03 giugno 2024

Festa della Repubblica e sovranità europea

La festa della Repubblica è passata, le polemiche non ancora. Eppure l’intervento del presidente della Repubblica Sergio Mattarella, all'origine dei malumori di alcuni politici sovranisti e antieuropei, mi pare corretto sia dal punto di vista formale che sostanziale e storico.

Presidente della Repubblica Sergio Mattarella
Dal punto di vista formale: Mattarella ha ricordato che prossimamente i cittadini europei, eleggendo a suffragio universale il nuovo Parlamento europeo, consacreranno la «sovranità» europea. Perché meravigliarsi? In tutte le architetture statuali moderne, anche nelle monarchie e persino nella autocrazie, il Parlamento costituisce l’espressione più alta della sovranità popolare. Formalmente anche la prossima elezione del Parlamento europeo dà questa indicazione e non può essere altrimenti.

Dal punto di vista sostanziale: si obietterà che nell'UE il Parlamento non rappresenta la massima istanza, ma questa è un’anomalia dovuta non al popolo elettore ma ai governi che non hanno voluto ratificare la prevista costituzione dell’UE. Quando sarà approvata, il Parlamento europeo eletto a suffragio universale diverrà la massima espressione della sovranità popolare. Ma lo è già adesso, a prescindere dai poteri che i Trattati finora gli riconoscono. Infatti, che abbia o no i poteri tipici dei Parlamenti democratici non dipende da voto popolare.

Da un punto di vista storico, inoltre, ai Paesi europei occidentali apparve chiaro già durante la seconda guerra mondiale che la propria sopravvivenza sarebbe dipesa dalla loro unione in una condizione di pace e di sviluppo stabili. L’Italia fu tra le prime nazioni a inserire nella propria Costituzione, all'articolo 11, l’aspirazione e l’impegno dei popoli europei a ripudiare la guerra e a favorire con ogni mezzo utile la pace, consentendo, «in condizioni di parità con gli altri Stati, alle limitazioni di sovranità necessarie ad un ordinamento che assicuri la pace e la giustizia fra le Nazioni» (art. 11). Il presidente Mattarella l’ha bene interpretato.

Bene farebbero, dunque, i nuovi eletti a conoscere meglio la storia e la Costituzione italiana e, soprattutto, a indirizzare i loro sforzi per mettere al sicuro la pace, attraverso opere di pace (e non di guerra), il dialogo e un impegno su vasta scala per la prosperità comune.

Giovanni Longu
3 giugno 2024

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