25 settembre 2013

Italianità in ripresa


Si dice ormai da alcuni decenni che la lingua italiana in Svizzera sia in crisi e addirittura a rischio di sopravvivenza. Questo giudizio troppo pessimistico non tiene conto che sicuramente l’italiano non corre alcun pericolo a sud del San Gottardo in quelle regioni del Ticino e dei Grigioni che ancora oggi, dai tempi di Franscini, si chiamano «Svizzera italiana».
La vicinanza e in qualche misura, almeno sotto l’aspetto culturale, dipendenza dalla vicina Penisola la mettono al sicuro da ogni rischio di perdita del suo carattere «italiano» o «italico» (come suggerisce Remigio Ratti, presidente di Coscienza Svizzera).

Ottimismo ben riposto
Un certo pessimismo aiuta sicuramente ad essere vigilanti, ma un po’ di ottimismo non guasta, soprattutto quando questo ha fondate ragioni d’essere. Ad esempio, si dimentica spesso che in alcuni Cantoni d’oltre Gottardo, specialmente nelle grandi agglomerazioni, la presenza italofona è ancora consistente: Zurigo 66 mila, Vaud 30, Berna 28, Ginevra 26, Argovia 26, Basilea Città e Basilea Campagna 23, San Gallo 13, Soletta 10, Lucerna 9, Vallese 9, Turgovia 8, Neuchâtel 8.
Recenti rilevazioni statistiche attestano inoltre che la percentuale di utilizzatori dell’italiano in ambito familiare o professionale è ancora alta, attorno al 9%, sebbene lontana dai picchi registrati negli anni ’70 quando sfiorava il 12%.
A rafforzare un ragionevole ottimismo ci sono inoltre almeno altri due elementi confortanti.
Ticino in prima linea
Il primo è la presa di coscienza del Cantone Ticino, che ritiene finalmente suo compito (insieme alla Confederazione) tutelare l’italiano e l’italianità anche fuori del proprio territorio. I risultati cominciano a vedersi. Mi riferisco in particolare alle numerose prese di posizione delle autorità cantonali ogniqualvolta si manifesta la minaccia di chiusura di corsi o eliminazione di cattedre d’italiano, al rafforzamento dell’intergruppo parlamentare «Italianità» animato dai rappresentanti della Deputazione della Svizzera italiana, al sostegno alla nuova delegata al plurilinguismo Nicoletta Mariolini perché le vengano conferite sufficienti competenze per fare applicare la normativa vigente nell’amministrazione federale.

Il ruolo della Corsi e della RSI
Il secondo elemento è il coinvolgimento diretto della Corsi (Società cooperativa per la Radiotelevisione svizzera di lingua italiana) e della RSI (Radiotelevisione svizzera di lingua italiana) nella valorizzazione della lingua e della cultura italiane anche oltre Gottardo. Lo scorso 11 settembre è stata appositamente organizzata una tavola rotonda a Berna su «RSI e italianità», che ha avuto come protagonisti, oltre a un folto pubblico e numerosi giornalisti, personalità di spicco nel settore: Roger de Weck, direttore generale della SRG-SSR, Nicoletta Mariolini, delegata al plurilinguismo dell’amministrazione federale, Remigio Ratti, presidente di Coscienza svizzera, Silva Semadeni, consigliera nazionale dei Grigioni, Guglielmo Bozzolini, direttore dell’ECAP (Centro per la formazione migranti) di Zurigo. 
Luigi Pedrazzini, presidente della Corsi
Il dibattito, introdotto dal presidente della Corsi Luigi Pedrazzini, è stato poi moderato da Diego Erba, coordinatore del Forum per l’italiano in Svizzera.
Il dibattito, grazie anche all’alta qualità dei vari interventi, è servito a mio parere soprattutto a mettere in luce che il plurilinguismo svizzero è «una sfida non certo facile» (Roger de Weck), ma che può e dev’essere affrontata, e può essere vinta, col coinvolgimento di tutti gli interessati, autorità (anche italiane), istituzioni, insegnanti, cittadini che hanno a cuore la salvaguardia della lingua e cultura italiane ma anche la tutela dell’intero patrimonio culturale della Svizzera.

Molti protagonisti
Infine, non posso non accennare, a un elemento incoraggiante che si sta diffondendo in tutta la Svizzera tedesca e francese: l’Università delle tre età (UNITRE). E’ una moderna forma di tenere fede al principio dell’universalità del sapere di origine medievale, che si avvale come supporto della lingua italiana. Proprio in queste settimane le varie sedi iniziano l’anno accademico 2013/2014 con un’ampia varietà di corsi di cultura generale e per il tempo libero.
Bisognerebbe interessarsi maggiormente a queste istituzioni che offrono un notevole contributo a mantenere vive la lingua e la cultura italiana, ma anche a far conoscere meglio le istituzioni e il panorama culturale svizzeri.
In conclusione, se il realismo è d’obbligo, nella complessa problematica riguardante il plurilinguismo e in particolare l’italianità, un po’ di ottimismo non è avventato.

Giovanni Longu
25 settembre 2013

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