24 novembre 2010

L’Ufficio federale di statistica compie 150 anni

Quest’anno l’Ufficio federale di statistica (UST) festeggia 150 anni! Un bel traguardo, soprattutto quando il festeggiato è non solo in piena salute, ma ancora in fase di sviluppo. Non poteva certo immaginarselo così il suo iniziatore Stefano Franscini, quando mise mano nel lontano 1851 alle prime statistiche sulla popolazione, e nemmeno i suoi successori almeno fino a una trentina di anni fa.
Entrato a far parte del primo Consiglio federale nel 1848, il ticinese Stefano Franscini ritenne da subito indispensabile un servizio statistico nazionale per conoscere e far conoscere la realtà svizzera a tutti i cittadini confederati, di cui non si conosceva ancora nemmeno il numero esatto. Fu lui ad avviare il primo censimento federale nel 1850 e fu lui stesso insieme al suo segretario a preparare le prime tabelle dei dati del censimento. Per questi lavori disponeva di 3000 franchi l’anno, saliti a 2.600 dal 1855.
Il «padre della statistica svizzera», morto nel 1857, non poté assistere alla nascita di un vero «ufficio statistico federale» da lui fortemente voluto. Esso venne infatti istituito con la legge federale del 21 gennaio 1860. Non fu un grande evento, ma l’importante era cominciare. Il primo nucleo statistico era costituito dal direttore Gustav Vogt, da un segretario e da un copista, sistemati provvisoriamente in un ufficio nella biblioteca del Parlamento nel Palazzo del Consiglio federale. Oggi, come noto, ha sede in due moderni edifici a Neuchâtel, che ospitano oltre 500 collaboratori e collaboratrici.
Nel corso di questi 150 anni, l’UST si è sviluppato in modo straordinario. La rilevazione statistica è stata rivoluzionata dall’avvento dell’informatica e i numerosi cambiamenti nella realtà economica e politica svizzera ed internazionale hanno dato nuovi impulsi alla produzione dell’informazione statistica, sempre più necessaria per qualunque decisione importante di politica economica, ambientale, culturale.
In questi 150 anni, l’UST, insieme ad altre fonti storiche raccolte nell’Archivio federale svizzero, ha contribuito in maniera determinante alla formazione della memoria storica della Svizzera e allo sviluppo di una coscienza democratica basata sulla conoscenza oggettiva della realtà nazionale e internazionale.

Immigrazione e statistica

Dal punto di vista della ricerca storica, l’UST continua anche a fornire un contributo essenziale alla comprensione del complesso fenomeno migratorio svizzero degli ultimi 150 anni. Non è pertanto possibile ricostruire, per esempio, la storia dell’immigrazione italiana in Svizzera senza far ricorso ai dati dell’UST.
I primi dati sugli italiani a livello federale risalgono al 1850, quando ne vennero registrati 6123 italiani (+ 14377 sardi o savoiardi), saliti nel censimento del 1860 a 13828 (+ 16.931 savoiardi). Con i censimenti decennali successivi i dati raccolti sono stati sempre più dettagliati e precisi su una serie ampia di caratteristiche quali il sesso, l’istruzione, la lingua, la religione, il luogo di nascita, l’attività economica, il permesso di soggiorno, ecc.
Incrociando i vari dati è possibile oggi osservare come in un filmato l’evoluzione dell’immigrazione italiana in Svizzera, interessantissima soprattutto se associata alle analisi socio-politiche che se ne sono date nelle varie epoche. Ad esempio, è proprio sulla base dei dati statistici degli ultimi censimenti dell’Ottocento e d’inizio Novecento che lo studioso Carl Alfred Schmid comincia a parlare di Überfremdung (inforestierimento) e il commissario Giuseppe De Michelis invia le sue minuziose relazioni sull’emigrazione italiana a Roma. Ed è grazie alle rilevazioni dell’UST che si può conoscere quali attività economiche svolgevano e svolgono gli italiani, le loro condizioni d’abitazione, il loro stato di salute, il loro grado d’istruzione, il loro grado d’integrazione.
Il censimento del 2000 è stato una fonte straordinariamente ricca d’informazioni ed è auspicabile che almeno a intervalli decennali siano aggiornate non solo in generale, attraverso le pubblicazioni annuali sugli stranieri, ma anche nei particolari (doppia cittadinanza, distribuzione demografica, partecipazione alla vita artistica e culturale, reddito, ecc.). Anche per questo auguriamo all’UST lunga vita al servizio dell’intera collettività.

Giovanni Longu
Berna, 24.11.2010

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