04 aprile 2012

Quanta italianità c’è a Berna! (1a parte)

Che esistano forti legami tra Berna e l’italianità è evidente. Per rendersene conto basterebbe una breve passeggiata dalla Piazza della stazione in direzione della vecchia Fossa degli orsi (Bärengraben), percorrendo dapprima la Spitalgasse fino alla Torre delle prigioni, poi, dopo aver dato sulla destra uno sguardo al maestoso Palazzo federale, la Marktgasse fino alla Torre dell’Orologio, quindi in leggera discesa la Kramgasse e la Gerechtigkeitsgasse. Attraversato il ponte di Nydegg si giunge alla vecchia Fossa degli orsi.

Se questi monumenti e queste vie potessero parlare… si scoprirebbe quanta italianità è contenuta in questo gioiello urbanistico considerato patrimonio dell’umanità dall’Unesco. Ma anche in assenza di un racconto originale, lungo la nostra ipotetica passeggiata è facile incontrare molti indizi dei forti legami tra Berna e l’italianità.
Già dopo il primo tratto di strada, basta dare uno sguardo fuggevole al Palazzo federale per ritrovarvi a grandi linee lo stile rinascimentale di celebri palazzi fiorentini. Anche la Torre delle prigioni e la Torre dell’orologio, testimoni austeri ed eleganti di un glorioso passato, contengono, come si vedrà, elementi d’italianità. Per non parlare delle numerose fontane, anch’esse in stile rinascimentale, che abbelliscono la città vecchia e che meritano un cenno a parte.

Portici medievali della Kramgasse attorno al 1900
Persino i famosi portici di chiara origine medievale rinviano a un’epoca ancor più lontana, quella degli antichi fori romani. Poiché Berna fino al XV secolo non di disponeva di una piazza del mercato, gli scambi avvenivano per così dire davanti alla porta di casa, ma al coperto, sotto i portici.

Italianità radicata …
L’italianità è radicata profondamente in questa città anche nel tessuto sociale e culturale soprattutto dopo la proclamazione di Berna capitale federale (1848). Da allora, infatti, l’italianità è entrata a far parte attraverso i ticinesi delle istituzioni federali concentrate soprattutto a Berna. Quasi contemporaneamente è iniziata anche la migrazione di molti lavoratori italiani chiamati per costruire ogni sorta di palazzi e manufatti che via via si rendevano indispensabili per il buon funzionamento delle istituzioni federali e per soddisfare gli svariati bisogni di una popolazione in forte crescita. Non erano solo braccia, ma persone che con le loro organizzazioni, le loro particolarità mediterranee e il loro modo di essere finirono col tempo per integrarsi nel tessuto sociale bernese contribuendo a trasformarlo e arricchirlo.
Nella nostra ipotetica passeggiata, in mezzo alle tante persone che si possono incontrare, è ormai difficile distinguere gli italofoni dai bernesi se non quando comunicano, magari ad alta voce, in un italiano non sempre preciso perché spesso intercalato con espressioni in bernese. Non che l’italiano a Berna si sia imbastardito. Riesce infatti a sopravvivere senza grandi difficoltà non solo nelle organizzazioni italiane e nelle istituzioni scolastiche e universitarie, ma anche nell’Amministrazione federale, dove soprattutto i funzionari italofoni ne garantiscono il plurilinguismo. A Berna l’italiano è pur sempre, ancora, la seconda lingua dopo il tedesco. E’ però evidente che l’italiano è in forte calo, non solo per il rientro in Italia della maggior parte degli immigrati della prima generazione e il forte grado d’integrazione degli italiani o italo-svizzeri di seconda e terza generazione, ma anche perché a Berna «la lingua» di comunicazione è soprattutto il «berndütsch».

… fin dalle origini
Proseguendo il nostro percorso attraverso la Berna «medievale» giungiamo in vista del fiume Aare. Sostando sul grande ponte di Nydegg, ci accorgiamo di trovarci proprio sulla punta della penisola formata dall’ansa del fiume, luogo storico della nascita di Berna. Ed è proprio da qui che conviene partire, oltre che per tornare al punto di partenza della nostra passeggiata, per evidenziare i legami tra Berna e l’italianità fin dalle origini della città.

