23 marzo 2016

Capire la Svizzera: 20. Impronta cristiana indelebile



L’arrivo massiccio di immigrati italiani nel dopoguerra, l’abrogazione degli articoli costituzionali sui Gesuiti e sui conventi (1973) e il miglioramento generale dei rapporti sociali hanno favorito non solo la piena parità confessionale (anche per la consistente riduzione del divario tra protestanti e cattolici in tutti i Cantoni) ma anche la collaborazione interreligiosa. Ciononostante, proprio dagli anni ’70 è cominciata una crisi della pratica religiosa e dell’adesione sia in campo cattolico che in campo protestante. La tendenza a considerare la religione una questione privata e sganciata dalle istituzioni ecclesiali tradizionali cominciava a modificare il paesaggio religioso svizzero.

Religioni in Svizzera: cresce la non appartenenza
I dati del censimento federale della popolazione del 2000 (l’ultimo che ha registrato l’appartenenza religiosa di tutti i residenti) hanno evidenziato anzitutto il calo delle due principali confessioni cristiane
I cattolici, che erano passati dal 40,4% del 1941 al 49,4% del 1970 (grazie soprattutto all’immigrazione italiana), sono ridiscesi al 41,1% nel 2000. In cifre assolute, tuttavia, la diminuzione è solo rispetto al 1990 (-124.000 fedeli), ma non rispetto al 1980 (+18.000). 
Per i protestanti, invece, che rappresentavano nel 1941 il 57,6% della popolazione residente, il calo è stato ancora più rilevante toccando nel 2000 il minimo storico del 35,3% con una diminuzione, in cifre assolute, di quasi 179.000 aderenti rispetto al 1990 e di 253.000 rispetto al 1980.
L’Ufficio federale di statistica spiegava tale calo con i seguenti argomenti: «il numero sempre crescente di cittadini svizzeri che si considerano non più appartenenti ad una determinata chiesa o comunità religiosa; l’apporto migratorio di popolazioni che provengono da Paesi con tradizioni religiose differenti; l’invecchiamento demografico che concerne le chiese nazionali ed in particolare la popolazione evangelico-riformata».
L’altro dato significativo emerso dal censimento del 2000 è l’aumento della «non appartenenza» ad alcuna religione (11,1%), in forte progressione sia rispetto al 1970 (quando solo l’1,1% dichiarava di non avere alcuna religione) che rispetto al 1990 (7,4%). 
Il fenomeno riguarda specialmente le persone dai 30 ai 50 anni (nel pieno della loro attività professionale), ma è poco plausibile che il lavoro e la carriera siano alla base della non appartenenza. Ancor meno plausibile è ritenere che molte persone escano dalle confessioni tradizionali solo per risparmiare qualche centinaia di franchi di tasse ecclesiastiche (tassa sul culto). Verosimilmente le cause sono molteplici e non sono sempre le stesse per tutti. Tra gli immigrati, per esempio, una delle cause dell'abbandono potrebbe essere una conseguenza della volontà di dare un taglio netto al passato e quindi anche a una tradizione religiosa subita e mai intimamente accettata. 
E' tuttavia forse più plausibile, in generale, la mancanza di motivazioni per un’adesione convinta a una chiesa o addirittura la convinzione dell’inutilità della religione. In entrambi i casi, se fosse provato, si chiamerebbero in causa soprattutto le due principali confessioni cristiane, che per decenni sono state probabilmente incapaci di fornire solide motivazioni.

L’impronta cristiana resta indelebile
Non si può tuttavia dimenticare che la statistica, in questo campo, si limita a registrare dati quantitativi, ossia quante persone dichiarano di appartenere o meno a una religione (qui intesa in senso ampio), non dati qualitativi sulle ragioni intime dell’appartenenza o non appartenenza, difficilmente rilevabili. Inoltre non è irrilevante che al censimento del 2000 circa il 90% della popolazione residente abbia dichiarato di appartenere a una religione e che circa tre quarti continuino a professarsi cattolici o evangelici riformati (anche se per molti l'essere cattolici o protestanti è soprattutto una caratteristica sociologica quasi ereditaria più che una dichiarazione di appartenenza a una fede religiosa vissuta).
A prescindere dalle statistiche e dalla quantità di pratica religiosa dei cristiani, l’impronta cristiana della Svizzera resta comunque indelebile e inconfondibile. Per averne la conferma bastano pochi elementi.
Cupola del Palazzo federale di Berna
Intanto la Svizzera è uno dei pochi Stati a riconoscere esplicitamente le proprie radici cristiane, avendo adottato quale simbolo nazionale, nella bandiera, nientemeno che la Croce, simbolo per eccellenza del Cristianesimo. Anche le parole dell’inno nazionale (che inizia, in italiano, con questi celebri versi: «Quando bionda aurora il mattin c'indora / l'alma mia t'adora re del ciel!») hanno un evidente riferimento alla religiosità cristiana, tanto da essere chiamato anche «Salmo svizzero». La sua Costituzione inizia, riprendendo una tradizione avviata nel 1291, con l’invocazione «In nome di Dio Onnipotente». Il Palazzo federale, la sede del Parlamento e del Governo, è sormontato da una cupola che contiene nella parte interna un grande mosaico con la croce svizzera e il motto «UNUS PRO OMNIBUS /OMNES PRO UNO» (uno per tutti, tutti per uno).
L’impronta della tradizione cristiana è inoltre presente in innumerevoli altri segni. La toponomastica (ossia lo studio dell’origine dei nomi di luogo) ne è piena: oltre 50 Comuni svizzeri hanno nomi che si riferiscono direttamente o indirettamente alla Madonna, a Santi o a simboli cristiani, da Beatenberg a Interlaken, da San Gallo a Saint-Maurice, da Kreuzlingen a Metzerlen-Mariastein, ecc. Persino alcune montagne celebri richiamano la tradizione cristiana: San Gottardo, San Bernardino, San Giorgio, Pilatus, Jungfrau, Les Diablerets, ecc.

