20 dicembre 2016

Il tormentone del referendum è finito, i problemi restano



A bocce fredde, come si suol dire, dovrebbe essere più facile dare una valutazione serena e complessiva del recente referendum sulla riforma costituzionale voluta dal precedente governo. Non è invece né semplice né serena la valutazione che ancora se ne fa, tra i due estremi di chi ritiene l’esito referendario una bocciatura senza appello (circa 60 a 40) del governo Renzi e di chi, invece, lo considera una sconfitta per l’Italia. E’ vero che tutte le opinioni vanno rispettate, ma è altrettanto vero che le opinioni si possono criticare.

Bocciatura del governo Renzi...
Ritengo anch’io che l’esito del referendum sia da considerare una bocciatura senza appello del governo Renzi, ma non tanto per quel (poco) che ha fatto o cercato di fare (bene o male), bensì per quel che non ha fatto. Prima di intestardirsi sulle cosiddette «riforme», non richieste e non urgenti, il governo avrebbe dovuto affrontare i problemi più sentiti dagli italiani. Avrebbe dovuto, per esempio, cercare risorse (lottando contro la corruzione, l’evasione fiscale, gli sprechi nella pubblica amministrazione) e investirle per ridurre il disagio sociale, le disuguaglianze, la disoccupazione giovanile, l’emigrazione. Dunque una bocciatura meritata del governo Renzi.
Ritengo tuttavia che il voto referendario abbia bocciato senza appello anche la pretesa riforma voluta con arroganza dall’attuale maggioranza parlamentare (legittima secondo la Corte costituzionale, ma non legittimata dal sentire comune degli italiani), schiacciata dalla segreteria del PD. La riforma è stata bocciata non solo per il modo con cui è stata fatta (a colpi di maggioranza), ma anche nel merito.

… e della «riforma»
Il quesito referendario era palesemente ipocrita e fuorviante. Se si voleva superare il bicameralismo paritario andavano corrette le sue disfunzioni, senza depotenziare il Senato, rendendolo una Camera di serie B senza reali poteri. Per ridurre il numero dei parlamentari andava ridotto il numero sia dei senatori sia dei deputati e non solo dei primi. Il contenimento dei costi di funzionamento delle istituzioni potrebbe avvenire anche con leggi ordinarie. Quanto poi alla revisione del Titolo V della parte II della Costituzione il men che si possa dire è che solo gli addetti ai lavori potevano sapere cosa celasse in realtà.
Passaggio di consegne tra Renzi (d) e Gentiloni (s)
La proposta Renzi-Boschi è stata bocciata clamorosamente non solo perché poco chiara, ma anche perché insidiosa. Con la riduzione dei poteri del Senato, reso per questo non elettivo, gli italiani si sono sentiti defraudati di una parte della sovranità popolare. In molte regioni è stata ritenuta ingiustificata la privazione di alcune competenze per riportarle a Roma, ritenuta notoriamente non un modello di efficienza e di trasparenza. Inoltre, non si capisce perché, per eliminare gli abusi o il malfunzionamento di alcune regioni, si debbano privare anche quelle più virtuose dell’autonomia e dei poteri che consentono loro di amministrare saggiamente il proprio territorio.
Leggendo il testo della riforma mi sono chiesto tante volte perché in molti settori della politica non si è ancora capito che anche in Italia (come è già realtà in molti altri Stati europei, a cominciare dalla Svizzera) una discreta dose di federalismo è necessaria perché fa aumentare la partecipazione e la responsabilità della popolazione direttamente coinvolta. Com’è possibile, se non per ignoranza o diffidenza della democrazia diretta, preferire ancora il centralismo al decentramento? E’ così difficile capire che il centro degli interessi degli italiani è, dopo la casa, il quartiere e il comune, la propria regione? Per evitare conflitti e abusi esistono le leggi, gli incentivi e la vigilanza (!) dello Stato, che dovrebbe intervenire sempre in via sussidiaria.

Purtroppo i problemi restano
Per fortuna, han detto in molti, il tormentone del referendum e finito. Condivido, ma ritengo che per moltissimi italiani è stata una bella occasione riprendere in mano il testo della Costituzione, cercare di afferrarne il senso profondo di linea guida per una convivenza pacifica, democratica, solidale, governata da organismi rappresentativi e orientati al bene comune, e magari costatare quanto resti ancora inattuata, per incompetenza, irresponsabilità, avidità.
Di fronte al verdetto popolare mi sarei aspettato da parte del principale responsabile della bocciatura, Renzi, un atto di umiltà e il riconoscimento degli errori fatti, e invece gli italiani hanno dovuto costatare per l’ennesima volta la protervia di un perdente