20 giugno 2012

L’UNITRE di Soletta festeggia e rilancia



L’UNITRE di Soletta ha chiuso in bellezza sabato scorso 16 giugno il suo quarto anno di attività. Desidero ricordarlo non tanto per la mia partecipazione come docente, quanto soprattutto perché questa istituzione, intendo l’Università delle Tre Età, è forse la forma più moderna e più efficace di associazionismo in cui passato, presente e futuro trovano una loro sintesi soddisfacente.

L’UNITRE è sicuramente una forma attuale e valida di associazionismo perché si fonda ancora essenzialmente sul volontariato con cui persone di una certa formazione mettono gratuitamente a disposizione della collettività le loro specifiche competenze e, a sua volta, la collettività può ricavare indubbi benefici. 
Partecipanti del corso «istituzioni politiche federali»
in visita al Palazzo federale il 21.3.2012
L’UNITRE di Soletta può contare attualmente su una quarantina di collaboratori e una dozzina di membri del Direttivo ben affiatato, competente ed efficiente.
Grazie al folto gruppo di docenti è stato possibile organizzare nell’anno appena trascorso ben 25 corsi, la partecipazione a numerose conferenze (soprattutto a carattere medico) ed eventi, la visita del Palazzo Federale e della città di Berna e un viaggio culturale a Roma.
La modernità di questa nuova forma di associazionismo è anche il coinvolgimento di una molteplicità di persone di età differente (per questo si parla di Università delle Tre Età), di diversa provenienza, di varia cultura e formazione e persino di differenti nazionalità. Nell’ultimo anno l’UNITRE di Soletta ha interessato circa 130 persone in prevalenza italiane, ma anche svizzere, spagnole e altre provenienti dalla Repubblica Domenicana, dalla Polonia, dalla Colombia e dalle Isole di Capo Verde.


Gruppo di docenti 2011/12

In comune tutti i frequentatori dei corsi e delle conferenze organizzate dall’UNITRE hanno il desiderio di approfondire certe conoscenze e acquisirne delle nuove. La serietà di questo desiderio è data non solo dalla varietà dei corsi frequentati, ma anche dalle tematiche affrontate spesso esigenti e di non facile apprendimento. Basterebbe, per averne un’idea, accennare ai corsi di archeologia, storia dell’arte, teologia, lingua italiana e tedesca, storia e geografica, alle problematiche legate all’integrazioni o alla conoscenza delle istituzioni politiche federali o ancora alle tematiche mediche.
Naturalmente riscuotono sempre grande interesse i corsi d’informatica pratica, di ballo, cucina, sartoria, decorazioni, giardinaggio dove forse più che in altri si riesce meglio a socializzare, ciò che rappresenta pure uno scopo delle attività dell’UNITRE.

Manifestazione di chiusura dell’anno accademico 2011-2012

Generalmente, la festa di chiusura dell’anno accademico è anche la prima occasione per annunciare i corsi del nuovo anno, che in parte ricalcano le tematiche già affrontate in precedenza, una sorta di variazione sul tema, e in parte rappresentano una novità. Per il prossimo anno sono stati pure annunciati tre viaggi, uno aperto a tutti, in Germania (Dresda e Berlino), un altro a Madrid per gli iscritti al corso di «spagnolo per le vacanze» e un terzo turistico-culturale di una giornata in alcuni luoghi della memoria storica della Svizzera interna per gli iscritti al corso «Conosciamo la Svizzera».

Probabilmente l’UNITRE in Svizzera è ancora poco nota, ma sono convinto che lo sarà sempre di più non solo perché l’offerta dei corsi, delle conferenze e dei viaggi è sempre più ricca e appetitosa, ma anche perché rappresenta, soprattutto nell’ambito della collettività immigrata, una forma d’investimento del tempo libero intelligente, utile e piacevole. Provare per credere.

Giovanni Longu
Berna, 20.06.2012

Ricordando Walter Emilio Antelmi

Se n’è andato, a 86 anni, un grande dell’immigrazione italiana in Svizzera, Walter Emilio Antelmi. E’ deceduto il 30 maggio scorso, ma l’ho saputo solo pochi giorni fa leggendo un suo ricordo sul giornale Rinascita. Pugliese, era venuto in Svizzera negli anni ’50. Lo conobbi negli anni ’70, quando era già un esponente riconosciuto e apprezzato dell’associazionismo nel Cantone di Berna e da allora lo incontrai saltuariamente più volte.

