17 dicembre 2014

Operazione verità tra Svizzera e Italia


Con l’approvazione definitiva della legge sull’emersione e il rientro dei capitali detenuti all’estero, che prevede la collaborazione volontaria (voluntary disclosure) in materia fiscale, sarà possibile fin dai prossimi mesi realizzare tra l’Italia e la Svizzera una grande operazione verità.

 La nuova legge, infatti, da una parte consente ai cittadini italiani residenti in Italia che hanno depositato illecitamente denaro all'estero di autodenunciarsi (entro il 30 settembre 2015) e rimettersi in regola con il fisco italiano, pagando ovviamente le somme dovute (interessi) più le sanzioni, sia pure ridotte; dall'altra la legge prevede espressamente con lo Stato estero, nel caso specifico la Svizzera, un accordo che regoli la collaborazione trasparente tra il fisco italiano e le banche svizzere.
L’emersione dei capitali trasferiti illecitamente all'estero era già stata tentata anni addietro con i vari «scudi» fiscali del ministro Tremonti, che non avevano però prodotto gli effetti sperati, nonostante fosse stato garantito l’anonimato dei proprietari dei capitali emersi. Ora, si spera, se l’accordo tra i due Paesi sarà presto concluso, dovrebbe emergere dal grigiore della clandestinità l’intero ammontare dei capitali finora nascosti al fisco italiano. Nemmeno la Svizzera, infatti, avrà interesse e possibilità di nascondere il maltolto. Lo scambio automatico delle informazioni bancarie sarà infatti la regola dal 2017, al più tardi dal 2018.
Finalmente! verrebbe da dire, perché francamente di questi tentativi falliti e del continuo rinvio di un accordo tra l’Italia e la Svizzera non se ne poteva più. Era dall'ultimo governo Berlusconi che si facevano annunci vani. Nel frattempo sono passati i governi Monti e Letta e persino il governo Renzi inizialmente sembrava tentennare. A fine febbraio (!) aveva infatti assicurato che dove erano falliti Berlusconi e Letta sarebbe riuscito lui («Entro un mese , aveva detto, vediamo quanto prendiamo e da dove». Intanto i mesi trascorrevano senza che l’accordo venisse anche solo abbozzato.
Mentre i ministri responsabili, Padoan per l’Italia e Widmer-Schlumpf per la Svizzera, si rimpallavano le responsabilità del ritardo, montava la tensione soprattutto nel Ticino, dove quasi all’unanimità s’invocava da Berna la denuncia dell’accordo con l’Italia sui frontalieri e misure di ritorsione per l’inserimento della Svizzera nelle liste nere italiane. Si è tentato persino di forzare la situazione bloccando i ristorni all’Italia delle imposte dei frontalieri del 2013.
Purtroppo, nel frattempo c’è stata anche la votazione del 9 febbraio scorso «contro l’immigrazione di massa» e il voto favorevole del Ticino è stato determinante per la vittoria del »sì». Appare difficile escludere che l’atteggiamento dei ticinesi non sia stato fortemente influenzato dall’esasperazione con cui vivono da anni le tensioni con l’Italia!
Finalmente, però, qualcosa sta cambiando nelle relazioni italo-svizzere. Il ministro Padoan e la consigliera federale Widmer-Schlumpf si mostrano entrambi più fiduciosi in una rapida soluzione delle vertenze. Con l’avvicinarsi dell’Expo 2015 di Milano si ha l’impressione che tutta l’Italia si stia avvicinando alla Svizzera e viceversa. Anche la polemica sui frontalieri ha perso vigore, grazie soprattutto all'ottimismo manifestato da Widmer-Schlumpf, secondo cui  «alla fine arriveremo ad un buon risultato anche per il Ticino».
Nell'attesa l’ottimismo mi sembra d’obbligo, per tutti. In fondo la vertenza fiscale, per quanto importante e spinosa, non rappresenta che una minima parte delle molteplici relazioni tra i due Paesi. Basti pensare che l’Italia è il terzo partner commerciale della Svizzera, sono frequenti e intense le relazioni culturali (anche per la difesa della lingua italiana), artistiche, scientifiche, senza dimenticare che nella Confederazione vive oltre mezzo milione di cittadini italiani, in parte con la doppia nazionalità. Sicuramente le cose che accomunano l’Italia e la Svizzera superano abbondantemente ciò che divide. Anche per questo l’ottimismo non è di maniera.
Ad ogni buon conto, Italia e Svizzera, i migliori auguri per la conclusione di un buon accordo, che componga le divergenze, rafforzi l’intesa reciproca e rilanci la collaborazione (anche sul piano europeo) che ha prodotto finora enormi benefici ad entrambi i Paesi. Buon Anno!

Giovanni Longu
Berna, 17.12.2014