03 gennaio 2017

Formazione La riuscita degli italiani in Svizzera



Cosa fanno gli italiani in Svizzera in età di formazione? Rispetto agli svizzeri, gli italiani seguono percorsi formativi diversi? Quali sono, eventualmente, le principali differenze? Rispondere con dati certi a queste o a simili domande significa verificare il grado d’integrazione dei giovani italiani non solo nel sistema formativo, ma anche nella società svizzera. Si dice e si scrive che i giovani italiani sono generalmente «ben integrati» ed è vero. Eccone di seguito la prova, almeno per quel che attiene alla formazione, che è poi la base dell’integrazione complessiva.

Notevoli miglioramenti nell’ultimo decennio
Poche decine di anni fa la situazione era grosso modo la seguente: la maggioranza dei giovani con la sola nazionalità italiana concludeva il percorso formativo con la scuola dell’obbligo, una minoranza proseguiva con una formazione professionale completa (certificato federale di capacità) o con una scuola di maturità, pochissimi andavano all’università. La differenza rispetto agli svizzeri delle stesse classi d’età era considerevole.
Nel frattempo la situazione è notevolmente migliorata, nel senso che anche i giovani italiani dopo la scuola dell’obbligo proseguono generalmente lo studio acquisendo una formazione di grado secondario superiore e sono sempre più numerosi coloro che compiono studi universitari. Praticamente non esiste più, stando ai dati più recenti dell’Ufficio federale di statistica, alcuna differenza significativa tra italiani e svizzeri.

Anzitutto nel grado primario e secondario
Nel decennio 2006-2015, nei due cicli principali (livello elementare e livello secondario inferiore) della scolarità obbligatoria (grado primario) la ripartizione degli italiani risultava quasi identica a quella degli svizzeri, con una differenza minima (a favore quasi sempre degli svizzeri) di meno di un punto percentuale. Dunque, nel grado primario l’integrazione dei giovani italiani è da ritenersi quasi perfetta.
Lo stesso livello d’integrazione si osserva nel grado secondario superiore (scuole di maturità, formazione professionale, altre formazioni post-obbligatorie), visto che svizzeri e italiani frequentano le scuole superiori nelle stesse proporzioni rispetto al loro numero per classe d’età nella popolazione residente. Le uniche differenze per altro poco significative si riscontrano nella partecipazione alle due filiere principali: mentre nella formazione professionale completa (con certificato federale di capacità) gli italiani sono proporzionalmente più presenti degli svizzeri, nelle scuole di maturità prevalgono gli svizzeri.

Nessuna sottorappresentazione nel grado terziario
Ben diversamente che in passato, da una decina d’anni si assiste a una crescente presenza degli italiani anche nel grado terziario (università e politecnici, scuole universitarie professionali, alte scuole di pedagogia). Negli ultimi dieci anni, infatti, il loro numero è molto aumentato sia complessivamente (da 3893 nel 2006 a 6998 nel 2015) che nelle università/politecnici (da 2579 a 4731), nelle scuole universitarie professionali (da 1032 a 2014) e nelle alte scuole pedagogiche (da 105 a 253). Rispetto agli svizzeri gli studenti italiani sono leggermente sottorappresentati solo in queste ultime. Complessivamente, tuttavia, anche nel grado terziario gli italiani sono presenti nelle stesse proporzioni degli svizzeri.

In conclusione
Il traguardo raggiunto dai giovani italiani dimostra chiaramente il loro alto grado d’integrazione nel sistema formativo svizzero. Questo è stato possibile soprattutto grazie alle seconde e terze generazioni di italiani, che non hanno più l’handicap linguistico che avevano i loro coetanei alcuni decenni fa. Si deve tuttavia aggiungere che il percorso compiuto è stato molto lungo e accidentato. Si sono dovuti superare numerosi ostacoli di natura istituzionale e psicologica e alla loro rimozione hanno contribuito in tanti, svizzeri e italiani, sorretti dalla convinzione che la collaborazione facilita il compito e che il miglior investimento per il futuro è quello che si fa nella formazione dei giovani. I risultati lo confermano.

Dal prossimo numero inizierà in questa rubrica una narrazione succinta ma eloquente del lungo cammino dell’immigrazione italiana in Svizzera verso quella che oggi, anche alla luce di quanto detto prima, è giusto definire un’integrazione riuscita.

Giovanni Longu
Berna, 3 gennaio 2017

01 gennaio 2017

Buon Anno 2017





 

Cari affezionati Lettori, 
Vi auguro un anno felice e uno sguardo sempre rivolto al futuro.
Che il 2017 sia un anno di pace e di grazia per tutti! Giovanni.