15 giugno 2011

La lunga marcia delle donne svizzere verso l’uguaglianza

La Costituzione federale recita dal 1981: «Uomo e donna hanno uguali diritti. La legge ne assicura l’uguaglianza, di diritto e di fatto, in particolare per quanto concerne la famiglia, l’istruzione e il lavoro. Uomo e donna hanno diritto a un salario uguale per un lavoro di uguale valore» (articolo 8 capoverso 3).

La Svizzera, probabilmente la più vecchia democrazia del mondo, ha impiegato secoli prima che il principio della parità tra donne e uomini figurasse nella propria Costituzione. Questo risultato è stato ottenuto infatti solo negli ultimi decenni, ma il traguardo finale della piena uguaglianza reale e delle pari opportunità non è stato ancora raggiunto. Proprio per questo, nel corso dell’anno e specialmente in questo mese di giugno, mentre si celebrano con grande soddisfazione alcuni importanti anniversari, numerose iniziative organizzate dal movimento sindacale ma anche dal Consiglio federale mettono in evidenza quanto lavoro c’è ancora da fare per raggiungere la piena uguaglianza tra donne e uomini.

Le donne nel mito di Guglielmo Tell
Le donne nella storia svizzera sono presenti fin dalle origini, sebbene non in primo piano. Nel mito di Guglielmo Tell le donne, a cominciare dalla moglie Edwige, sono presenti soprattutto nel coro, dietro. Nella leggenda della liberazione degli svizzeri dall’oppressore Gessler, le donne non partecipano direttamente alla rivolta, ma pregano per la vita di Guglielmo fatto prigioniero e festeggiano poi insieme la liberazione dal tiranno. Così almeno racconta Gioacchino Rossini nell’opera Guglielmo Tell su libretto tratto dal dramma Wilhelm Tell di Friedrich Schiller. E’ interessante osservare che in quest’opera, mentre Guglielmo se ne sta in disparte, meditando come eliminare il tiranno, la moglie Edwige si occupa del lavoro dei campi. Le donne si attivano soprattutto quando l’eroe cade prigioniero e quando si tratta di salvare a tutti i costi la libertà della comunità.
Già in Schiller e poi in Rossini le donne svizzere appaiono soprattutto come donne laboriose e compagne affettuose degli uomini, i veri protagonisti della guerra (armati in casa anche in tempo di pace) e della politica. Uno schema di ripartizione dei compiti tra uomini e donne che è durato a lungo, anche se fin dal XIII secolo, ossia dalle origini della vecchia Confederazione ci sono state donne combattenti (ma solo a scopo di difesa), assistenti dei combattenti e dei feriti e protagoniste della vita civile, anche se non strettamente politica. Fino a qualche decennio fa la donna svizzera era conosciuta nel mondo come persona semplice e laboriosa, una «buona massaia» come si usava dire, a cui era deputata l’economia domestica. Al di là dei cliché, non va dimenticato che il ruolo della donna svizzera era molto importante per la tenuta della famiglia e dei beni familiari (si pensi alle attività agricole dominanti fino a pochi decenni orsono) in quanto l’uomo era spesso in servizio militare e lontano da casa.
In questa ottica, giusto per citare un esempio, il «Giornale di Trieste» del 31.5.1949 dedicava un articolo interessante alla massaia svizzera. La domanda posta nel titolo: «La massaia svizzera è la migliore del mondo?» consentiva all’Autore di rispondere affermativamente perché «amministratrice precisa del bilancio familiare. Più fortunata delle altre donne europee, il suo pensiero principale è: badare all’economia».

1971: diritto di voto e di eleggibilità
Evidentemente, col tempo, questa immagine e questo ruolo strettamente «privato» alle donne svizzere non bastava più e dalla seconda metà del secolo scorso ci si è posti in Svizzera il problema che andava ovunque risolvendosi in Europa del diritto di voto e di eleggibilità delle donne. Qui i pregiudizi erano tanto e molto radicati. Uno di essi dava quasi per scontato che se le donne avessero fatto politica avrebbero trascurato i figli e la casa. Inoltre si riteneva che le donne non fossero adatte alla politica, un’incombenza troppo dura!
Il 7 febbraio 1971, il 66% degli aventi diritto di voto (solo uomini) in Svizzera approvò finalmente (quando in quasi tutti i Paesi europei la decisione era già stata presa) l’introduzione del diritto di voto alle donne a livello federale. Il 6 giugno 1971 le cittadine svizzere hanno così potuto votare insieme ai loro concittadini su due atti legislativi. Passeranno tuttavia ancora vent’anni prima che il diritto di voto delle donne venisse generalizzato a tutti i Cantoni.

