In Svizzera si discute ancora della votazione del 9 febbraio scorso, quando la maggioranza del popolo svizzero (ovviamente di quella parte che si è recata a votare), si è pronunciata per una limitazione dell’immigrazione di massa.
Ne discutono non solo gli svizzeri, ma anche gli stranieri.
Persino il presidente della Repubblica federale di Germania Joachim Gauck
ne ha parlato in un’intervista alla televisione svizzera qualche giorno prima
della sua visita ufficiale nella Confederazione (1° aprile 2014). Il suo
accenno a quella votazione non è passato inosservato perché, nonostante il tono
molto pacato, Gauck non ha nascosto la sua delusione per l’esito di quella
votazione. Più in generale, egli ha fatto notare i rischi che la «democrazia
diretta» può correre, quando si pretende di far decidere il popolo con un sì o
un no su questioni molto complesse e con implicazioni di ampia portata.
Opinioni a confronto
L’intervento del presidente Gauck non voleva essere
sicuramente una critica specifica della democrazia svizzera, ma l’espressione
di un’opinione (del resto molto diffusa anche in Svizzera), secondo cui la
democrazia diretta «comporta dei pericoli, quando si tratta di decidere su temi complessi con implicazioni internazionali». Già i latini ritenevano
saggio non disputare sulle opinioni come sui gusti («de gustibus non
disputatur»), eppure quell'opinione è apparsa ad alcuni come una vera e
propria critica e una scortesia nei confronti di una delle democrazie più
vecchie del mondo.
Opportunamente, con lo stesso tono pacato, il ministro degli
esteri svizzero Didier Burkhalter ha voluto ricordare, probabilmente non
solo all'illustre ospite, che per gli svizzeri la democrazia diretta è come il sangue nel corpo: «Toglierci anche solo un pezzo di democrazia diretta significherebbe togliere il sangue a questo Paese». Non credo, tuttavia, che lo stesso Burkhalter intendesse negare che
con la democrazia diretta talvolta si corrono grossi rischi e che può capitare
che certe decisioni, come quella sull'immigrazione, possono suscitare perplessità
e reazioni anche poco comprensibili (dal punto di vista svizzero) come l’interruzione
della collaborazione europea in materia di formazione e di ricerca.
La discussione è evidentemente aperta e la contrapposizione
tra democrazia diretta e democrazia rappresentativa non può certo essere decisa
con una scelta perentoria e definitiva. Se infatti la democrazia diretta ha i
suoi inconvenienti, non ne ha certamente meno quella rappresentativa. Basterebbe
riflettere sui modi con cui i partiti scelgono o, più spesso, nominano i candidati
eleggibili, sull’influenza dei media e dell’economia per promuovere o
scardinare certe candidature, sulla reale possibilità di scelta consapevole degli
elettori, sul vincolo di rappresentanza e di mandato che gli eletti ricevono,
sul genere di controllo che gli elettori possono o, più spesso, non possono
esercitare nei confronti dei propri rappresentanti, ecc. ecc.
Democrazia diretta o rappresentativa?
Non faciliterebbe la scelta giusta tra democrazia diretta e democrazia
rappresentativa nemmeno la distinzione tra decisione popolare e decisione
impopolare. Non sempre, infatti, una decisione presa a maggioranza dei
cittadini, è «giusta», nel senso di utile ed efficace, mentre una decisione presa
a maggioranza dei rappresentanti dei cittadini elettori, anche quand’è
impopolare è di per sé «ingiusta», nel senso di contraria agli interessi del
popolo. Ovunque, si sa, sono impopolari, ma spesso utili e giustificate, le
decisioni che impongono il pagamento di nuove tasse o di quelle dovute, ad
esempio nel caso di una evasione fiscale generalizzata, pena pesanti sanzioni
anche nel caso della piccola evasione.
Essendo estremamente difficile definire a priori (cioè
prima di poterne verificare gli effetti) ciò che è giusto e ingiusto nella
legislazione, la soluzione sta probabilmente in un sano pragmatismo e nella
capacità di ciascun popolo di darsi istituzioni sufficientemente credibili ed
efficienti, in grado di soddisfare al meglio la fiducia e le attese dei cittadini.
Funzionamento delle istituzioni e democrazia
La questione se sia preferibile la democrazia diretta o
quella rappresentativa è certamente legata anche al giudizio che i cittadini
danno sulle proprie istituzioni, ma resta ugualmente aperta con qualunque tipo
di giudizio. La democrazia diretta non dipende tanto dal funzionamento (buono,
mediocre, scarso) delle istituzioni quanto piuttosto da ragioni storiche,
istituzionali, ecc. Anche la democrazia rappresentativa non dipende dal buono o
cattivo funzionamento delle istituzioni, ma non c’è dubbio che il cattivo
funzionamento delle istituzioni rappresenta sempre un pregiudizio grave della
democrazia. Basterebbe pensare alla corruzione, all’evasione, alla malavita
organizzata, ecc.
In conclusione, piuttosto che disquisire sulle varie
forme di democrazia, tanto varrebbe adoperarsi maggiormente per il buon
funzionamento delle istituzioni esistenti, per il loro ammodernamento, per
renderle più chiaramente al servizio dei cittadini e non viceversa.
Se poi si volessero mettere a confronto, ad esempio, la
democrazia diretta svizzera e quella rappresentativa italiana, ciascuno è in
grado di valutare gli aspetti positivi e negativi dell’una e dell’altra, prendendo
come termine di riferimento il benessere derivante ai singoli e alla società,
ma anche il grado di soddisfazione dei cittadini nelle istituzioni che li
rappresentano.
Giovanni Longu
Berna, 16.04.2014
Berna, 16.04.2014
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