Innumerevoli chiese, conventi e santuari
Abbazia di Romainmôtier, una delle più antiche della Svizzera
Sono tuttavia soprattutto le innumerevoli chiese, cattedrali, basiliche, abbazie, cappelle, croci, sparse in tutta la Svizzera, che ne rivelano l’impronta cristiana. Alcune costruzioni sono di grande pregio architettonico, grazie anche al ruolo eminente svolto in questo campo dagli ordini religiosi, dai cluniacensi per l'arte romanica ai cistercensi, per lo stile gotico, ai benedettini e ai gesuiti per il barocco. 
Una testimonianza eloquente di questi stili diversi è data da alcuni celebri monumenti quali le abbazie di Romainmôtier (VD) Payerne (VD), Saint-Maurice (VS), Müstair (GR), Disentis (GR), Fischingen (TG) Engelberg (OW), San Gallo (SG), Wettingen (AG), Santa Verena (AG), Maigrauge (FR), ecc., i santuari di Einsiedeln (SZ) e Mariastein, le chiese cattedrali (attuali o ex) di Losanna, Ginevra, Basilea, Zurigo, Coira, SionBerna, Friburgo, Soletta, le collegiate di Neuchâtel, San Vittore (GR), Saint-Ursanne (JU), le chiese barocche dei gesuiti di Lucerna e di Soletta, ecc.
Abbazia di Einsiedeln, visitata da un milione di pellegrini
Bellissime chiese, spesso all’interno di complessi conventuali o di antichi castelli, si trovano anche a Interlaken (BE), Muri (AG), Bremgarten (AG), Zofingen (AG), Schlatt-Haslen (AI), Arlesheim (BL), Romont (FR), Estavayer-le-Lac (FR), Naefels (GL), Beinwil (SO), Frauenfeld (TG), Sciaffusa, Svitto, Zugo, Bellinzona, Lugano, Locarno, ecc.
Alcuni di questi monumenti della cristianità godono di una speciale protezione nazionale e internazionale per il loro valore artistico, storico, sociale oltre che religioso. Dei quattro oggetti svizzeri inseriti nel patrimonio architettonico mondiale dell'Unesco due sono espressioni della cristianità: l'abbazia e la biblioteca abbaziale di San Gallo e il monastero grigionese di Müstair.


Valori cristiani in una chiesa viva
L'impronta cristiana non è tuttavia solo nella toponomastica, nelle antiche basiliche o in alcuni simboli, ma anche in una serie di valori che, pur non essendo esclusivi della religione cristiana, hanno in Svizzera una chiara derivazione dalla tradizione cristiana. Penso in particolare alla solidarietà e all’amore per il prossimo degli ordini religiosi che hanno anticipato quella che oggi è l’assistenza sociale.
A Berna è stato da poco restaurato (2014) un monumento insigne della cristianità trasformato in una casa per anziani: è il Burgerspital. La sua origine è ancora evidenziata dalla scritta scolpita nella pietra sopra il portone principale d’entrata: «Christo in pauperibus MDCCXLI». 
Anche il principio della sussidiarietà, su cui si basa il funzionamento del federalismo, ossia l’organizzazione dei livelli istituzionali ai quali corrispondono diversi gradi di responsabilità, è di derivazione cristiana.
A mantenere vivo il Cristianesimo in Svizzera ci sono evidentemente soprattutto i credenti: vescovi, preti, pastori, catechisti, suore, assistenti pastorali, associazioni ecclesiali, gruppi organizzati per ogni età e semplici fedeli che nel quotidiano testimoniano l’appartenenza a una chiesa non fatta di pietre, ma viva.
Giovanni Longu
Berna, 23.3.2016