Non sto a dire della sua ininterrotta attività sindacale e sociale e nemmeno delle numerose cariche rivestite in svariati organismi istituzionali (associazioni, comitati, federazioni, circoli), soprattutto in seno alla collettività immigrata pugliese, ma non solo. Di lui mi colpiva soprattutto la serietà, l’onestà intellettuale e l’impegno che metteva in quel che faceva, a titolo volontario, con l’obiettivo di valorizzare l’associazionismo, stimolare l’integrazione, migliorare la situazione dei connazionali nella vita lavorativa, nella scuola, nella cultura.
Tutta l’attività che ha visto protagonista Walter Emilio Antelmi non era semplice attivismo e ancor meno esercizio di autoconservazione, ma era sempre finalizzata al raggiungimento di obiettivi concreti e raggiungibili. In ultima analisi riguardava sempre la salvaguardia e il miglioramento di diritti sociali, economici, culturali e politici dei lavoratori immigrati.

«tTante battaglie civili»
Qualche anno fa mi sintetizzò in queste parole l’impegno di gran parte della sua vita: «tante battaglie civili portate avanti, senza secondi fini, nella stupenda cornice dei nostri principi fondamentali, dei nostri ideali, la cui semplicità era: dimostrare che l’emigrazione italiana non era semplice forza lavoro ma anche di pensiero, umile e civile, nel rispetto delle leggi e delle regole di questo Paese, con la certezza del diritto, quale fonte di civile convivenza».
Nelle sue iniziative ebbe sempre un certo seguito non solo per i suoi ideali e le sue visioni, ambiziose ma realistiche, ma anche per la grande capacità di persuasione, derivante sia dalla sua grande capacità di analizzare i problemi da affrontare e sia da un abile modo di argomentare e convincere circa il metodo da adottare per risolverli. Nell’impossibilità d’indicare soluzioni praticabili, sapeva arrendersi, con squisita umiltà e autocritica, come quando, durante un incontro pubblico di qualche anno fa in cui si discuteva dell’assenza dei giovani, egli ammise che «probabilmente i giovani disertano le nostre associazioni perché non siamo stati capaci di trasmettere loro i valori in cui credevamo».

Rispetto e stima
Nei suoi confronti ho sempre provato rispetto e stima. Sapevo che gli stessi sentimenti erano ricambiati perché nelle poche occasioni in cui ci siamo ritrovati insieme per qualche progetto riguardante la cultura e la formazione professionale le nostre idee collimavano perfettamente. Sapevo anche che leggeva regolarmente i miei scritti e condivideva le mie analisi storiche sull’immigrazione italiana in Svizzera, ma per parecchi anni abbiamo avuto solo rare occasioni d’incontro o di scambio epistolare.
C’incontrammo, per l’ultima volta, un paio d’anni fa a Bienne. Fu un incontro toccante, per entrambi, come mi confermò qualche giorno più tardi in una lettera: «Nello scorgerti in sala quella sera, con l’emozione un po’ vagante, ti vedo alzarti e venirmi a salutare con un abbraccio molto caloroso; è stato un attimo, Giovanni, come un flash, mi sono passati davanti tanti ricordi e parecchi anni senza vederci, e quest’incontro ha rinvigorito non poco la mia memoria oltre l’emozione di rivederti, pensando anche ai rapporti di collaborazione all’interno della struttura CISAP, di cui eri un degno pilastro, per l’avvio professionale di tanti nostri giovani, sotto la guida di una straordinaria persona come Giorgio Cenni, la sua personalità, la sua saggezza a guidare, sapendo infondere fiducia e speranza nei giovani e meno giovani per il loro futuro professionale…».
Conservo un ricordo indelebile non solo di quell’incontro, ma anche della sua ricca personalità. Addio, caro Walter, e grazie per l’esempio che hai rappresentato in seno all’associazionismo italiano in Svizzera.

Giovanni Longu
Berna, 20.06.2012