25 febbraio 2015

Dove combattere corruzione ed evasione


Dal lunedì alla domenica imperversano nelle televisioni italiane i cosiddetti programmi d’informazione e di approfondimento. In realtà molto spesso non informano né approfondiscono, al contrario disinformano e rischiano di distogliere l’attenzione dai veri problemi del Paese. Un esempio per tutti: in Italia si parla e si scrive tanto della «Lista Falciani» di presunti evasori fiscali di mezzo mondo che avrebbero depositato (molti) soldi di provenienza illecita (riciclaggio, ricettazione, evasione e reati simili) nella succursale ginevrina della banca inglese HBSC, senza nemmeno chiedersi che cosa contenga esattamente quella lista, chi ne è l’autore e come sia riuscito ad ottenere nominativi e dati bancari sensibili di oltre centomila clienti.

Obiettività, prima di tutto
Parlo volutamente di «presunti» evasori finché non sarà accertato in forma definitiva dalla magistratura (e non dai giornalisti) che lo siano effettivamente e uso il condizionale perché a mia conoscenza molti elementi di questa intricata faccenda sono ancora oscuri (ad es. la provenienza e la destinazione del denaro). Non esito invece a considerare sgradevole il vizio alquanto diffuso nei media italiani (e raro ad esempio in Svizzera) di additare al pubblico ludibrio personalità molto in vista (perché altrimenti la notizia passerebbe inosservata e i giornali non venderebbero) sospettate di qualche delitto, ma senza alcun approfondimento, senza alcuna prova e senza alcun avviso di reato.
Per chiarire meglio quanto sto dicendo desidero ricordare che l’autore di quella ormai famosa o famigerata lista, a seconda dei punti di vista, è un cittadino italo francese, Hervé Falciani, ricercato in Svizzera con l’accusa di spionaggio economico, acquisizione illecita di dati e violazione dei segreti commerciale e bancario. Recentemente è stato rinviato a giudizio dalla procura di Ginevra e ora anche dalla Procura federale. Se non si presenterà spontaneamente sarà prevedibilmente giudicato in contumacia. Già arrestato su mandato di cattura internazionale sia in Francia che in Spagna e prontamente liberato, non è stata concessa la sua estradizione in Svizzera, per ragioni giuridiche ma soprattutto, forse, perché l’interessato si è mostrato collaborativo nella ricerca dei presunti evasori francesi e spagnoli, facendo recuperare a Francia e Spagna alcune centinaia di milioni di euro evasi.

Stato di diritto
Non entro nel merito della mancata estradizione, che è di per sé un tema piuttosto complicato, ma non posso non chiedermi se uno Stato di diritto può usare in giudizio come elemento di prova un documento rubato, ossia frutto di un reato, perché tale è considerata in Svizzera la lista Falciani. A differenza della Francia e della Spagna che l’hanno già usata senza scrupolo alcuno, in Italia, patria del diritto, si era aperto un dibattito nei tribunali con opinioni contrastanti. Ora però anche in Italia è divenuta utilizzabile perché la settimana scorsa la Corte di Cassazione ha stabilito che la lista Falciani può essere usata dal fisco come prova di un’evasione miliardaria in quanto il dovere di pagare le tasse è superiore al diritto alla privacy dei presunti evasori e il segreto bancario svizzero non ha valore in Italia.
Francamente ho qualche perplessità a seguire la motivazione della Corte. Anzitutto perché per me un reato resta tale (a prescindere dalla sua punibilità) anche nel caso che porti qualche beneficio allo Stato. Ma soprattutto perché in questo modo c’è il rischio che s’introduca in uno Stato di diritto il concetto fuorviante che la legge o anche solo qualche legge valga per i cittadini ma non per lo Stato. Come se la legge che punisce il furto non meriti di essere osservata se il furto comporta un beneficio allo Stato. E poi ci si meraviglia se la fiducia del cittadino nello Stato scema in continuazione, proprio nei Paesi in cui andrebbe rafforzata, soprattutto in materia fiscale!
Tornando al giudizio della Corte di Cassazione italiana, vorrei tuttavia sottolineare ch'essa ha dichiarato la legittimità dell’utilizzo della lista Falciani nei processi e negli accertamenti fiscali, ma non ha dichiarato legittimo l’uso spregiudicato che ne stanno facendo i media. Vorrei sinceramente che qualcuno mi spiegasse perché in Italia sul diritto alla privacy prevalga, nei fatti, anche il diritto alla pseudo informazione, alla calunnia, all'uso incivile della macchina del fango, alla gogna mediatica senza processi e senza contraddittorio. Non mi pare affatto corretto e legittimo che si indichino nomi e cognomi di clienti di una banca, come se fosse provato trattarsi di evasori fiscali conclamati. E’ possibile, forse probabile che ce ne siano, ma prima di condannarli mediaticamente si aspetti l’esito degli accertamenti fiscali (non giornalistici) e solo se risulteranno colpevoli li si metta pure nelle liste di proscrizione. Ma non prima.

