08 agosto 2012

Festa nazionale svizzera all’ombra della crisi dell’Eurozona



La celebrazione della Festa nazionale svizzera, il 1° agosto, è servita a molti oratori che hanno pronunciato discorsi ufficiali per fare il punto sulla situazione e qualche pronostico per l’avvenire. Vista in superficie e di lontano, anche solo in ambito europeo, la Svizzera non può che apparire in una condizione felice e invidiabile perché poco toccata dalla crisi che sta attraversando buona parte dell’Eurozona.

In effetti, i principali indicatori politici, economici, finanziari e sociali mettono in evidenza l’elevato livello di benessere diffuso nel Paese. E come sottacerlo? Lo ha confermato anche il consigliere federale Alain Berset nel suo discorso per il 1° agosto: «certo, attualmente stiamo molto bene, almeno in confronto ad altri. La Svizzera è al momento la star delle nazioni - anche se a livello internazionale non siamo così amati come Roger Federer». Tuttavia, nessun oratore ufficiale si è lasciato andare all’entusiasmo per le buone prestazioni elvetiche (a prescindere dalle olimpiadi di Londra).
Il motivo è semplice, anche la Svizzera non è esente da preoccupazioni per il futuro in un contesto europeo rappresentato da gran parte dei media elvetici come incerto. E’ emerso chiaramente in gran parte dei discorsi per la Festa nazionale, anche se nessuno, a mia conoscenza, ha usato toni drammatici.

«Lottare contro il naufragio»
La presidente della Confederazione Widmer-Schlumf ha messo in guardia i confederati dal ritenersi al riparo della crisi, tanto più che il mondo è diventato imprevedibile, in particolare il mondo dell'economia e della finanza, come dimostra la crisi dell’Eurozona. E’ dunque necessario, secondo Widmer-Schlump, «offrire un'ancora di salvezza a sostegno delle banche e dell'euro ed erigere baluardi contro la crisi. Se gli argini dell'Europa cedono, anche la Svizzera si ritroverà a dover lottare contro il naufragio».
Evidentemente non tutti gli svizzeri valutano allo stesso modo la tenuta degli argini dell’Europa e, soprattutto, non c’è affatto unanimità sul contributo che dovrebbe (continuare a) dare la Svizzera per frenare la crisi o per non essere travolta qualora gli argini europei si rompessero. I continui acquisti di euro da parte della Banca nazionale svizzera non sono ritenuti da molti osservatori né una misura illimitata né sufficiente. Ogni intervento diretto nelle questioni dell’euro e della Banca centrale europea (BCE) sono esclusi perché la Svizzera non fa parte dell’Unione Europea (UE). D’altra parte, ha avvertito il consigliere federale Alain Berset, dall’inizio della crisi finanziaria in Europa «l’incertezza è cresciuta in misura massiccia» e qualunque cosa accada «avrà per il nostro Paese conseguenze pesanti».
L’incertezza della situazione è sintetizzata dallo stesso consigliere federale in questa domanda: «stiamo assistendo all'inizio della fine dell'Unione europea, oppure questa si trova a un passo da una tappa cruciale per l'integrazione?». Nessuno in questo momento è in grado di dare una risposta certa, egli dice, ma occorre essere pronti a qualsiasi evenienza e tra le varie opzioni c’è anche l’adesione della Svizzera. Berset è consapevole che gran parte dell’opinione pubblica svizzera è in questo momento contraria, ma questo «non ci esonera dalla responsabilità di seguire con attenzione l'evolversi dell'integrazione europea e di analizzarne le conseguenze per la Svizzera».

Opzioni per la Svizzera
Contro qualsiasi ipotesi di adesione all’UE si sono pronunciati, com’era facile aspettarsi, diversi esponenti della destra, a cominciare dall’ex consigliere federale Christof Blocher. Ma anche il suo ex collega di partito, il consigliere federale Ueli Maurer, ha dichiarato che di fronte alle pressioni che vengono esercitate da ogni parte sulla Confederazione occorre resistere e impegnarsi con coraggio per l’indipendenza e la libertà del Paese.
A prescindere dal tema controverso dell’adesione all’UE, il richiamo ai valori che hanno caratterizzato finora la Svizzera è stato corale. Specialmente la presidente della Confederazione Widmer-Schlumf è convinta come gran parte degli svizzeri «di vivere in un Paese in cui aleggia lo spirito della libertà, della democrazia e della pace, (…) valori per i quali vogliamo, tutti insieme, impegnarci. Sono le fondamenta sulle quali abbiamo costruito e continueremo a costruire, anche per far fronte alla pressione odierna e futura».
Il richiamo della presidente della Confederazione ad restare più che mai uniti contro la crisi, «tutti insieme», è forse il messaggio che più di ogni altro è stato recepito dagli svizzeri il giorno della Festa nazionale. E’ certamente un buon segnale, purché non induca a un tentativo d’isolamento o a una politica migratoria restrittiva.

Giovanni Longu
Berna, 8.8.2012

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