Didier Burkhalter, Capo del Dipartimento federale
degli affari esteri, è il presidente della Confederazione per il 2014, eletto
lo scorso 4 dicembre 2013 con 183 voti su 202 schede valide. In un anno molto
importante per la Svizzera (che tra l’altro presiede l’Organizzazione della
sicurezza e della cooperazione in Europa OSCE) soprattutto per le problematiche
con l’Unione Europea (UE) e con alcuni Stati in particolare (tra cui l’Italia),
il neopresidente intende adoperarsi per garantire alla Svizzera buone relazioni
con l’UE e col resto del mondo.
Presidente: «primus inter pares»
Foto ufficiale del Consiglio federale 2014 |
Com’è noto, in Svizzera la funzione del presidente della
Confederazione è molto formale, in quanto non è comparabile né con quella del capo
dello Stato né con quella del capo del governo di gran parte degli Stati
occidentali. Tanto è vero ch’essa è limitata a un anno e viene attribuita, a
rotazione, secondo l’anzianità di presenza in seno al Consiglio federale.
Inoltre, la Costituzione federale assegna al presidente della Confederazione essenzialmente
una sola funzione, quella di presiedere il Consiglio federale (art. 176,
capoverso 1) ma solo come «primus inter pares», ossia primo fra pari e non
come capo del governo.
In Svizzera, infatti, non esiste propriamente, nel significato
inteso comunemente, né un capo dello Stato né un capo del Governo, ma è l’Assemblea
federale che detiene «il potere supremo nella Confederazione» (art. 148,
capoverso 1 della Costituzione federale) e il Consiglio federale è un organo
collegiale, che «decide in quanto autorità collegiale» (art. 177, capoverso 1).
Eppure il presidente della Confederazione è una figura
importante, soprattutto nell’opinione pubblica, per la sua funzione di
rappresentanza. Molti presidenti vengono ricordati quasi esclusivamente per
i capi di Stato che hanno avuto l’occasione di accogliere nelle loro visite
ufficiali e soprattutto per i loro discorsi «presidenziali» in occasione del
Capodanno e della Festa nazionale (1° agosto). Per questo, in generale, ogni
presidente affida a questi incontri e a questi discorsi il significato del
proprio anno presidenziale. In questo Burkhalter si colloca nella tradizione.
Discorso di Capodanno
Continuando a dirigere il Dipartimento federale degli affari
esteri anche nell’anno presidenziale, il neopresidente della Confederazione Didier Burkhalter nel
suo discorso di Capodanno, che si potrebbe definire programmatico, ha
inteso sottolineare tutto l’interesse eminente della Svizzera in politica
estera a mantenere e possibilmente sviluppare le buone relazioni con l’UE e il
resto del mondo.
Didier Burkhalter, presidente della Confederazione per il 2014 |
Seguendo le orme dei suoi predecessori, pur ammettendo la
delicatezza del momento politico internazionale, il presidente Burkhalter ha
tenuto a segnalare che la Svizzera non negozierà future intese con l’UE e con
altri Paesi partendo da una posizione di debolezza, ma di forza, non solo come
Paese sovrano, ma anche economicamente, politicamente e socialmente forte, non
chiuso in sé stesso ma aperto al mondo. I suoi punti di forza sono: «essere uno
Stato liberale, disporre di un sistema di formazione efficace (…) e poter
contare su un'economia creativa».
Spiegando, concisamente, i vari concetti, ha insistito (come
aveva fatto anche altre volte da capo del Dipartimento federale dell’interno) anzitutto
sull’importanza della formazione non solo per i giovani ma anche per il
Paese. «Con una buona formazione, i giovani riescono ad accedere al mondo del
lavoro» e «il nostro Paese crea opportunità lavorative e attira le giovani
leve, non come in altre realtà, dove la disoccupazione è altissima e i giovani
sono costretti a migrare».
Quanto all’economia, Burkhalter non si nasconde che
la Svizzera, povera di materie prime, dev’essere particolarmente dinamica e aperta
al mondo, come del resto è sempre stata. Basti pensare, ha ricordato il neopresidente,
che « il sale, bene indispensabile nell'allevamento già in epoca medioevale, il
sale delle stalle di Guglielmo Tell, proveniva dalla Tunisia e giungeva in
Svizzera attraverso le vie del commercio».
Relazioni non solo commerciali
Il sistema delle relazioni commerciali col mondo e
particolarmente con i Paesi vicini si è col tempo rafforzato e sviluppato, a
tal punto che oggi «un franco su due guadagnato in Svizzera proviene dagli
scambi commerciali con il resto del mondo, che per due terzi si svolgono con i
nostri vicini in Europa. Le regioni frontaliere sono i nostri principali
partner commerciali, con un distacco notevole su giganti come Cina, Brasile o
Stati Uniti, Paesi certo importanti, ma il cui contributo è solo complementare
e non sostitutivo delle relazioni fondamentali che intratteniamo con i nostri
vicini dell'UE».
