18 aprile 2018

Tracce d'italianità nella città di Bienne



La storia politica, economica e religiosa di Bienne, dall’epoca romana ai nostri giorni, meriterebbe una trattazione più approfondita che qui non è possibile e pertanto sarà limitata all’essenziale, in cui tuttavia c’è anche molta italianità, soprattutto negli ultimi centocinquant’anni. Già ai tempi di Mazzini Bienne era una città molto sensibile alle idee libertarie italiane. Qui infatti Mazzini aveva trovato molti sostenitori e amici e qui, dopo aver fondato sul modello della Giovane Italia (1831) la Giovane Europa (1834) e la Giovane Svizzera (1835), veniva stampato il suo giornale La Jeune Suisse (1835-36). 

Immigrati italiani a Bienne
Centro Congressi, simbolo di Bienne
Allora a Bienne gli italiani erano pochi, per lo più esuli. Cominciarono ad affluirvi sempre più numerosi per motivi di lavoro negli ultimi decenni dell’Ottocento, specialmente come stagionali, per i lavori ferroviari, l’edilizia e l’industria, che si stava sviluppando nella regione e nel Giura bernese. Nel 1910 vi risiedevano stabilmente già 627 persone. La grande ondata immigratoria italiana, ancora soprattutto stagionale, è stata però quella del secondo dopoguerra, per contribuire alla realizzazione dei grandiosi piani di sviluppo della città a respiro internazionale, che prevedevano oltre allo sviluppo dell’economia anche un importante sviluppo urbanistico, artistico e culturale.
Nel 1950, su una popolazione di 48.342 abitanti, gli italiani residenti erano già 1091. Negli anni ’50 e ’60 il loro afflusso sembrava inarrestabile, tanto che nel 1970 risultarono ben 8257 i residenti stabili, senza contare gli stagionali. Era una comunità grande e ben strutturata con una fitta rete di associazioni, un asilo, una scuola italiana, una Missione cattolica, negozi, piccole imprese, bar e ristoranti italiani che fungevano da centri d’incontro per i connazionali e, talvolta, anche da luoghi di scambi culturali e di conoscenze tra italiani e svizzeri.
Nel 1960 la popolazione residente era di 59.216 abitanti (75.996 nell’aggregazione), di cui 6325 stranieri. In un decennio la popolazione di Bienne era aumentata del 22,5%, uno degli incrementi più alti registrati in Svizzera. Gli italiani erano 4337, di cui 3777 nati in Italia, ma nell’agglomerazione di Bienne erano ben 5138. 

Difficoltà degli anni ’60 e ‘70
Nel 1970 la popolazione residente di Bienne era ulteriormente cresciuta, raggiungendo 64.333 abitanti (90.385 nell’agglomerazione). Anche gli italiani erano aumentati a 8257, senza contare gli stagionali. L’integrazione incontrava molte difficoltà perché era molto diffuso un sentimento anti-italiano: in certi locali era esplicitamente vietato l’ingresso agli italiani e molte abitazioni erano loro precluse. Un ostacolo all’intesa reciproca era rappresentato dall’atteggiamento ritenuto «comunista» di alcuni attivisti italiani, che portò persino, nel 1963, alla clamorosa espulsione di parlamentari comunisti italiani e, nel 1970, alla accettazione, sia pure con un’esigua maggioranza (51,2%) dell’iniziativa Schwarzenbach.
La reazione degli italiani, soprattutto in quel decennio, fu di chiusura nei confronti degli svizzeri. Preferivano vivere tra loro, nei propri ritrovi e nelle proprie associazioni. Il pensiero di ritornarsene «appena possibile» al proprio paese creava in molti italiani un ostacolo pressoché insormontabile all’integrazione. Per questi connazionali l’associazionismo italiano tradizionale fu salutare.
Alcune associazioni, tuttavia, sportive, sindacali, scolastiche e culturali, in primis la Dante Alighieri, hanno dato un notevole contributo anche all’integrazione di quanti erano intenzionati a restare in Svizzera e specialmente dei loro figli.
Tra le tante associazioni italiane di Bienne che hanno contribuito a scrivere la storia dell’immigrazione italiana a Bienne e nel Giura bernese, alcune ancora attive, non si possono non menzionare la Missione cattolica, la Società Dante Alighieri, la Colonia libera, le «Associazioni italiane unite», il CISAP, ecc.

Integrazione riuscita
Dopo la crisi orologiera degli anni ’70 e la successiva crisi economica, molti italiani rientrarono in patria e a Bienne la comunità italiana andò via via riducendosi a 5357 connazionali nel 1980, 4826 nel 1990, 3904 nel 2000. Anche i problemi di convivenza andarono via via riducendosi. Oggi il grado d’integrazione soprattutto degli italiani di seconda e terza generazione è quasi totale. A Bienne s’incontrano italiani o italo-svizzeri a tutti i livelli e in tutti i settori d’attività, dalla cultura al commercio, dall’industria alla finanza, dalla politica alla magistratura.
Nel 1996, l’allora sindaco di Bienne Hans Stöckli affermò che «la popolazione italiana è molto attiva nei diversi centri culturali svizzeri, anche se non è riuscita tutta ad adattarsi. Ma vorrei puntualizzare un aspetto: essa è divenuta un’importante risorsa culturale di questa città. Ho avuto diverse volte la possibilità di partecipare alle varie manifestazioni organizzate dai centri italiani e posso dire con fierezza che questa unione culturale italiana con la città di Bienne è veramente qualcosa di vitale».
Giovanni Longu
Berna, 18.4.2018

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