14 luglio 2015

150 anni fa la conquista del Cervino


150 anni fa, il 14 luglio 1865, la vetta della più celebre montagna alpina, il Cervino, venne raggiunta per la prima volta da una squadra internazionale di alpinisti: quattro inglesi, un francese e due svizzeri. Perché non vi era nessun italiano? La risposta a questa domanda e la storia di questa conquista è stata più volte raccontata in queste settimane di rievocazioni. Una storia, per chi ama l’alpinismo e in genere la montagna, al tempo stesso gloriosa e tragica con risvolti politici.

Tentativi infruttuosi fino al 1865
Il Cervino visto da Zermatt (foto gl)
Il Cervino (in italiano) o Matterhorn (in tedesco) è una delle montagne più alte (4478 m s.l.m.) delle Alpi. E’ stata anche una delle ultime cime sopra i 4 mila metri ad essere conquistata. Fino al 1865 tutti i tentativi erano falliti, da qualunque versante fosse partita l’impresa. Per oltre mezzo secolo tutti gli alpinisti che tentarono l’impresa (soprattutto britannici, svizzeri, francesi e italiani) dovettero arrendersi senza nemmeno raggiungere quota 4000 m. Solo nel 1863, partendo dal versante italiano, un gruppo di alpinisti, di cui faceva parte anche il valdostano Jean-Antoine Carrel, sotto la guida del britannico Edwar Whymper, riuscì a raggiungere la quota di 4.050 m. Quanto bastava per far ritenere ad entrambi la conquista della montagna forse più bella dell’arco alpino ormai a portata di mano.
Per la conquista del Cervino, tuttavia, dal 1861, l’anno dell’Unità d’Italia, al naturale orgoglio di ogni scalatore nel raggiungere le vette ancora inesplorate, si aggiunse una motivazione politica. Essendo rimasta una delle poche cime non ancora raggiunte e trovandosi sul confine italo-svizzero, il giovane Regno d’Italia non nascondeva le ambizioni di conquistarla per primo, partendo proprio dalla parete sud che guarda Breuil-Cervinia (Italia), che in quel momento sembrava la parete meno difficile, soprattutto rispetto alla parete nord che guarda Zermatt (Svizzera). Le altre due pareti non venivano ancora prese in considerazione, né la parete est che guarda il ghiacciaio del Gorner (Svizzera), né la parete ovest rivolta verso la Dent d'Hérens (frontiera italo-svizzera).

La conquista
I due alpinisti Whymper e Carrel, pur essendo legati da reciproca stima, dopo il tentativo del 1863, studiarono separatamente il percorso ottimale per raggiungere la vetta. La separazione dei due alpinisti fu dovuta, tuttavia, più che a una comprensibile competizione tra loro al fatto che Carrel venne incaricato nel 1864 dal potente ministro italiano della finanze Quintino Sella, appassionato di alpinismo, di preparare una scalata a cui avrebbe preso parte lui stesso, desideroso di piantare per primo in vetta al Cervino il tricolore dell’Italia unita. Il ministro, in pieno spirito postrisorgimentale riteneva che si dovesse contrastare la supremazia britannica nelle «nostre Alpi».
Il Cervino visto dal Gornergrat (foto gl)
In effetti, nel giugno-luglio 1865 il valdostano Carrel era quasi pronto per l’ascesa insieme al ministro italiano quando a sua insaputa il concorrente Whymper, sospettando le mosse dell’avversario, organizzò in tutta fretta (!) una spedizione lungo la cresta della montagna tra la parete est e la parete nord (cresta dell’Hörnli) sul versante svizzero, ch’egli riteneva più facile da scalare. Facevano parte della spedizione, oltre a Whymper, la guida francese Michel Croz, le guide svizzere Taugwalder padre e figlio, e i britannici Lord Francis Douglas, Douglas Robert Hadow e Charles Hudson. Partiti da Zermatt il mattino presto del 13 luglio, il giorno seguente alle ore 13.40 Whymper e compagni raggiunsero per primi la vetta del Cervino. Il mito della sua invincibilità era stato sconfitto.

La tragedia

Lapide ricordo delle due guide Taugwalder
nel cimitero di Zermatt (foto gl)
Le insidie della montagna e forse anche la sottovalutazione dei rischi non lasciarono molto tempo ai conquistatori per godere il primato raggiunto. Infatti, durante la discesa, in cordata, in seguito alla scivolata di uno dei sette e alla rottura della corda a cui erano legati, ben quattro di essi precipitarono a valle per centinaia di metri. Il corpo di uno di essi non fu mai ritrovato. Solo in tre si salvarono, lo stesso Whymper e le due guide di Zermatt Taugwalder. Giunti a valle, non ci furono particolari celebrazioni, anche perché Whymper, descrivendo la tragedia, affermò subito di non avere alcuna responsabilità nell'accaduto, lasciando invece aperta la via del dubbio sul comportamento delle due guide svizzere, poi scagionate dalle indagini ufficiali.
Purtroppo quelle quattro non furono né le prime né le ultime vittime legate alla scalata del Cervino. La montagna incantata, dalle forme quasi perfette, che sprigionano curiosità e un’attrazione incredibile, è stata purtroppo fatale in questi ultimi 150 anni a circa 500 escursionisti, spesso impreparati. La bellezza del Cervino è godibile anche di lontano, per esempio da Zermatt, dal Gornergrat o da Breuil-Cervinia.

Giovanni Longu
Berna, 14 luglio 2015