2010: Doris Leuthard, presidente della Confederazione,
al centro, fra Pascale Bruderer Wyss presidente del
Consiglio nazionale (a sinistra) e Erika Forster-Vannini
presidente del Consiglio degli Stati.
 Dal 1971 la presenza femminile negli organismi politici legislativi ed esecutivi è stata costante e generalmente crescente. L’anno scorso nel parlamento nazionale il 29 % dei seggi era occupato da donne (in Italia: 21,3%). Nel 1977 Elisabeth Blunschy è stata la prima donna ad essere eletta alla presidenza del Consiglio nazionale. Nel 1984 Elisabeth Kopp è la prima donna eletta in Consiglio federale,. Nel 1991 Josi Meier è diventata la prima donna presidente del Consiglio degli Stati. Nel 1999 la Svizzera ha avuto la sua prima presidente della Confederazione con Ruth Dreifuss. Il 2010 è stato per le donne una sorta di anno di grazia perché i tre organi sono stati presieduti contemporaneamente per la prima volta da donne: Doris Leuthard presidente della Confederazione, Pascale Bruderer Wyss presidente del Consiglio nazionale e Erika Forster-Vannini presidente del Consiglio degli Stati.
Anche quest’anno la presidenza della Confederazione spetta a una donna, Micheline Calmy-Rey. Non è sorprendente, visto che in Consiglio federale la maggioranza è rosa con quattro consigliere federali su sette e in più anche la Cancelliera della Confederazione è una donna, Corina Casanova. «Ciononostante - ricordava qualche giorno fa alla stampa la Cancelliera federale - le statistiche sulla quota femminile nei parlamenti cantonali e nell’Assemblea federale mostrano che il numero delle donne non aumenta costantemente, ma al contrario ristagna, quando addirittura non subisce una lieve flessione. In vista delle prossime elezioni al Consiglio nazionale e al Consiglio degli Stati il 23 ottobre 2011 sarebbe dunque auspicabile un maggior numero di donne attive nella politica e il sostegno a candidature femminili».

1981: uguaglianza legale tra donne e uomini
La raggiunta parità in politica, nonostante che la ripartizione non sia ancora ideale, è avvenuta gradualmente, sia pure in breve tempo. Ancor più tempo ha preso la legislazione sulla parità in ambito civile. Basti pensare che la parità tra uomini e donne è stata inserita nella Costituzione federale solo in seguito alla votazione popolare del 14 giugno 1981: uomo e donna hanno uguali diritti. Il principio stenterà tuttavia ad essere applicato in tutti i campi. Ad esempio, solo nel 1985, in votazione popolare, col voto determinante delle donne, verrà adottato un nuovo diritto matrimoniale e successorio che sancisce l'uguaglianza fra marito e moglie. Ma solo il 1° luglio 1996 entrerà in vigore la legge federale sulla parità dei sessi, che prevede un divieto generale di discriminazione professionale, nei campi dell’assunzione, della formazione, del perfezionamento, dell’attribuzione dei compiti, della promozione e del licenziamento.

1991: «sciopero delle donne»
Per sensibilizzare maggiormente l’opinione pubblica al problema delle persistenti discriminazioni delle donne soprattutto nel mondo del lavoro e delle retribuzioni, il 14 giugno 1991 le donne della Federazione dei lavoratori della metallurgia e dell’orologeria FLMO (ora UNIA) organizzarono non senza difficoltà (anche all’interno del sindacato) una «giornata d’azione», chiamata in seguito «sciopero delle donne», il cui ventesimo anniversario cade proprio in questi giorni. La protesta verteva soprattutto sulle condizioni generali di lavoro delle donne, sulle disparità di salario e di formazione, sulle discriminazioni nelle assicurazioni, sugli oltraggi alla dignità delle donne. «La rivendicazione era semplice – ha rievocato qualche giorno fa una delle iniziatrici, Christiane Brunner – si vuole la pura uguaglianza e non solo l’uguaglianza sancita dalla Costituzione».
Lo sciopero ebbe un grande successo e riuscì a mobilitare in tutta la Svizzera oltre mezzo milione di donne. Rappresentò anche una spinta ad andare oltre, passo dopo passo, fino al raggiungimento dell’uguaglianza.
Nel 2004 è stato raggiunto un altro traguardo, riconosciuto per legge (entrata in vigore nel 2005), ossia il diritto delle donne lavoratrici al congedo retribuito in caso di maternità, di per sé già previsto dalla Costituzione fin dal 1945, ma mai attuato.

Bilancio provvisorio
Mentre avanza solo lentamente l’avvicinamento tra donne e uomini nel campo retributivo, in altri settori si sono già raggiunti buoni traguardi. Si pensi alla presenza delle donne nel mondo del lavoro, ad un tasso tra i più alti d’Europa (mentre l’Italia occupa una delle ultime posizioni) o alla proporzione delle donne nelle formazioni di grado terziario (scuole universitarie), che era nel 2008 del 49,3%. La piena parità tra donne e uomini non è stata ancora raggiunta, ma a ben vedere negli ultimi quarant’anni il movimento per l’assoluta parità reale ha fatto passi da gigante. In base all’indice di misurazione delle pari opportunità (Gender Gap Index) pubblicato dal World Economic Forum (WEF), nel 2006 la Svizzera risultava al 25° posto fra i 115 paesi analizzati (l’Italia al 77°).
I traguardi più importanti che restano ancora da raggiungere sono soprattutto la parità retributiva per lavoro uguale, una maggiore presenza delle donne nella ricerca e nella scienza, ma soprattutto la possibilità di conciliare al pari degli uomini la vita professionale e familiare. Le donne devono poter decidere di fondare una famiglia al pari degli uomini e alle stesse condizioni. Credo però che la sfida maggiore che hanno di fronte oggi sia riuscire a convincere gli uomini che le rivendicazioni delle donne sono la vera sfida per l’intera società di oggi e soprattutto di domani.

Giovanni Longu
Berna 15.6.2011

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