Sono sempre di meno
coloro che hanno un ricordo vivo di ciò che avveniva poco più di 75 anni fa nei
campi di concentramento e di sterminio nazisti, i famigerati Lager; molti
sono invece coloro che hanno visitato i resti di quei luoghi e hanno sentito
dalla viva voce dei sopravvissuti racconti toccanti delle atrocità che vi si
consumavano; tutti abbiamo la possibilità di documentarci in vari modi sull’Olocausto.
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L'ingresso
del campo di sterminio di Auschwitz, con la famigerata scritta: Arbeit macht frei, il lavoro rende liberi. |
E’ importante conoscere le
nefandezze (dal latino nefandus,
indicibile) che sono state compiute nei Lager da uomini empi, malvagi, a
danno di innocenti. Solo conoscendole e provandone orrore è possibile sperare
che non si verifichino più nella storia dell’umanità.
Io ho avuto l’opportunità di visitare, parecchi anni fa, il campo di
concentramento di Dachau, vicino a Monaco di Baviera, e il campo di
sterminio di Auschwitz, vicino a Cracovia in Polonia (dal 1979 Patrimonio
dell'Umanità protetto dall'UNESCO). Li ho visitati entrambi in compagnia di un grande studioso delle atrocità naziste, il gesuita polacco Stanisław
Musiał (1938-2004).
A Dachau mi disse
che quel ch’era rimasto o ricostruito rassomigliava più a un «hotel» (ambiente asettico,
pulito, silenzioso) che al Lager vero (sporco, puzzolente, in cui
risuonavano i lamenti e le grida delle vittime di ogni sorta di angheria fino
alla morte). I tedeschi ormai schiacciati dagli eserciti alleati, erano
riusciti a distruggere gran parte delle prove materiali delle loro atrocità
prima che giungessero i soldati anglo-americani e nella sistemazione successiva
si doveva tener conto soprattutto dei visitatori.
Di Auschwitz,
dove erano morti parenti e amici di famiglia, provava talmente orrore, che non
volle accompagnarci (ero con mia moglie) nella visita, non se la sentiva. Anche
da quel campo i tedeschi ormai prossimi alla disfatta riuscirono a distruggere
gran parte delle installazioni che erano servite per eliminare oltre un milione
di esseri umani.
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Stanisław Musiał |
Stanislaw era convinto,
contrariamente a quel che spesso si è detto e scritto, che molti sapevano fin dagli
inizi dei crimini perpetrati nei Lager e riteneva che i responsabili degli
orrori nazisti non fossero solo gli autori materiali, ma anche molte altre
persone che sapevano, persino tra il clero tedesco e polacco, e non ebbero il
coraggio di condannare apertamente l’antisemitismo e le malvagità del regime
nazista, ma preferirono tacere.
Ricordare le atrocità dei
Lager e tutte le atrocità che sono state compiute e ancora si compiono nel
mondo vuol dire oggi parlare chiaro, condannare senza se e senza ma ogni forma
di odio razziale, rispettare sempre l’uomo come fine e mai usarlo come mezzo,
rifiutare la «cultura dello scarto». Vuol dire anche mettere in pratica l’articolo
1 della Dichiarazione universale dei diritti umani: «Tutti gli esseri umani
nascono liberi ed eguali in dignità e diritti. Essi sono dotati di ragione e di
coscienza e devono agire gli uni verso gli altri in spirito di fratellanza».
Giovanni Longu, Berna 27 gennaio 2020
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