04 aprile 2022

Conflitto russo-ucraino: è anche una guerra di religione?

Qualche osservatore lo sostiene perché il patriarca ortodosso russo Kirill è schierato dalla parte di Putin e il metropolita ucraino Epifanij dalla parte di Zelensky. Non credo, tuttavia che si possa parlare di una guerra di religione, perché lo scontro tra la Russia e l’Ucraina non è scoppiato per questioni religione, ma per questioni geopolitiche ed eccesso di nazionalismo.

Non si può negare, tuttavia, che le due Chiese ortodosse, a differenza della Chiesa cattolica (Santa Sede) decisamente schierata per la pace e contro la guerra, contribuiscano più ad alimentare la guerra che a favorire la pace. Se per Kirill l’invasione dell’Ucraina da parte della Russia è una «guerra santa» da combattere contro un Occidente corrotto, per Epifanij è «un cinico attacco» ed è compito degli ucraini «respingere il nemico, difendere la patria e il nostro futuro dalla tirannia dell’aggressore». Nessuno dei due sembra invocare la cessazione della guerra fratricida, il ristabilimento della pace e la riconciliazione cristiana. Perché non lo fanno?

Non voglio speculare su poche affermazioni diffuse dalla stampa, ma credo che la ragione sia una sola: entrambi i capi religiosi sono impotenti nei confronti dei rispettivi governi statali e succubi di nazionalismi che puntano più a esasperare le differenze che a valorizzare ciò che unisce russi e ucraini.

Non è il caso, in questa nota, di ricercare nella storia delle tensioni interne del grande mondo ortodosso le «ragioni» delle due Chiese, perché comunque non giustificherebbero in alcun modo una guerra così sanguinosa e distruttiva e il ritorno a un passato che si riteneva remoto perché non ha più senso parlare di «guerra santa» e di «resistenza fino all'ultimo uomo». Possibile che persone colte e «uomini di Dio» non si rendano conto dell’oltraggio a Dio oltre che alla vita e all'umanità?

Non penso in ogni caso che la guerra tra Russia e Ucraina sia configurabile come «guerra di religione», perché ben altri sono gli interessi in gioco, di natura certamente anche etnica, etica (in senso generale, ma profondo), culturale e identitaria, ma soprattutto economica (perché l’est e l’ovest dell’Ucraina non si equivalgono).

Ritengo invece che la guerra si avvicinerebbe alla fine o cesserebbe del tutto se i capi delle due chiese ortodosse si «vergognassero» di quello che sta accadendo oggi in Ucraina (prendendo esempio da papa Francesco) e facessero, in questo tempo di quaresima, almeno un tentativo di riconciliazione. Molti o forse tutte le persone coinvolte nel conflitto seguirebbero il loro esempio. Potrebbe Francesco mediare?

Giovanni Longu

2 commenti:

  1. La separazione dei poteri in occidente è antica e radicata. S. Ambrogio proibì l'ingresso in chiesa all'imperatore Teodosio finchè non avesse scontato la penitenza impostagli. Se nello stesso periodo il Patriarca di Costantinopoli avesse detto la stessa cosa si sarebbe ritrovato con la lingua mozzata e rinchiuso in un monastero se l'imperatore era di buon'umore, decapitato sul posto se di cattivo umore. Da allora non è cambiato molto, il potere politico si impone al potere religioso per secolare tradizione e la gente non ci vede nulla di strano, non sono abituati all’idea che qualcuno dica no a chi comanda. A tutto questo dobbiamo aggiungere che le chiese ortodosse sono chiese nazionali con un proprio patriarca . Saluti Antonino Alizzi

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