Una delle conseguenze
del dibattito di fine XIX e inizio XX secolo sul «problema degli stranieri» e
sull’«inforestierimento» fu l’avvio di una discussione, che dura ormai da più
di un secolo, sulle naturalizzazioni. Il risultato della votazione del 12
febbraio 2017 sulla «naturalizzazione agevolata degli stranieri della terza
generazione» rappresenta a mio avviso solo una conclusione parziale e
provvisoria, rispetto alle attese maturate nel secolo scorso tra la popolazione
sia straniera che svizzera. Poiché la discussione sembra destinata a
prolungarsi nel tempo, può essere interessante rievocare quanto veniva già
sostenuto da molti svizzeri più di un secolo fa.
Naturalizzazione agevolata contro l’«inforestierimento»

La proposta maggiormente
discussa per risolvere almeno in parte il problema dell’inforestierimento
demografico (il 7,9% di stranieri nel 1888) concerneva l’agevolazione della naturalizzazione
della parte più «assimilata» degli stranieri, ossia di quelli nati e cresciuti
in Svizzera. «Questi forestieri nati in Isvizzera – scriveva all’inizio del
1900 un quotidiano ticinese - sono nella
maggior parte Svizzeri di cuore e sentono e la pensano come noi. Ma noi non
abbiamo fatto nulla per assicurarci almeno questi elementi. Questi forestieri
che hanno frequentate le nostre scuole, che parlano i nostri dialetti, noi
lasciamo che continuino ad essere forestieri …».
Poiché nessuna
proposta faceva l’unanimità e nemmeno la maggioranza dei Cantoni, ognuno di
essi si dotò di una propria legislazione nemmeno in sintonia con quella degli
altri. Vi erano così Cantoni più disponibili, persino a concedere
«gratuitamente» la naturalizzazione sia pure dopo un periodo di soggiorno
prolungato (per es. di 15 anni come a Basilea Città), e Cantoni (quasi)
totalmente chiusi alle naturalizzazioni. Nel mezzo era possibile trovare di
tutto, Cantoni che usavano le naturalizzazioni per compensare gli svizzeri
emigrati, Cantoni che naturalizzavano con molta facilità stranieri facoltosi e
persino Cantoni che usavano le naturalizzazioni per specularci.
Questa diversità di
regolamentazioni si spiega non solo per le difficoltà di raggiungere un’intesa
tra tutti i Cantoni, ma anche per l’ostilità di molti di essi a un possibile
intervento della Confederazione in una
materia da sempre nella potestà dei Cantoni.
Verso un cambio di prospettiva e nuovi
traguardi
Solo lentamente si è
fatta strada, soprattutto nella seconda metà del secolo scorso, l’idea che il
problema della naturalizzazione agevolata andasse visto e risolto in maniera
unitaria e condivisa tra Confederazione e Cantoni, tenendo conto del
progressivo venir meno dei nazionalismi e soprattutto del reciproco interesse
delle parti: l’interesse dello Stato a «riconoscere i propri figli»
(l’espressione è della consigliera nazionale Ada Marra) come propri cittadini a
pieno titolo e l’interesse degli stranieri naturalizzandi a superare l’ingiusto
statuto di «cittadini di fatto» e «stranieri di carta».
Non mi ha meravigliato
il fatto che l’esito della votazione del 12 febbraio scorso sulla
naturalizzazione agevolata per le terze generazioni non sia stato festeggiato
(come forse qualcuno si attendeva). In effetti si è trattato di un risultato
largamente atteso, poco contrastato (mancavano infatti seri argomenti contro) e
giunto tardivamente. Per di più il testo in votazione era ben lontano dalle
richieste più progressiste avanzate oltre un secolo fa. Quando ancora non si
parlava della terza generazione si diceva chiaro e tondo che bisognasse facilitare
e rendere economicamente più accessibile la naturalizzazione dei figli nati in
Svizzera da stranieri domiciliati, ossia della seconda generazione.
Mentre in tutto il
mondo si fa strada l’idea che i figli ben integrati degli immigranti debbano
essere agevolati, anche finanziariamente, nell’ottenimento della cittadinanza
dei Paesi ospiti e qualcuno di questi è disposto a concederla automaticamente,
sia pure a certe condizioni, in Svizzera dovrebbe essere considerato un grande
successo essere riusciti a strappare alla maggioranza del Popolo e dei Cantoni un
sì alla naturalizzazione agevolata, a richiesta, degli stranieri di terza
generazione? Non mi pare e spero che il percorso intrapreso più di un secolo fa
non si sia concluso il 12 febbraio 2017, ma continui.
Anche le seconde generazioni
attendono la possibilità di una naturalizzazione agevolata e poco onerosa,
senza pretese esagerate sull’integrazione. Questa, semmai, andrebbe anch’essa
agevolata, incoraggiando per esempio ogni forma di partecipazione nelle
istituzioni pubbliche, dai comitati di quartiere ai partiti politici, dalle
commissioni scolastiche al voto amministrativo. Per questo ritengo che la
strada dell’integrazione e della naturalizzazione facilitata per tutti sia in buona
parte ancora da percorrere. (Segue)
La prima generazione sono persone che percepiscono la pensione svizzera e vivendo in Svizzera spendono in Svizzera.
RispondiEliminaLa seconda generazione farà lo stesso fra una decina di anni.
Fatti quattro conti e mettendo da parte la morale mi sembra che naturalizzarli conviene.