03 giugno 2020

Festa della Repubblica e «ripartenza»


Finite le celebrazioni per la Festa della Repubblica, quest’anno in tono minore a causa della pandemia, ho riflettuto a quanto sta accadendo in Italia e alla «ripresa» che non sarà facile dopo la crisi economica e sociale provocata dalla Covid-19. 

Due principi fondamentali
Alcune costituzioni iniziano con un «preambolo» che serve solitamente ad evidenziarne i principi ispiratori e gli ideali. La Costituzione svizzera, per esempio, inizia con l’invocazione «In nome di Dio Onnipotente» e prosegue richiamando la vecchia alleanza confederale, la coesione interna, la democrazia, lo spirito di solidarietà e di apertura al mondo, la «responsabilità verso le generazioni future», ecc. La Costituzione italiana, invece, ha inserito i «Principi fondamentali» nei primi dodici articoli.
Al primo posto l’Assemblea costituente (1946-1948) ha indicato le principali caratteristiche dello Stato nella nuova forma repubblicana: «L'Italia è una Repubblica democratica, fondata sul lavoro. La sovranità appartiene al popolo, che la esercita nelle forme e nei limiti della Costituzione» (art. 1). Si tratta, com’è facile capire, di punti di partenza costitutivi, ma soprattutto come ideali da realizzare giorno per giorno, in stretta collaborazione tra Stato, enti locali e cittadini.
All’articolo 5 sono indicate altre caratteristiche non meno fondamentali, anch’esse intese come punti di partenza e obiettivi da raggiungere: «La Repubblica, una e indivisibile, riconosce e promuove le autonomie locali; attua nei servizi che dipendono dallo Stato il più ampio decentramento amministrativo; adegua i principi ed i metodi della sua legislazione alle esigenze dell'autonomia e del decentramento».

Considerazioni
Dopo l'emergenza sanitaria dovuta al Coronavirus, questi due articoli mi sembrano più fondamentali e attuali che mai, sui quali og
ni cittadino italiano dovrebbe riflettere. E’ abbastanza evidente che gli ideali in essi proposti sono lungi dall’essere raggiunti, ma con altrettanta evidenza appaiono irrinunciabili.
Perché, allora, invece di coltivare divisioni e contrapposizioni le forze politiche non cercano l’intesa per garantire ai cittadini più lavoro, più libertà, più partecipazione, più democrazia? Perché, invece di alimentare contrasti tra maggioranza e opposizione, Stato e Regioni, Nord e Sud, ricchi e poveri… non provare a cercare le convergenze necessarie per «ripartire» con entusiasmo in modo da recuperare il più presto possibile le posizioni perse non solo in economia, ma anche nella finanza pubblica e nella coesione sociale?
Perché, anche nel giorno di festa della Repubblica, a molti sembra mancare il sentimento di appartenenza a un Paese straordinario che, se coeso, può contare di più in Europa e nel mondo, mentre disunito conta senz’altro di meno? La struttura dello Stato è complessa e in qualche settore poco efficiente? La si cambi, con gli strumenti previsti dalla Costituzione e tenendo presente che i «Principi fondamentali», specialmente quelli citati, vanno trattati con cautela.
Tutti i cittadini italiani, però, dovrebbero sapere che solo loro possono risollevare l’Italia e avviarla decisamente verso uno sviluppo sostenibile e non possono delegare questo compito all’Unione europea, alla Banca centrale europea o ad altri organismi internazionali. Se lo sanno non resta che ripartire, magari con un pizzico di entusiasmo.
Berna, 3 giugno 2020

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