04 settembre 2013

A quando l’accordo Rubik tra Italia e Svizzera?


Di tanto in tanto si viene a sapere, dalla Svizzera, che le trattative con l’Italia sulle questioni fiscali sono a buon punto. Perché non sono ancora definitivamente concluse? E’ mai possibile che in Italia nessuno pensi a dare un’accelerata e porre fine a questa annosa questione? Trovo sorprendente che s’incontrino tante difficoltà a trovare le coperture per eliminare l’IMU, evitare l’aumento dell’IVA, rifinanziare la cassa integrazione in deroga e quant’altro e non si faccia almeno un pensierino alle (notevoli) risorse che potrebbero giungere dalla Svizzera a conclusione dell’accordo fiscale.

Non so se il modello Rubik per questo tipo di accordi in materia fiscale sia il meglio del meglio, ma so che funziona. Ciò che molti non hanno capito è che esso mira a regolarizzare i fondi depositati in passato nelle banche svizzere, non i depositi futuri. Per il futuro la Svizzera è infatti sempre più disponibile a uno scambio automatico di informazioni, ma prima bisogna chiudere la vertenza riguardante il passato.

Paesi come la Gran Bretagna e l’Austria che hanno trovato l’accordo basato sul quel modello ne stanno già beneficiando. L'Amministrazione federale delle contribuzioni ha diffuso nei giorni scorsi una tabella da cui risulta che i due Paesi hanno già incassato importi per diversi milioni. Tra luglio e agosto la Svizzera ha versato 405 milioni di sterline alla Gran Bretagna e 671,4 milioni di euro all'Austria. Altri pagamenti, di importi variabili, avverranno fino al 31 luglio 2014 a scadenza mensile.

Qualcuno del governo italiano, preoccupato di dove trovare i soldi che servono per sopravvivere, dovrebbe provare a calcolare anche solo approssimativamente quanti euro avrebbe ricevuto a quest’ora l’Italia, dato che i depositi italiani in Svizzera frutto di decenni di evasione sono di gran lunga superiori a quelli degli austriaci e britannici messi insieme.

Oltre ai versamenti diretti è interessante notare che grazie a questo accordo sia la Gran Bretagna che l’Austria stanno già beneficiando anche dell’emersione di ingenti patrimoni per diversi miliardi di sterline e di euro depositati nelle banche svizzere, appartenenti a cittadini dei due Paesi. E’ vero che gli evasori che optano per l’imposta liberatoria alla fonte continueranno a beneficiare dell’anonimato, ma intanto lo Stato recupera l’evasione pregressa, che per l’Italia deve trattarsi di diversi miliardi di euro.
Che aspetta il governo italiano a perfezionare l’accordo di cui si discute ormai da anni mentre il tesoretto che potrebbe giungere dalla Svizzera rischia di assottigliarsi man mano che passa il tempo?

Giovanni Longu
Berna, 4 settembre 2013

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