si dovrebbero prendere in considerazione soprattutto le
caratteristiche della competenza, della professionalità e della capacità di
giudizio equilibrato. Ma forse stavolta gli elettori saranno più accorti che in
passato.
Buon Natale e felice
2018!
Giovanni Longu
Berna, 20.12.2018
Berna, 20.12.2018