22 agosto 2018

Agosto funesto: le responsabilità della politica!


Non credo che un giorno della settimana o un mese dell’anno siano più calamitosi di altri, ma la recente sciagura di Genova del 14 agosto (43 vittime), mi fa venire in mente che il mese di agosto è stato particolarmente funesto per gli emigrati italiani almeno in tre occasioni: il 19 agosto 1893 nelle saline di Aigues-Mortes, in Francia, l’8 agosto 1956 in una miniera di Marcinelle in Belgio, e il 30 agosto 1965 a Mattmark in Svizzera. Che queste disgrazie siano avvenute tutte nel mese di agosto è, data la premessa, puramente casuale. Non può, invece, essere attribuito alla fatalità che siano avvenute. 

La giustizia prima di tutto
Genova, ponte Morandi, crollato il 14.8.2018
Non intendo accodarmi a quanti all’indomani di ogni evento tragico come quelli evocati puntano subito il dito sui presunti responsabili, pretendendo una specie di giustizia sommaria senza attendere gli esiti di un giusto processo. Pertanto non condivido l’affermazione del Capo del governo italiano Giuseppe Conte, secondo il quale «non possiamo attendere i tempi della giustizia penale» per agire nei confronti della società concessionaria Autostrade per l’Italia a seguito del crollo del ponte di Genova. Non condivido nemmeno l’atteggiamento di certi studiosi come Toni Ricciardi che pretendono, nonostante i processi già celebrati, come quelli relativi alla tragedia di Mattmark, di attribuire responsabilità anche penali a quanti sono stati riconosciuti innocenti. Non sono però così sprovveduto da nascondermi nella «fatalità» quando non si riesce a individuare colpevoli certi.
Soprattutto per le tragedie che si sono verificate nell’emigrazione italiana nel mondo le responsabilità, certamente indirette ma non per questo meno gravi, vanno ricercate soprattutto nella politica. In oltre 150 anni lo Stato italiano non è riuscito a tutt’oggi a eliminare le cause dell’emigrazione favorendo l’occupazione in Italia. Questa non è fatalità, ma incapacità politica. E se anche, in certi periodi, non fosse stato possibile evitare l’emigrazione, lo Stato avrebbe comunque dovuto assistere sempre i propri cittadini prima di partire e una volta giunti a destinazione. Nei confronti della Francia, del Belgio e della Svizzera l’Italia non è stata all’altezza del suo compito costituzionale, anche perché tra maggioranza e opposizione è sempre (stata) guerra aperta.

Le responsabilità della politica

Le ostilità dei francesi nei confronti degli operai italiani nelle saline di Aigues-Mortes, una cittadina della Camargue nella Francia meridionale, scoppiate per questioni di produttività (lavoro a cottimo) e salari, degenerarono in una vera e propria aggressione fisica che lasciò sul terreno, secondo fonti ufficiali, 9 morti tutti italiani (molti di più secondo fonti giornalistiche). Dov’era allora il governo italiano? Chi doveva tutelare i lavoratori italiani?
Sulla tragedia di Marcinelle si è scritto tanto, ma raramente sulle responsabilità della politica italiana del dopoguerra (a cui è imputabile almeno in parte anche il crollo del viadotto Morandi di Genova) e sulla mancanza di formazione degli emigrati (cfr. https://disappuntidigiovannilongu.blogspot.com/2016/08/ricordando-marcinelle-commuoversi-non.html). La Costituzione italiana dal 1948 impone allo Stato di tutelare il loro lavoro all’estero. Non lo ha sempre fatto e continua purtroppo a dimenticare anche oggi che la tutela più efficace è senz’altro «la formazione e l’elevazione professionale dei lavoratori» (art. 35), ma anche il controllo costante sulla sicurezza.
Diga di Mattmark subito dopo la catastrofe del 1965
L’ultima grande tragedia dell’emigrazione italiana in Europa si è verificata, come ricordato, in Svizzera, il 30 agosto 1965 sul cantiere della diga di Mattmark (Cantone del Vallese). Una parte del ghiacciaio prospiciente la vallata sottostante si staccò e si abbatté sul cantiere e su alcuni dormitori degli operai, causando la morte di ben 88 persone, di cui 56 italiani. I successivi processi non riuscirono a individuare diretti colpevoli, ma i dubbi sulla collocazione del cantiere e sui controlli rimasero. Il peccato originale alla base di quella disgrazia come di tante altre simili è stato la preminenza data alle attese dei committenti e la riduzione al minimo delle condizioni di sicurezza degli operai e dei necessari controlli (cfr. in proposito: https://disappuntidigiovannilongu.blogspot.com/2015/09/mattmark-1965-non-fu-solo-una-tragedia.html).
Una considerazione analoga potrebbe essere fatta per la tragedia di Genova, ma sarà la magistratura a fare piena luce su quanto accaduto e sulle responsabilità. Alla politica, intendo maggioranza e opposizione, spetta invece la ricerca di soluzioni urgenti e condivise per il bene dei cittadini. Diversamente è l’intero Paese a rischiare il tracollo.
Giovanni Longu
Berna, 23 agosto 2018