I legami con l’Europa, ha tenuto a sottolineare Burkhalter,
non sono evidentemente solo di natura commerciale: «è del resto con l'Europa
che condividiamo i nostri valori, ed è sempre con l'Europa che formiamo una
comunità di sicurezza e pace al servizio di tutti».
Già in passato il consigliere federale Burkhalter ha
dimostrato grande interesse per le relazioni bilaterali e multilaterali con i
Paesi europei, a cominciare dai più vicini, ma credo che voglia approfittare di
questo anno presidenziale per rinvigorirli, moltiplicando i contatti,
partecipando ai principali programmi europei, ma anche, perché no?, facendo
conoscere il «miracolo svizzero». Burkhalter lo ricorda: «La Svizzera è un
miracolo, perché la tutela dei suoi interessi, tra cui sicurezza, indipendenza
e prosperità, si basa sulla promozione dei suoi valori: la pace, per la
quale ci battiamo a Ginevra; la democrazia, che all'estero veste spesso
i colori del nostro Paese; i diritti umani, perché la Svizzera è terra
di libertà; la tradizione umanitaria, radicata nel nostro Paese dai tempi di
Henri Dunant; il rispetto della natura, in una terra povera di materie prime,
ma straordinariamente bella».
Più in generale, Burkhalter intende caratterizzare questo
anno presidenziale dando nuovo slancio e nuove prospettive alle relazioni della
Svizzera col mondo «attraverso i giovani, il lavoro e l'apertura», seguendo in
ciò lo spirito e la lettera della Costituzione federale, che vuole «rafforzare
la libertà e la democrazia, l'indipendenza e la pace, in uno spirito di
solidarietà e di apertura al mondo». Il neopresidente ne è convinto: «è proprio
dalla qualità delle relazioni tra la Svizzera e il mondo che dipenderà in
definitiva il nostro futuro».
Burkhalter e l’Italia
Tra queste relazioni spiccano quelle tra la Svizzera e
l’Italia. Non è un mistero che Didier Burkhalter guardi all’Italia con
simpatia, non solo come uno dei principali partner commerciali della Svizzera,
ma come un grande Paese amico col quale vorrebbe risolvere quanto prima i
problemi ancora aperti, soprattutto quelli riguardanti i trasporti e la fiscalità.
Già in questo mese di gennaio è previsto un primo incontro col presidente del
Consiglio dei ministri Enrico Letta ed è probabile anche una visita di Stato
del presidente Giorgio Napolitano nei primi mesi dell’anno. «Speriamo, ha
auspicato Burkhalter, di fare dei veri progressi grazie a questi incontri».
Credo che a sperarlo siano in molti, soprattutto tra gli
italiani che vivono in Svizzera, anche perché è francamente penoso questo
continuo rinvio dei negoziati. Sarebbe un’imperdonabile occasione mancata se da
parte italiana non si approfittasse della disponibilità della Svizzera in
questo momento, in cui anche il segreto bancario sta diventando sempre meno
impenetrabile.
Indubbiamente sarebbe anche per Burkhalter un motivo di
soddisfazione se durante l’anno presidenziale si giungesse a una soluzione
condivisa almeno nel contenzioso fiscale, perché egli è convinto dell’amicizia
tra i due Paesi, non derivante soltanto dalla vicinanza geografica, ma «anche
frutto di una volontà comune basata sulla condivisione di medesimi valori
culturali».
Burkhalter, proveniente dal Cantone di Neuchâtel, forse il
Cantone che può vantare la migliore riuscita dell’integrazione degli stranieri
e degli italiani in particolare, ha sicuramente conosciuto molti italiani
«integrati» e in ogni caso sa bene che «la comunità italiana è il gruppo straniero
più importante della Confederazione. Ha contribuito e continua a contribuire
molto alla prosperità svizzera».
Auguri!
Buon Anno, signor presidente della Confederazione Didier
Burkhalter. E auguri anche all’Italia perché nel corso dell’anno, non solo migliorino
le condizioni generali del Paese, ma si avviino quantomeno a soluzione i
principali problemi sul tappeto con la Svizzera. Storicamente, le visite di
Stato in Svizzera di primi ministri e presidenti italiani hanno sempre contribuito
alla soluzione dei problemi del momento e a rafforzare la pacifica convivenza e
la collaborazione tra la collettività italiana e il popolo svizzero. Le
prossime visite di Letta e Napolitano dovrebbero esserne una conferma.
Giovanni Longu
Berna 15.1.2014
Berna 15.1.2014
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