04 marzo 2020

Immigrazione italiana 1970-1990: 7. «Bambini clandestini»: quanti?


E’ innegabile che specialmente negli anni Settanta e Ottanta del secolo scorso ci fossero in Svizzera «bambini clandestini» figli di immigrati soprattutto italiani. Trattandosi di situazioni di per sé molto gravi riguardanti «vittime innocenti di un sistema emigratorio e immigratorio legittimo ma per certi versi disumano» (cfr. articolo precedente: http://disappuntidigiovannilongu.blogspot.com/2020/02/immigrazione-italiana-1970-1990-6.html)  non è indifferente cercare di quantificarle. Tanto più che ancora oggi vengono date per certe cifre che non lo sono (e non possono essere tali, trattandosi di «clandestini»!). Inoltre, poiché le variazioni sono talvolta dell’ordine di decine di migliaia di casi, è lecito chiedersi quali cifre sono plausibili e quali, invece, vanno considerate arbitrarie e forse strumentali.

Circoscrivere il problema
Bambini clandestini (tvsvizzera.it)
Il fenomeno dei «bambini clandestini» italiani è talmente complesso che non è possibile circoscriverlo né temporalmente né relativamente alle persone interessate. Si può solo presumere, ragionevolmente in base ai casi noti, che il periodo di maggiore acutezza sia stato il ventennio 1970-1990, con estensioni probabili sia a prima che a dopo. Non è invece possibile determinare nemmeno approssimativamente la durata media della «clandestinità» (giorni, mesi, anni?), perché non esistono statistiche al riguardo.
Grande incertezza esiste anche circa l’assegnazione dei bambini clandestini a questa o quella categoria di immigrati e a questa o quella nazionalità. Si può tuttavia presumere ragionevolmente che non si trattasse di figli di «stagionali» perché questa categoria non aveva il diritto al ricongiungimento familiare e perché era relativamente piccolo il caso di coniugi entrambi stagionali e non è dato sapere quanti di essi avessero figli e dove li tenessero. Per esclusione si deve invece ritenere che il fenomeno riguardasse prevalentemente gli  «annuali», perché solo essi avevano il diritto di farsi raggiungere dalla famiglia, sia pure dopo un certo periodo di attesa e a precise condizioni.
Non è dato nemmeno sapere con precisione quanti di quei bambini fossero italiani e quanti, per esempio, spagnoli o di altre nazionalità. Tuttavia, poiché la maggioranza degli stranieri che potevano avere interesse al ricongiungimento familiare, è stata a lungo quella italiana, è plausibile attribuire agli italiani il maggior numero di bambini clandestini.
Questo inquadramento temporale e personale è fondamentale per cercare di quantificare il fenomeno dei bambini clandestini italiani, ma non è sufficiente. Va infatti tenuto ancora presente che nel periodo di maggior acutezza del fenomeno la collettività italiana immigrata in Svizzera è in forte diminuzione nel suo complesso e specialmente nelle due componenti «stagionale» e «annuale». Dal 1962 al 1987 il numero degli stagionali italiani è passato da 175.412 a 17.470, quello degli annuali da 262.157 a 9.292. E’ possibile che il numero dei «bambini clandestini italiani» fosse dell’ordine di decine di migliaia e addirittura in crescita?

Cifre senza fondamento
Per rispondere a questa domanda è opportuno ricordare che fino al 1971 era noto alle autorità svizzere e italiane e in alcuni ambienti il fenomeno dei bambini «clandestini», ossia senza permesso di soggiorno, ma nessuno era in grado di stimarne l’ordine di grandezza. Ci provò per primo, nel 1971, il giornale La Tribune de Lausanne che, dopo un’indagine, avanzò la stima di 10.000 «bambini dell'ombra», figli di «stagionali e annuali italiani e spagnoli».
Il consigliere nazionale socialista Fritz Waldner chiese subito lumi al Consiglio federale, che rispose di considerare «esagerata» quella stima e comunque di avere già avviato la procedura per trasformare in «annuali» un certo numero di «falsi-stagionali» (ossia annuali di fatto).
Werner Haug
Nel 1972 anche il St. Galler Tageblatt espresse dubbi su quella stima (Diecimila bambini clandestini in Svizzera?). Nel 1978, Werner Haug, uno statistico serio, considerò invece plausibile quella stima, probabilmente tenendo conto dei «falsi stagionali» (ossia residenti quasi tutto l'anno in Svizzera, pur continuando ad avere lo statuto di stagionali), spesso sposati, che furono poi trasformati in «annuali» tra il 1971 e il 1973. Il suo esempio non fu seguito e da allora ogni ricercatore o ricercatrice diede i suoi numeri in base a proprie congetture. Pochissimi hanno considerato 10.000 una cifra esagerata (Christine Perregaux, Elsbeth Müller, Daniele Mariani), molti di più quelli che l'hanno ritenuta sottostimata.
Ecco le cifre più ricorrenti: 10-15.000 (Giovanna Meyer Sabino, Sandro Rinauro, Paolo Barcella, Concetto Vecchio), 15.000 (Delia Castelnuovo Frigessi, Nicoletta Bortolotti), 15-20.000 (Toni Ricciardi), 15-30.000 (Michele Trefogli e Alessandra Rossi Non far rumore, 2019), 25-40.000 (Osvaldo Grava), 30.000 (Marina Frigerio, Gian Antonio Stella, Mario Perrotta), ecc.
Inutile dire che tutte le cifre proposte sono aleatorie, perché mai «censite», con buona pace di Toni Ricciardi (secondo cui «fino agli anni ’80 erano censiti [sic!] ancora tra i 15 e i 20mila bambini clandestini in Svizzera»). Resta il fatto che qualunque sia stato il numero reale, quelle vittime innocenti erano comunque troppe ed è giusto almeno cercare di dare un perché! (Segue)
Giovanni Longu
Berna, 4.3.2020