05 settembre 2012

Le radici cristiane della Svizzera



La storia delle «croce svizzera» è molto interessante. Fino al 1848 la Svizzera non aveva una bandiera nazionale, anche se le truppe svizzere portavano una croce bianca cucita sulle loro divise fin dal XIV secolo. Sotto il dominio francese, durante la Repubblica Elvetica (1798-1803) «una e indivisibile» voluta da Napoleone, la croce svizzera fu ritenuta antiquata e sostituita col tricolore verde rosso e giallo. Nel 1803, quando la Repubblica fu sciolta, venne abolito il tricolore e le truppe riottennero la croce non più sulle loro divise ma sui vessilli dei Cantoni di appartenenza. Con il Patto federale del 1815 la croce svizzera fu decretata stemma ufficiale della Confederazione. E lo è tuttora.

«In nome di Dio Onnipotente»
Bisogna dire che al simbolo per eccellenza della cristianità gli svizzeri hanno sempre tenuto, rendendolo visibile ovunque, nelle città e nelle campagne. Non hanno mai dimenticato che il testo di riferimento più antico dei confederati, il «Patto federale» del 1291, comincia con questa invocazione: «Nel nome del Signore, così sia». E anche la Costituzione federale del 12 settembre 1848, il fondamento della Confederazione moderna, si apre con lo stesso richiamo: «In nome di Dio Onnipotente!».
 

Mosaico della cupola del Palazzo federale con al centro la croce svizzera e il motto
«UNUS PRO OMNIBUS /OMNES PRO UNO»  (uno per tutti, tutti per uno)
Nel suo monumento nazionale più significativo, il Palazzo federale, la croce sormonta la grande cupola che si eleva su un atrio grandioso la cui pianta riproduce una croce e all’interno della cupola di vetro è sospeso un grandioso mosaico con la croce svizzera bianca in campo rosso.
Il giorno dell’inaugurazione del Palazzo federale (1° aprile 1902), il Presidente della Confederazione Josef Zemp auspicava che potessero abitare questa casa «la giustizia, la saggezza, la fedeltà e l’amore per la nostra bella e libera patria. Tutto ciò sotto la protezione della potenza divina». A sua volta, il presidente del Consiglio nazionale Meister, dichiarava a nome dell’Assemblea federale di prendere possesso della nuova sede del Parlamento, pronunciando le parole del preambolo della Costituzione: «In nome di Dio Onnipotente…».
Come noto, anche il Preambolo della nuova Costituzione federale, revisionata totalmente nel 1999 ed entrata in vigore il 1° gennaio 2000, inizia con questa invocazione/affermazione: «In nome di Dio Onnipotente», quale richiamo perenne per i comportamenti dello Stato e dei cittadini.

Il salmo svizzero va modificato ?
Un altro simbolo, che ha accompagnato la storia più recente della Svizzera è il controverso Inno svizzero, noto anche come «Salmo svizzero», che inizia con questi celebri versi: «Quando bionda aurora il mattin c'indora / l'alma mia t'adora re del ciel!».
Composto in un clima «ecumenico» nella prima metà dell’Ottocento dal monaco cistercense Alberik Zwyssing (1808-1854), con testo originale tedesco del protestante Leonhard Widmer (1809-1867), il «salmo» fu accolto con grande entusiasmo nel 1858 alla prima festa di canto svizzera di Zurigo. Da allora venne eseguito spesso nelle manifestazioni pubbliche, tanto che nel 1981 venne dichiarato dal Consiglio federale l’inno ufficiale svizzero. A molti il testo non piace e per questo la Società svizzera di pubblica utilità SGG, quella che amministra il prato del Grütli, il 1° agosto di quest’anno ha deciso di indire un concorso pubblico per modificarlo, purché il nuovo testo rispecchi senso e contenuto del preambolo della Costituzione federale.
Non c’è, mi sembra, nulla di male a discutere sui simboli e a rinnovare testi fin troppo datati, ma occorre sempre stare attenti a non stravolgere i significati. Troppi attacchi al simbolo della croce e a riferimenti espliciti al Dio cristiano danno l’impressione che in realtà si vogliano colpire non i simboli ma i significati. E questo non è accettabile, soprattutto in un Paese come la Svizzera che ha fatto della croce il suo simbolo principale e ha posto da sempre lo sviluppo della sua popolazione sotto la protezione di Dio Onnipotente. E’ anche un principio di civiltà quello di rispettare le tradizioni, le credenze, le radici di un popolo. E non c’è dubbio che anche la Svizzera, come gran parte dell’Occidente, ha profonde radici cristiane che non si possono estirpare.

Giovanni Longu
Berna 5.9.2012





.

Nessun commento:

Posta un commento