Sistema bancario svizzero fondamentalmente sano
Ciò che però non mi è chiaro è il vero scopo di questo gran parlare della Lista Falciani, anche se a parlarne sono noti giornalisti (o pseudo-giornalisti). Se lo scopo fosse quello di gettare discredito sull'intero sistema bancario svizzero dimostrerebbero di essere solo dei poveracci ignoranti e sprovveduti, perché questo sistema è talmente solido e fondamentalmente sano che tutte le loro chiacchiere non potrebbero nemmeno scalfirlo. Oltretutto sta dimostrando da tempo che è in grado di riconoscere i propri errori e di porvi rimedio.
Bisognerebbe sapere, ad esempio, che la Svizzera è stata una delle prime nazioni europee a dotarsi di una legge per la lotta contro il riciclaggio di denaro (entrata in vigore nel 1998) e di norme severe che obbligano le banche e altri istituti finanziari a identificare i clienti e l’origine lecita dei loro averi. Da tempo le banche accettano depositi di cittadini stranieri solo a condizione che essi siano dichiarati al fisco del loro Paese di residenza. Un apposito organismo di controllo della Confederazione vigila sulle attività delle banche. Un bell'esempio di collaborazione internazionale è dato proprio dal recente accordo italo-svizzero sull'emersione dei depositi collocati nelle banche svizzere e nascosti al fisco italiano.
Trovo pertanto infantile e di basso livello quel giornalismo (soprattutto italiano) che sembra descrivere il sistema bancario svizzero come una sorta di club del malaffare, pronto a nascondere e riciclare soldi, molti soldi, anche se di provenienza criminale. Dimostra di non conoscere i mutamenti avvenuti in questo campo negli ultimi anni. Molte accuse provenienti dall'estero (e dall'Italia in particolare) sono del tutto infondate. Non è vero, ad esempio, che il segreto bancario svizzero sia assoluto, intoccabile. In caso di fondati sospetti di attività criminali (riciclaggio, organizzazione criminale, finanziamento del terrorismo, ecc.) la magistratura svizzera può accedere a tutte le informazioni bancarie pertinenti. L’assistenza giudiziaria tra la Svizzera e l’Italia funziona normalmente in base agli accordi europei e bilaterali anche in materia di riciclaggio, ricerca, sequestro e confisca dei proventi di reato. Dal 2018 la Svizzera procederà allo scambio automatico di informazioni in materia fiscale.
Se invece i giornalisti italiani intendessero operare una sorta di «vendetta» solo nei confronti della cattiva succursale ginevrina di HBSC per aver accettato soldi di dubbia provenienza da oltre settemila evasori italiani, sarebbe un tentativo a vuoto, perché è già intervenuta la magistratura di Ginevra che ha avviato un procedimento penale per riciclaggio aggravato di denaro. Da parte sua, in un comunicato stampa, la banca ha assicurato alle autorità federali la massima collaborazione. Prima o poi la verità verrà alla luce, non certo per merito dei media italiani.

Qual è il vero scopo?
Ma allora, quale altro scopo potrebbero avere questi cosiddetti giornalisti d’assalto, visto che credono di avere in mano un’arma micidiale come la lista Falciani? Credo che il vero scopo vada ricercato in quella specie di tiro al bersaglio che è diventato uno sport molto diffuso soprattutto in questi ultimi anni nei media italiani, che mira a colpire personaggi molto in vista. Della lista Falciani infatti sono apparsi nelle prime pagine dei giornali solo i nomi dei soliti noti. Resteremmo come al solito nell’ambito del gossip tanto caro a chi vuole sollazzare il popolino con gli scandali più alla moda, intrighi, sesso, corruzione, evasione fiscale.
Vorrei sbagliarmi, perché il vero scopo potrebbe essere quello di fornire uno stimolo decisivo al governo Renzi affinché intervenga finalmente ed efficacemente nella lotta contro l’insopportabile e indecente corruzione ed evasione. Non va infatti dimenticato che la corruzione è praticata in Italia, non in Svizzera, che l’evasione fiscale italiana avviene in Italia, non in Svizzera, che reprimere la corruzione e l’evasione italiana è compito primario dell’Italia non della Svizzera. Me lo auguro.
E’ in questa direzione infatti che la ricerca sull’evasione fiscale e la denuncia potrebbero dare i maggiori frutti, lasciando perdere o quantomeno relativizzando la lista Falciani, che resta comunque un colossale furto e il suo autore non è probabilmente quella specie di Robin Hood che si crede di essere non essendo ancora ben chiaro quanto sia stato ripagato per ciascun nominativo consegnato (venduto?) agli inquirenti francesi, spagnoli e altri.
Chiunque intenda fare pulizia, sul serio, dovrebbe cominciare a farla in casa propria.
Giovanni Longu
Berna, 25.2.2015