30 agosto 2016

Mattmark agosto 1965 – Amatrice agosto 2016



Il 30 agosto, in Svizzera in particolare e in diverse località dell’Italia, si ricordano gli 88 lavoratori, 56 dei quali italiani, travolti e uccisi dal distacco di un grosso pezzo di un ghiacciaio mentre costruivano la diga di Mattmark, nel Vallese. Si parlò di disgrazia, ma anche di responsabilità umana. Scrisse Dario Robbiani: «per la sicurezza della diga si fecero sondaggi geologici, calcoli geofisici, trivellazioni, analisi di materiale e perizie glaciologiche. Non si investe in una costruzione che frana, un impianto idroelettrico deve rendere. Per contro non fu adottata nessuna misura preventiva per i capannoni dove avrebbero dormito, mangiato e riposato gli operai».

Ilario Bagnariol (a s.), uno dei sopravvissuti, indica
il luogo della catastrofe di Mattmark del 30.8.1965.
Dal 24 agosto trema la terra nell’Appennino centrale. Il terremoto ha fatto oltre 290 morti. Si sa, il terremoto è imprevedibile e per questo si può parlare di disgrazia, ma non tanto da escludere la responsabilità umana. Da tempo si sa infatti che in particolare l’Italia appenninica è a rischio di terremoti e che l’unica prevenzione possibile e utile è costruire in maniera antisismica. Evidentemente gli edifici crollati, anche quelli pubblici, non erano costruiti a norma. Perché? Perché in Italia, pur conoscendo il pericolo e le misure per evitarlo non vengono adottate? Perché nel corso delle indagini la catena delle responsabilità si interrompe solitamente ai primi anelli? 

Mattmark, in Svizzera, e tre maggiori centri colpiti dal terremoto in Italia: Amatrice, Accumoli, Arquata del Tronto, non hanno nessun legame, eppure, coi loro tragici eventi, lanciano una comune denuncia e un avvertimento: ovunque il bene prezioso che è la vita umana non è sempre tenuto in debita considerazione.
Soccorritori all'opera dopo il terremoto del 24-25 agosto 2016.
Lo Stato, spesso indotto a ogni tipo di risparmio per far quadrare i conti, sembra talvolta persino disposto a rischiare sulla sicurezza dei cittadini e rinviare a tempi migliori la necessaria prevenzione. Ma anche i cittadini devono fare la loro parte, non solo dando il buon esempio e mettendo lo Stato in condizione di agire, ma anche educandolo, con la protesta, col voto, con l’opinione pubblica perché indirizzi le risorse disponibili secondo priorità ben precise, cominciando dalla salvaguardia a tutti i costi della vita umana.
Il volontariato italiano sta dando ottima prova di sé ed è a giusta ragione encomiato da molti Paesi vicini e lontani, ma guai se svolgesse sistematicamente opera di supplenza nei confronti delle Istituzioni. Il cordoglio, la solidarietà con i sopravvissuti sono doverosi e importanti, ma la prevenzione, la messa in sicurezza, l’assistenza, il sostegno economico, la formazione, la vigilanza devono essere compiti prioritari dello Stato. Ritengo auspicabile che le principali istituzioni, Parlamento e Governo, ne siano pienamente consapevoli e responsabili.
Giovanni Longu
Berna, 30 agosto 2016

1 commento:

  1. Quando ci fu il terremoto all'Aquila pensai subito a "Fontamara" di Ignazio Silone, con tutto ciò (non ricordo chi)quella zona fu declassata da rischio sismico 1 a rischio sismico 2, evidentemente non avevano letto Ignazio Silone.
    Ma neppure i TG menzionarono Ignazio Silone ed il suo romanzo autobiografico.
    Si vede che non lo lessero neppure loro.
    Ma si può sempre obiettare che l'Aquila non è la Marsica.

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