L’iniziativa popolare «Contro l’immigrazione di massa», lanciata dall’Unione democratica di centro (UDC) nel 2011 e sulla quale deciderà il popolo svizzero il prossimo 9 febbraio, vorrebbe che si fissassero annualmente i «contingenti» massimi degli ingressi globali in Svizzera, applicabili a tutte le categorie di stranieri. Verosimilmente sarà respinta dalla maggioranza del popolo e dei Cantoni, ma questa ennesima votazione riguardante l’immigrazione dovrebbe suggerire a tutti una più attenta riflessione sul tema degli stranieri e sui rischi sempre attuali del populismo e del razzismo.
Non credo che in Svizzera ci sia persona
seria che propugni una politica delle porte completamente aperte e incustodite
all'immigrazione, ma non credo nemmeno che ci siano persone che sognino una
Svizzera rinchiusa in sé stessa, autarchica, con le frontiere ermeticamente
chiuse come in tempo di guerra. Tra questi due estremi l’opinione pubblica è
divisa, ma non in parti uguali.
Maggioranza contraria ai contingenti
Secondo i sondaggi più recenti, la
maggioranza degli svizzeri non vorrebbe che si reintroducesse il
contingentamento delle entrate di nuovi stranieri, ma nemmeno che si praticasse
una politica troppo liberale degli ingressi. Una minoranza, invece, sempre
secondo i sondaggi, vorrebbe una pura e semplice limitazione dell’immigrazione,
introducendo contingenti e selezionando gli immigrati «in funzione degli
interessi globali dell’economia svizzera e nel rispetto del principio di
preferenza agli svizzeri».
Sono convinto che il popolo svizzero
respingerà come in passato questo ennesimo tentativo di limitare l’immigrazione
essenzialmente in base a tabelle e calcoli (non solo aritmetici!). Dovrebbe
tuttavia far riflettere il fatto stesso che il tema sia nuovamente messo in
votazione come negli anni ’70 del secolo scorso, con espressioni divenute nel
frattempo obsolete come «immigrazione di massa», «invasione di stranieri»,
«preferenza agli svizzeri» e simili.
A chi conosce anche solo sommariamente la
storia dell’immigrazione in questo Paese non può sfuggire che la reintroduzione
dei contingenti per limitare gli ingressi, dopo anni di libera circolazione
delle persone che hanno giovato e giovano all'economia, alla scienza e al
benessere svizzeri, sarebbe inutile e dannosa, sia sul piano interno e sia sul
piano internazionale.
Pericolosità dell’iniziativa dell’UDC
Il sistema dei contingenti introdotto dal
Consiglio federale negli anni ’60 per limitare l’immigrazione di massa (allora
questa espressione era adeguata) non si dimostrò risolutivo e generò non poche
difficoltà all'economia e alla società. Reintrodurlo oggi significherebbe anche
rievocare un passato poco glorioso della politica migratoria svizzera in cui gli
stranieri erano ancora visti soprattutto come numeri da controllare, limitare,
autorizzare, contingentare, inserire in quote giuste, necessarie, equilibrate...
come se i numeri, da soli, fossero decisivi per risolvere la complessa
problematica relativa agli stranieri e all'immigrazione.
E’ anche probabile, anzi quasi certo, che
la reintroduzione dei contingenti risulterebbe dannosa per l’economia e per la
Svizzera in generale. Dalla libera circolazione la Svizzera ha tratto molti più
vantaggi che svantaggi. E’ inoltre inimmaginabile che la Svizzera possa recedere
unilateralmente dagli accordi con l’Unione Europea (UE) sulla libera
circolazione delle persone, senza subirne alcuna conseguenza. L’UE ha infatti
ripetuto più volte che la libera circolazione non è rinegoziabile e che
in caso di rottura di un accordo verrebbero «ghigliottinati» anche gli altri,
dai quali la Svizzera trae molti benefici.
Migliorare la politica d’integrazione
Pertanto non credo che l’iniziativa
dell’UDC avrà successo e spero che la proporzione dei suoi sostenitori resti
nei limiti fisiologici di una società complessa in tempi se non di crisi di difficoltà
occupazionali (ciò che gli svizzeri temono maggiormente in questo momento è la
disoccupazione). In ogni caso questa votazione dovrà far riflettere i responsabili
della politica migratoria, perché è un’aspettativa generale che le
autorità competenti esercitino un maggior controllo dell’immigrazione e intervengono
con maggiore efficacia per evitare, ad esempio, il dumping salariale e sociale.
Mi auguro anche che nella società civile
cresca la consapevolezza che i problemi sociali derivanti dalla forte presenza
di stranieri si risolvono meglio se la società di accoglimento si dimostra aperta
e accogliente nei loro confronti e se gli stranieri si sentono rispettati e
accettati non come numeri o come subalterni utili solo economicamente, ma come
persone responsabili e desiderose di contribuire a tutti i livelli al benessere
comune.
Giovanni Longu
Berna 22.01.2014
Berna 22.01.2014
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