14 aprile 2010

Diritto di voto agli stranieri

Il tema è sempre di attualità non tanto a livello federale, quanto a livello cantonale e comunale. A livello federale la Costituzione è chiara: hanno diritto di voto solo i cittadini svizzeri. A livello cantonale, invece, i singoli Cantoni possono decidere di concedere il diritto di voto e di eleggibilità anche ai non cittadini svizzeri, soprattutto a livello comunale.
Il diritto di voto e di eleggibilità è tornato di attualità nei mesi scorsi perché a marzo si sono tenute numerose elezioni comunali e cantonali e tra i candidati alcuni erano binazionali, ad esempio italo-svizzeri. Non so quanti di essi siano stati eletti, ma alcuni certamente. Il fatto che cittadini di origine migratoria abbiano potuto candidarsi ed essere eletti è stato per molti l’ulteriore conferma che per qualunque straniero che voglia fare politica attiva la via maestra è quella della naturalizzazione.
Un altro elemento che rende il tema attuale è che sono in corso di revisione alcune costituzioni cantonali, ad esempio a Ginevra, Vaud, Basilea Città. La domanda è semplice: prevederanno le nuove costituzioni l’estensione del diritto di voto attivo (diritto di votare e di eleggere) ed eventualmente anche passivo (diritto di essere eletti) agli stranieri a livello cantonale oppure lasceranno i singoli Comuni liberi d’introdurre il diritto di voto attivo ed eventualmente anche passivo solo a livello comunale? Non resta che aspettare l’esito delle revisioni in corso e successivamente il risultato delle votazioni popolari.
E’ lecito tuttavia azzardare dei pronostici. Alla luce di quanto è avvenuto in Svizzera negli ultimi anni non sembra realistico aspettarsi che qualche Cantone estenda agli stranieri il diritto di eleggibilità a livello cantonale ed è improbabile che aumenti il numero dei Cantoni che riconoscono il diritto di voto attivo. Ci sono invece buone prospettive che le nuove costituzioni cantonali lascino i Comuni liberi di introdurre il diritto di voto sia attivo che passivo a livello comunale.
Le resistenze a generalizzare il diritto di voto agli stranieri sono dovute essenzialmente a due considerazioni. La prima: tradizionalmente il diritto di voto è legato alla cittadinanza e poiché oggi la naturalizzazione, soprattutto per i giovani stranieri, è assai facilitata rispetto ad alcuni anni fa, molti svizzeri ritengono che se uno straniero desidera votare non ha che chiedere la cittadinanza svizzera. La seconda: da parte straniera la richiesta del diritto di voto negli ultimi anni si è notevolmente affievolita. Diceva recentemente un esponente del partito radicale ginevrino, Murat Julian Alder, al riguardo: «gli stessi stranieri non rivendicano il diritto di voto, essi comprendono bene la situazione».
Sembra difficile contestare tale affermazione. Basti pensare alla collettività italiana. Chi rivendica davvero il diritto di voto? Quali associazioni (tra quelle poche che ancora hanno un programma di attività) prevedono incontri, dibattiti su questo tema? Sembrerebbe anzi, purtroppo, che tutta l’attenzione sia rivolta alla salvaguardia dell’«italianità», nel senso di un’appartenenza più sentimentale che reale a un’Italia distante, esattamente come avveniva tra le grandi associazioni dell’epoca negli anni Sessanta e Settanta. Se l’informazione fornita dalla stampa destinata alla collettività italiana in Svizzera fosse un buon indicatore si direbbe che l’interesse al diritto di voto svizzero è pressoché nullo rispetto ad esempio all’interesse che sembrerebbe esserci per il diritto di voto degli italiani all’estero per l’elezione di parlamentari, rappresentanti del CGIE, Comites e quant’altro.
Eppure credo che il diritto di voto e di eleggibilità a livello comunale, dove cioè anche lo straniero ha i più forti interessi, sia un diritto che vada ancora rivendicato e possa, anzi debba, essere sganciato dal diritto di cittadinanza. Per molti stranieri di prima generazione, ma anche per una parte di quelli di seconda, il desiderio di poter contribuire col voto e con la partecipazione politica a risolvere i problemi locali è più forte del desiderio di cambiare nazionalità o di aggiungerne una seconda a quella che hanno.
Non va infine dimenticato che in questa direzione di grande apertura si sta muovendo l’Unione europea e di questa tendenza anche la Svizzera prima o poi dovrà tener conto. Tanto più che, soprattutto a livello comunale e di quartiere, il contributo che possono dare gli stranieri è estremamente importante e arricchente. Mentre appare sempre più ingiustificato che in certi Comuni, dove gli stranieri sono forse un quarto o un terzo della cittadinanza, non possano contribuire alla presa di decisioni che li riguardano. Per ottenere i risultati auspicati occorre che la tendenza in corso in Europa si rafforzi anche qui in Svizzera. Gli italiani, che furono tra i primi a rivendicare una partecipazione politica in questo Paese, non dovrebbero ridurre il loro impegno proprio ora.
Giovanni Longu
Berna, 14.04.2010

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