21 gennaio 2015

Un presidente come un direttore d’orchestra

Svizzera: Simonetta Sommaruga presidente della Confederazione

Simonetta Sommaruga
In Svizzera si sa con molto anticipo chi sarà il prossimo presidente della Confederazione e in genere basta una votazione per deciderlo. L’anno presidenziale spetta infatti normalmente al o alla vicepresidente dell’anno precedente. Nel 2014 il presidente Didier Burkhalter, liberale radicale, aveva come vicepresidente Simonetta Sommaruga, socialista. Quasi inevitabile, dunque, che il 3 dicembre 2014 l’Assemblea federale eleggesse presidente per il 2015 Simonetta Sommaruga. Per la cronaca, Johann Schneider-Ammann è stato eletto vicepresidente e quindi prossimo presidente della Confederazione.

«Primus inter pares»
In Svizzera la presidenza della Confederazione è assunta a turno per anzianità di servizio da tutti i membri del Consiglio federale, ma da alcuni anni sta diventando una carica prestigiosa. La Costituzione federale non assegna molti poteri al presidente, se non quelli di rappresentanza e di direzione dei lavori dell’esecutivo. Il presidente della Confederazione è solo un «primus inter pares», primo tra pari. Dipende dalla personalità di chi riveste la carica e anche dalle circostanze emergere e acquistare prestigio all’interno e all’estero.
Nel 2014 l’anno presidenziale ha messo in luce le doti organizzative e diplomatiche di Didier Burkhalter, che aveva iniziato bene il suo mandato con una brillante elezione: 183 voti su 202. La votazione di Sommaruga non è stata altrettanto gratificante: 181 voti su 210 schede valide, ma questo risultato, giudicato per altro buono dagli osservatori, non le impedirà certamente di esprimere al meglio le sue qualità umane e organizzative, soprattutto all’interno.
Mentre all’esterno continuerà a primeggiare Burkhalter per il suo ruolo di ministro degli esteri conosciuto e affermato soprattutto in Europa, è probabile che Sommaruga acquisti maggiore visibilità e peso politico all’interno, grazie anche a una congiuntura politica piuttosto favorevole e finora unica. Il 2015, che è anno di elezioni, vede infatti per la prima volta le tre più alte cariche dello Stato controllate da esponenti socialisti: Simonetta Sommaruga alla presidenza della Confederazione, Stéphane Rossini al Consiglio Nazionale e Claude Hêche al Consiglio degli Stati.

Difesa della democrazia diretta
Nel suo programma presidenziale Sommaruga non ha messo tuttavia ai primi posti il rilancio del suo partito, né il rafforzamento di questa o quella istituzione, ma la difesa della democrazia diretta, sotto attacco da più parti, soprattutto dopo la votazione del 9 febbraio scorso sulla limitazione dell’immigrazione di massa.
Già nel suo discorso d’insediamento in Parlamento ha ricordato proprio alle istituzioni che la democrazia diretta si esprime al meglio quando le istituzioni, Governo, Parlamento o Cittadini interpretano i loro ruoli in armonia, come in un concerto a più voci: le sette voci del Consiglio federale, i 246 strumentalisti parlamentari e il coro dei cittadini. Non so se Simonetta Sommaruga in quel momento interpretava il ruolo di direttrice d’orchestra, ma l’immagine mi è parsa pertinente e apprezzabile.
Nel suo discorso di Capodanno ha insistito: «alcuni pensano che la democrazia diretta non sia un sistema al passo coi tempi: ritengono che nel mondo interconnesso di oggi la popolazione non è più in grado di decidere su temi molto complessi. È un’opinione che non condivido per nulla. Anzi, sono convinta che il nostro sistema politico sia particolarmente adatto alla nostra epoca. Da noi, infatti, le responsabilità sono assunte non soltanto dal Consiglio federale e dal Parlamento, ma anche dalle cittadine e dai cittadini che possono esercitare la loro influenza e partecipare alle decisioni. È proprio questa partecipazione che crea vicinanza e fonda la nostra identità. Ed è proprio questo di cui abbiamo bisogno».

Italia: presidente quale direttore d’orchestra cercasi!

Prossimamente assisteremo all’elezione del Presidente della Repubblica in seguito alle dimissioni di Giorgio Napolitano. Le due presidenze, quella svizzera e quella italiana, non sono paragonabili né per durata né per competenze. Eppure potrebbero avere alcuni tratti comuni. Mi piacerebbe, ad esempio, che anche il Capo dello Stato italiano interpretasse più che il ruolo dell’arbitro, come spesso gli viene attribuito, quello di un buon direttore d’orchestra, capace di tenere uniti tutti gli elementi che la compongono e farli suonare in armonia.
Fuori metafora, la gente, il popolo italiano, credo che si aspetti dal prossimo presidente della Repubblica una figura possibilmente carismatica, rispettosa di tutti, certamente non di parte ma «super partes», difensore della democrazia più che delle istituzioni, ma soprattutto fine interprete delle sollecitazioni e aspirazioni che provengono dal basso, specialmente in tempi di crisi.

Giovanni Longu
Berna, 21.01.2015

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