14 novembre 2009

Giovanni Longu replica al Presidente del Comites Argovia sullo scudo fiscale

No alla disinformazione!
E’ stato pubblicato nell’ultima edizione dell’ECO uno scritto del signor Trotta, Presidente del Comites Argovia, il quale mi coinvolge in una polemica che avrei evitato volentieri, riguardo alla problematica dello scudo fiscale e altro. Se replico alle sue accuse e insinuazioni lo faccio soprattutto in nome di una corretta informazione dei lettori.
Anzitutto dico al signor Trotta che mi fa piacere che legga i miei articoli, mi dispiace semmai che non li capisca. Egli è ovviamente liberissimo di avere opinioni diverse dalle mie, ma non può attribuirmi intenzioni che non ho, tanto più che dichiara di non conoscermi se non attraverso i miei scritti. Non mi attribuisca soprattutto stupidaggini come quella che appare fin dall’inizio del suo intervento. Collegando il titolo e la frase successiva, stando alla punteggiatura utilizzata, sembra infatti attribuirmi di aver asserito in qualche scritto (dove, quando?) che «i cittadini italiani sono evasori».
Invito il signor Trotta a rileggersi i miei articoli e, se vuole polemizzare con me, a contestare i punti che non condivide con argomentazioni pertinenti e obiettive e non con generiche affermazioni. Potrei fermarmi qui e lasciare al lettore di trarre le conclusioni del caso. Desidero invece continuare perché il signor Trotta, che mi accusa di «salire in cattedra e dare lezioni» si ritiene in diritto di impartirne lui nella sua qualità di presidente di un Comites. Evidentemente non si rende conto che proprio quella carica gli dovrebbe suggerire un po’ più di prudenza e responsabilità in quel che afferma. Infatti, la disinformazione fatta da lui è ben più grave di quella di un comune cittadino che esprime al massimo le proprie idee.
Il signor Trotta, invece, oltrepassa tranquillamente il suo ruolo assumendo anche quello di politico che non gli compete e si lascia andare a una serie di affermazioni del tutto generiche (ad es. «i cittadini italiani non sono evasori», «i frontalieri italiani occupati in Svizzera pagano abbondantemente le tasse») o assolutamente gratuite e senza alcun fondamento (del tipo: «il terrore che sta seminando l’Agenzia delle entrate con l’invio di formulari incomprensibili…», la «gestione allegra del Governo di centro-destra, con conseguenze disastrose per le casse del nostro Paese», «l’ennesimo condono in favore dei furbi è immorale, se poi sono chiamati a pagarne le spese con una doppia imposizione fiscale i frontalieri…», ecc.).
Evidentemente il signor Trotta, supponendo che le espressioni usate siano farina del suo sacco, non si rende conto che semmai è lui e quanti usano espressioni del genere, a fare disinformazione. Dimostra infatti di non conoscere né la legge riguardante lo scudo fiscale né l’accordo sull’imposizione dei frontalieri del 1974. Se li conoscesse non scriverebbe quel che ha scritto, cercherebbe anzi di tranquillizzare le «migliaia di onesti lavoratrici e lavoratori» che, se sono in regola con le leggi dello Stato italiano e con gli accordi bilaterali e pagano le imposte su tutti i loro redditi là dove devono pagarle, non hanno assolutamente nulla da temere. Sui redditi da lavoro dei frontalieri la doppia imposizione fiscale è assolutamente esclusa. Insinuare quindi l’idea che l’Italia sia uno Stato vessatore che «punisce i deboli e gli onesti» mi pare indegno di un cittadino italiano che esercita una carica rappresentativa. E dovrebbe trarne le conseguenze.
Giovanni Longu
Berna, 14.11.2009

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