Come in numerosi Paesi dell’Unione europea (UE), ad esempio,
Gran Bretagna, Francia, Italia, Austria, Grecia, anche in Svizzera sta
crescendo l'euroscetticismo. Ci sono ovviamente differenze importanti tra l’euroscetticismo
presente all'interno dell’UE e l'euroscetticismo osservato in Svizzera.
Euroscetticismo nei Paesi dell’UE
L'euroscetticismo nei Paesi dell’UE nasce soprattutto dal
divario tra le intenzioni annunciate dagli organismi istituzionali e la realtà
percepita dai cittadini. Per esempio, sotto la presidenza italiana del
Consiglio UE (che intendeva far «cambiare la direzione di marcia dell’UE») le
parole chiave erano «crescita e occupazione», da attuarsi mediante riforme
strutturali, incentivi al lavoro, politiche di sostegno agli investimenti, una
politica monetaria flessibile. La realtà percepita dai cittadini è stata un
nulla di fatto. Le buone intenzioni non hanno prodotto risultati concreti. Basti
pensare che nel solo 2014 proprio dall’Italia sono espatriate oltre 100.000 persone
(di cui più di 11.000 in Svizzera). E’ dovuta intervenire, quest’anno, la Banca
centrale europea (BCE) per rilanciare l’economia dell’Eurozona con l’acquisto
di massicce dosi di titoli di Stato.
Sulla scia della presidenza italiana, anche l’attuale presidenza
lettone ha indicato come priorità «il rilancio della competitività europea per la
crescita e la creazione di posti di lavoro», con l’aggiunta di dare all’UE una
vera dimensione internazionale. Altre belle parole che lasciano indifferenti gli
europei ancora alle prese, nonostante gli interventi della BCE, con la bassa
crescita, la disoccupazione, la crescente povertà, il degrado sociale di molte
periferie di città, l’emigrazione, l’irrisolta soluzione dei continui arrivi di
immigrati, disperati, profughi, ecc. A Bruxelles, dove hanno sede le principali
istituzioni europee, probabilmente non ci si rende conto del disagio sociale diffuso
in molti Paesi e delle aspettative deluse dei cittadini.
Euroscetticismo in Svizzera
Non è pertanto difficile capire perché in molti Paesi
dell’UE aumenti l'euroscetticismo. Resta invece da comprendere perché esso
cresca anche in Svizzera, che non fa parte dell’UE. Non si tratta a mio avviso
di una sorta di effetto contagio perché le relazioni con Bruxelles sono del
tutto diverse, anche se l’opinione pubblica svizzera è sicuramente influenzata
dalle reazioni osservate soprattutto in alcuni Paesi (ad es. Gran Bretagna,
Francia, Italia). Si tratta piuttosto di una reazione istintiva e irrazionale che
il popolo svizzero manifesta ogniqualvolta si sente in pericolo o sente
minacciati alcuni suoi diritti e valori fondamentali (libertà, sovranità,
democrazia diretta, ecc.).
In Svizzera l'euroscetticismo è soprattutto frutto di paura,
camuffata spesso con ragionamenti pseudo economici e pseudo valoriali. Per
esempio, con la libera circolazione delle persone molti svizzeri temono di essere prima o poi sopraffatti
dal forte afflusso di lavoratori provenienti dai Paesi dell’UE (anche da quelli
culturalmente più lontani) e di non essere più padroni a casa propria.
Le stesse persone evidentemente non considerano che dall'entrata in vigore (2002)
del relativo accordo bilaterale ad oggi non c’è stata alcuna immigrazione di
massa e che non ci potrebbe nemmeno essere se venisse a mancare l’offerta di
lavoro. Non solo, in tutti questi anni l’economia svizzera ha beneficiato
enormemente degli accordi con l’UE anche sulla libera circolazione.
Euroscetticismo e xenofobia
In Svizzera, come anche in altri Paesi dell'UE, l’euroscetticismo ha anche a che fare con la
xenofobia. Già in passato una
parte a volte molto consistente dell’opinione pubblica svizzera, di fronte a vere e
proprie ondate di immigrati (si pensi agli anni ’50, ’60 e ’70), ha temuto di
perdere il benessere raggiunto, la sicurezza del lavoro, la sicurezza sociale,
l’accessibilità all'abitazione, ecc., senza nemmeno chiedersi da dove
provenisse in fin dei conti quel benessere, la qualità della vita, la sicurezza
sociale. Senza l’immigrazione le attuali condizioni di benessere non ci sarebbero
state, né sarebbe possibile mantenerle in futuro senza di essa.
Un altro motivo dell’euroscetticismo è la confusione tra
immigrati e approfittatori. Siccome ci sono stati casi di stranieri giunti in
Svizzera per approfittare delle assicurazioni contro la disoccupazione,
l’invalidità, ecc. molti svizzeri ritengono che i lavoratori stranieri non
vengano solo per lavorare e contribuire ad accrescere il nostro benessere e la
nostra sicurezza sociale, ma per approfittare (per non dire rubare) delle
nostre assicurazioni sociali, della cassa malati, dell’assistenza sociale, ecc.
L’Europa è una garanzia per la Svizzera
Credo che alla radice dell’euroscetticismo, in Svizzera, ci
sia pertanto soprattutto una insufficiente conoscenza della storia,
dell’economia, dei rapporti globali con l’UE. Quanti sanno, ad esempio, che nel
1815 le grandi potenze europee garantirono la neutralità permanente della
Svizzera e l’inviolabilità del suo territorio? Quanti sanno che, oggi, un
franco su tre è guadagnato grazie agli scambi commerciali con l’UE (il 55%
delle esportazioni svizzere, pari a circa 116 miliardi di franchi nel 2013, è
diretto al mercato dell’UE)? E quanti si rendono conto che in una sorta di bilancio
i lavoratori stranieri ricevono complessivamente meno di quello che danno? E
quanti pensano che molto spesso la polemica con l’UE non è altro che una forma
di lotta interna tra partiti politici, tra Cantoni e Confederazione, tra
periferia e centro? Molti dimenticano inoltre con troppa facilità che l’Europa è
non solo la sede naturale della Svizzera, ma anche la garanzia di tutti i suoi
valori.
Giovanni Longu
Berna, 1 aprile 2015
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