21 ottobre 2015

Capire la Svizzera: 4. Realtà e miti di fondazione




Nella storia antica della Svizzera, spesso i fatti si confondono con le leggende. Ci furono tuttavia eventi storici che, sebbene ammantati di leggende (i cosiddetti «miti di fondazione») hanno avuto conseguenze importanti sul futuro della Confederazione. Uno di questi è stata la vittoria di Morgarten, avvenuta il 15 novembre 1315 e di cui si celebra quest’anno il 700° anniversario. Già questa celebrazione la dice lunga sugli effetti prodotti da un evento ancora in parte avvolto nella leggenda che di esso si è successivamente impadronita.

Il contesto storico
Non è qui possibile addentrarsi nei dettagli della situazione politica a dir poco assai complicata del Centro Europa di quel periodo di forti contrasti tra contadini e aristocratici, tra sudditi e sovrani, tra regni e impero, tra imperatore e papa. E’ tuttavia facile intuire che i momenti più critici erano le successioni dopo la morte dei sovrani. Per l’origine della Confederazione, ad esempio, fu decisiva la morte di Rodolfo I d’Asburgo (1291), capo della potente casa d’Austria da cui dipendevano anche molti territori della Svizzera. Poche settimane dopo la sua scomparsa, i tre Cantoni primitivi delle valli forestali di Uri, Svitto e Untervaldo (detti per questo anche «Waldstätten», ossia «Cantoni forestali») ne approfittarono per rivendicare maggiore libertà e maggiori diritti di quanti già ne godessero.
Monumento di Morgarten, sul luogo presunto della battaglia.
Per i Waldstätten non fu tuttavia facile ottenere quanto richiesto per la contrarietà degli Asburgo e per l’assenza dell’imperatore, a cui avrebbero potuto ricorrere, essendo il trono vacante. Per di più, uno dei pretendenti alla corona imperiale era proprio il duca d’Austria e di Stiria Federico I d’Asburgo, detto il Bello, sostenuto dal fratello minore Leopoldo I d’Asburgo. A contrastarlo ci pensò il cugino Ludovico il Bavaro, duca di Baviera. Ne scoppiò una guerra. Ludovico, sostenuto anche dai Waldstätten, ebbe la meglio dapprima nella battaglia di Gammelsdorf (1313) e poi definitivamente nella battaglia di Muhldorf (1322).
Per paura di rappresaglie da parte degli Asburgo, i Waldstätten si prepararono alla difesa delle loro valli e dei loro diritti. In effetti la rappresaglia non tardò ad arrivare. Un esercito di fanti e cavalieri al comando di Leopoldo I d’Asburgo penetrò nel loro territorio puntando verso Svitto. Nessuno probabilmente si rendeva conto della pericolosità dell’attraversamento di gole strette e impervie, per di più rese ancor più difficili da attraversare con ostacoli appositamente predisposti. Questa non conoscenza del territorio fu fatale all’esercito di Leopoldo, che venne annientato a Morgarten il 15 novembre 1315. Secondo alcune cronache perirono nella battaglia 1500 asburgici e soli 14 confederati. Lo stesso Leopoldo d’Austria si sarebbe salvato a stento.

La realtà e il mito
La vittoria dei montanari elvetici suscitò grande scalpore anche fuori della Svizzera e ben presto il mito s’impossessò dei pochi fatti realmente documentati. Un mito che fa discutere ancora oggi, come tutti i cosiddetti i «miti di fondazione», ma il cui significato non dovrebbe sfuggire. Questi, infatti, non sono pura invenzione o abbellimenti fantasiosi della realtà, ma rappresentazioni di fatti realmente accaduti allo scopo di coglierne il significato o i significati.
In particolare, i miti di fondazione vogliono esaltare alcuni valori supposti all’origine delle rivendicazioni dei Cantoni primitivi, quali l’aspirazione alla libertà e alla pace, all’autogoverno, ad alcuni principi di democrazia diretta, ecc. Del resto, una volta appurato che, per esempio, Guglielmo Tell non è mai esistito, sarebbe un errore concludere che anche il suo mito andrebbe cancellato e dimenticato. No, il mito sopravvive perché è fortemente simbolico. E bene ha scritto proprio riferendosi al mito di Guglielmo Tell lo storico Emilio R. Papa: «Nessun simbolo avrebbe potuto rendere meglio l’immagine dell’antico ideale di libertà dei confederati. Un ideale legato all’insofferenza delle piccole comunità elvetiche nei confronti del dominio di qualsivoglia estraneo posto ad amministrarle e ad esigere tributi senza essere stato a ciò preposto dalla volontà diretta delle predette comunità, vale a dire senza essere stato da loro espresso secondo un proprio crisma sociale».

Efficacia del mito di Morgarten
Anche riguardo al mito di Morgarten vale la stessa riflessione. Comunque si sia svolta la battaglia, grazie al mito è stata conservata la rappresentazione di una vittoria decisiva per i primi confederati, perché non solo li affrancò (almeno in buona parte) dalla dipendenza degli Asburgo, confermando i diritti acquisiti, ma consentì loro anche di ampliarli in seguito ad opera dell’imperatore Ludovico il Bavaro.
Particolare del monumento «agli eroi di Morgarten 1315»
La vittoria (reale) di Morgarten, inoltre, confermando e ampliando il contenuto del «Patto federale» del 1291, ha trasformato la vecchia alleanza difensiva in una Lega (nome che resterà fino all’adozione dell’attuale Costituzione federale), come risulta dal nuovo Patto federale sottoscritto a Sarnen poche settimane dopo quella vittoria. Essa segnò anche un decisivo rafforzamento di quella forma di democrazia avviata nel 1291, che si concretizzerà ad esempio nella riduzione del potere aristocratico delle famiglie nobili, nella crescita di potere da parte dei contadini, nello sviluppo delle corporazioni e nella diffusione delle assemblee popolari che sono all’origine di quella forma di democrazia diretta nota come «Landsgemeinde» (letteralmente: «comunità del Cantone»).
Il mito di Morgarten è vivo ancora oggi, è impossibile negarlo, e spesso è stato rievocato nei media specialmente nel periodo elettorale appena trascorso, anche se non è dato sapere quanto abbia influito sull’esito delle recenti elezioni del 18 ottobre. (Segue)
Giovanni Long
Berna 21.10.2015