19 giugno 2013

Svizzera-Italia: due storie intrecciate


La storia della Svizzera si è intrecciata sovente con quella italiana, specialmente con quella del Piemonte e della Lombardia. Si pensi agli intensi rapporti tra il Ducato di Savoia e la Svizzera occidentale, Ginevra in particolare, e tra i Cantoni della Svizzera interna, soprattutto Uri e Lucerna, ma anche Zurigo e Berna, con la Lombardia.

Alcune date segnano momenti decisivi di questo intreccio. Una di esse risale a cinquecento anni fa, esattamente al 6 giugno 1513, quando i mercenari svizzeri sconfissero nella Battaglia di Novara l’esercito francese e restituirono il Ducato di Milano agli Sforza, che l’avevano perso tredici anni prima. Le conseguenze di quella vittoria non interessarono solo la Lombardia, ma anche la Svizzera, allora in fase di espansione (la Vecchia Confederazione contava solo otto Cantoni). Quella data e quel periodo meritano un rapido ricordo.

Svizzeri: emigranti e...
Anzitutto va ricordato che nei secoli XV-XVIII, nonostante l’ampliamento della vecchia Alleanza dei Cantoni primitivi con l’adesione di nuovi Cantoni e l’espansione territoriale nei domini asburgici (Argovia, Turgovia) o tramite alleanze (Abbazia di San Gallo, Vallese e altri territori), le condizioni di vita degli abitanti delle campagne e delle città erano oltremodo difficili. Molti svizzeri erano costretti ad emigrare in cerca di fortuna nei Paesi vicini, soprattutto in Francia e in Italia.
Il fenomeno migratorio ha accompagnato la storia svizzera praticamente fino alla fine dell’Ottocento. Emigravano non solo figli di famiglie numerose, giovani contadini delle regioni di montagna o artigiani senza imprese proprie (muratori, capimastri, tagliapietre, stuccatori, spazzacamini, spaccalegna, pasticcieri), facchini e uomini di fatica, donne di servizio, ma anche commercianti, albergatori, imprenditori, artisti, osti ecc.

... mercenari
Svizzeri vincitori a Sempach (1386)
Per secoli, tuttavia, il maggior numero di «migranti» svizzeri era costituito dai soldati mercenari reclutati in Svizzera e messi a disposizione dei vari potentati dell’epoca. In oltre quattro secoli combatterono all’estero non meno di due milioni di svizzeri. Soprattutto nei secoli XV e XVI l’Italia era percorsa da nord a sud e da ovest ad est da decine di migliaia di soldati svizzeri.
Almeno inizialmente, il mercenariato fu una forma di emigrazione per sfuggire alle condizioni di povertà in cui versavano soprattutto alcuni Cantoni, ma in seguito divenne anche fonte di arricchimento personale per gli agenti dell’arruolamento e di cospicue entrate per le casse cantonali e comunali.
La fama di abili combattenti dimostrata con le lotte per l’indipendenza dei primi Cantoni svizzeri dagli Asburgo (in particolare nelle battaglie di Morgarten, Sempach, Nafels e Morat) e in particolare con le guerre di Borgogna (1474-1477) tra la Confederazione degli otto Cantoni e il duca borgognone Carlo il Temerario, aveva fatto delle milizie svizzere una sorta di truppe d’élite molto richieste dalle varie potenze europee, soprattutto dalla Francia, dal Regno di Napoli, dallo Stato pontificio e in genere da chi era disposto a pagarle bene.

Svizzeri spesso determinanti
La disponibilità di truppe svizzere dipendeva dal tipo di accordo che i singoli Stati concludevano con i Cantoni di provenienza dei soldati e dall'entità del «soldo» (da versare ai soldati) e delle «pensioni» (una specie di tassa spettante ai Cantoni per l’autorizzazione di reclutare truppe mercenarie) che erano disposti a versare. Soprattutto in Francia e in Italia, in certi periodi, erano presenti complessivamente fin oltre 300.000 soldati svizzeri.
Per quanto riguarda l’Italia, i soldati svizzeri contribuirono a rimodellare in varie occasioni il complicato panorama politico sia che fossero alle dipendenze del re di Francia e sia che combattessero con questo o quello Stato contro i francesi o altri nemici continentali. L’intervento degli svizzeri fu decisivo in parecchie occasioni, ad esempio quando Carlo VII di Francia decise di sostenere i diritti degli Angioini sul Regno di Napoli (battaglia di Fornovo, 1495), ma anche quando si schierarono a fianco del Duca di Milano Massimiliano Maria Sforza, figlio di Ludovico il Moro, per la riconquista del Ducato dal dominio dei francesi, che se n’erano impossessati nel 1500.

Le guerre d’Italia
Fu proprio durante le cosiddette «guerre d’Italia» (tra il 1494 e il 1559), combattute per l’egemonia in Italia e in particolare per la conquista del Ducato di Milano, che si registrò la più grave crisi del sistema mercenario svizzero. Il gran numero di milizie straniere alle dipendenze di diversi sovrani non poteva escludere qualche problema «interno». Una parte dei mercenari era infatti schierata col re di Francia, mentre un’altra parte combatteva a fianco del Duca di Milano (1512-13) contro i francesi.
Mercenari svizzeri
Si cominciò allora a discutere, tra i Cantoni confederati, se non fosse il caso di eliminare il servizio mercenario e si tentò persino di vietarlo. Inutilmente, perché gli interessi in gioco erano molti e rilevanti. Di fatto il mercenariato svizzero (essenzialmente un servizi di fanteria) perse consistenza e importanza quando in battaglia il peso della fanteria fu pian piano soppiantato dall'avvento sempre più determinante dell’artiglieria.
Tornando alla riconquista del Ducato di Milano, è bene ricordare che le varie potenze italiane di allora non vedevano di buon occhio la penetrazione e l’egemonia francese. Nemmeno gli svizzeri si sentivano rassicurati dalla presenza francese anche al confine meridionale. La Svizzera, soprattutto il Cantone di Uri, ma anche quelli di Zurigo e di Berna, avevano interessi comuni (soprattutto commerciali) con la Lombardia e i buoni rapporti con Milano erano ritenuti vitali.
Occorre anche ricordare che grazie alla potenza militare del Cantone di Uri, l’antica Confederazione era in parte riuscita ad assicurarsi facilmente (a giudicare dalla soddisfazione della popolazione locale) il dominio sui principali passaggi alpini conquistando la Val Leventina lungo la via del San Gottardo fin dai primi decenni del Quattrocento. Dopo alterne vicende, la Leventina divenne pienamente «svizzera» insieme alla Val di Blenio e a Bellinzona nel 1503.

La battaglia di Novara
Nel 1506 Papa Giulio II scelse come sue 
guardie  del corpo 150 mercenari svizzeri,
ritenuti in quel tempo fedeli e invincibili.
In questo contesto, agli inizi del XVI secolo, si creò in Italia un vasto fronte antifrancese, di cui faceva parte anche lo Stato pontificio retto allora dal grande papa-guerriero Giulio II. A spingere questo fronte verso una guerra contro la Francia c’era un influente vescovo svizzero, il vallesano Matteo Schiner (o Schinner). Da una vittoria contro la Francia egli si aspettava non solo un indebolimento dell’egemonia francese in Italia, ma anche un rafforzamento della potenza militare e territoriale dei Cantoni confederati a livello europeo.
Quando scoppiò effettivamente la guerra contro la Francia per la riconquista del Ducato di Milano, in un primo tempo sembrò che i francesi potessero vincere senza troppe difficoltà, soprattutto dopo la battaglia di Ravenna (11 aprile 1512), favorevole ai francesi. Senonché, a causa delle forti perdite subite e alla morte del comandante dell'Armata reale francese in Italia generale Gastone de Foix, non seppero approfittarne. Ne approfittarono invece gli svizzeri che vinsero a Pavia (14 giugno 1512) e occuparono il Ducato attribuendone il governo a Massimiliano Maria Sforza, figlio di Ludovico il Moro, e assicurando una sorta di protettorato sul Ducato. Forti della vittoria conseguita, occuparono in seguito anche Domodossola, Locarno, Lugano, Mendrisio e i Grigioni.
L’anno seguente, i francesi sembravano più decisi che mai a riprendersi il Ducato e con un esercito di circa 16.000 soldati il 6 giugno 1513 affrontarono nella storica battaglia di Novara (combattuta in realtà nelle sue vicinanze) circa 10.000 mercenari confederati (tra i quali molti bernesi) al comando del vescovo di Sion Matteo Schiner. A Novara, i soldati svizzeri inflissero una pesante sconfitta all’esercito di Luigi XII, inseguito e ricacciato oltre le Alpi. Secondo alcuni storici quella di Novara fu «l’ultima vittoria della fanteria svizzera». La battaglia fu in realtà una vera carneficina perché quel giorno perirono circa 6.000 francesi e 1.500 svizzeri.

Il primo orso «bernese» nel bottino di guerra
Il bottino della Battaglia di Novara fu ingente e significativo per la Svizzera. Quale compenso «personale», il potente Schiner ricevette il marchesato di Vigevano e la designazione a vescovo di Novara. Agli svizzeri fu riconosciuto il possesso definitivo delle terre della Leventina, della Val di Blenio e di Bellinzona (già annesse tra il 1480 e il 1503) e il dominio sulla Val d’Ossola, Val Maggia, Locarnese, Luganese, Mendrisiotto e altre terre.
Venne da Novara il primo orso "bernese"
Nel bottino di guerra sottratto ai francesi c’era anche un orso, che venne portato come trofeo a Berna e sistemato in pompa magna nella Fossa degli orsi che allora si trovava all'incirca nell'attuale Bärenplatz, di fronte al Palazzo federale. E’ da quella data, col primo orso portato dall'Italia, che comincia la storia documentata della presenza degli orsi a Berna.

L’italianità nella Confederazione
Il Ducato di Milano non restò a lungo nelle mani degli Sforza perché nel 1515 i francesi tornarono a riprenderselo dopo una delle più cruenti battaglie dell’epoca, la Battaglia di Marignano (13-14 settembre 1515), nella quale persero la vita circa 6.000 soldati francesi e 10.000 svizzeri. La partecipazione degli svizzeri, autorizzata dalla Dieta dei Cantoni, era indispensabile per salvaguardare i propri interessi a sud di Bellinzona. Essi vennero salvaguardati nonostante la sconfitta e l’inevitabile egemonia francese.
Le terre «italiane» a sud del Gottardo dovranno tuttavia aspettare diversi secoli prima di essere considerate un Cantone svizzero a pieno titolo, introducendo di fatto e di diritto l’italianità nella nuova Confederazione.

Giovanni Longu
Berna 19.06.2013