Quartiere di Nydegg (s.) dove fu fondata Berna

Secondo una Cronica del 1309, Berna sarebbe stata fondata nel 1191 dal duca Bertoldo V di Zähringen. A prescindere dall’anno esatto della fondazione, l’epoca va situata sicuramente attorno a quella data e anche sul casato del fondatore non ci sono dubbi. Si tratta della potente famiglia tedesca degli Zähringen, che avevano possedimenti non solo in Germania (Brisgovia), ma anche in Francia (Borgogna), in Austria (Carinzia), in Svizzera e in Italia. Qui Bertoldo IV, padre del fondatore di Berna, aveva ottenuto dall’imperatore Federico I il Barbarossa il titolo di marchese di Verona. Dopo la fondazione di Berna, la comune appartenenza delle due città agli Zähringen, ha creato in alcuni cronisti dell’epoca qualche confusione e uno scambio di nomi. Talvolta, infatti, Berna veniva chiamata «Verona in Uechtlanden» e Verona «Welsch-Bern». In seguito si preferì la distinzione tra «Deutsch-Bern» e «Welsch-Bern»; ma finì per imporsi definitivamente Bern.
A parte questa origine singolare e lo scambio di nomi, le storie delle due città si svilupparono indipendentemente, anche perché alla morte di Bertoldo V (1218) la dinastia degli Zähringen si estinse e Berna entrò a far parte del Sacro Romano Impero, godendo di ampie autonomie come «città libera».
Per secoli i rapporti tra Berna e l’italianità rimasero occasionali e superficiali anche nel periodo d’influenza savoiarda. Bisognerà aspettare il XV secolo per trovare segni d’italianità, soprattutto nella cultura e nell’arte.

Lo sviluppo di Berna
Dal 1191 Berna conobbe uno sviluppo incessante anche se a ritmi molto diversi. L’insediamento originario si estendeva dalla punta della penisola formata dall’ansa del fiume Aare, l’attuale quartiere di Nydegg, fino alla prima cinta muraria che aveva la principale porta a ovest nella Torre dell’Orologio (Zeitglockenturm) e due altre porte laterali a nord e a sud verso il fiume. Ad est, il passaggio all’altro lato del fiume avveniva originariamente con un traghetto e successivamente attraverso un ponte dapprima in legno (1256-1460) e poi in muratura (1461-1487). A protezione dell’importante passaggio gli Zähringen avevano costruito un castello-fortezza, il Castello di Nydegg, di cui si conserva solo qualche piccola traccia, distrutto attorno al 1270.  
La Kramgasse e la Torre dell'Orologio

La Torre dell’Orologio giunta fino ai nostri giorni non è quella originaria costruita nella prima metà del XIII secolo, ma il risultato di numerosi interventi dei secoli successivi. Il celebre orologio fu realizzato nel 1527-1530 e anch’esso ha subito numerose revisioni. Osservando la parte alta del meccanismo al momento del rintocco delle ore, a chi conosce Venezia non può sfuggire la somiglianza tra questo automa che sembra colpire la campana e i due mori del Campanile di San Marco del 1497, che sicuramente l’hanno ispirato, come risulta anche dalla somiglianza della figura e dell’armatura. L’italianità cominciava a farsi sentire… e vedere.
Grosse e Kleine Schanze nel XVII sec.
Con gli anni e l’incremento della popolazione, tra il 1256 e il 1344, Berna si estese ulteriormente in direzione est-ovest (lungo l’asse principale costituito dalle strade attuali Gerechtigkeitsgasse, Kramgasse, Marktgasse e Spitalgasse) e spostò la sua difesa fino ad una seconda cinta muraria che ebbe la sua porta principale in quella che oggi viene chiamata la Torre delle prigioni (Käfigturm), eretta nel 1256. E’ l’epoca in cui Berna può contare sulla protezione dei Savoia (subendone per altro l’influenza) contro i continui attacchi dapprima dei conti di Kyburg e poi degli Asburgo.
In una successiva fase espansiva, dopo il 1344, le fortificazioni vennero spostate in corrispondenza dell’attuale stazione ferroviaria per una lunghezza di 1200 metri e successivamente (1622-1634) rafforzate con due bastioni principali a forma poligonale (Grosse Schanze, dove ora sorge l’università, e Kleine Schanze, ora adibita a parco, col monumento all’Unione postale universale), secondo un modello di sistema difensivo sviluppato nell’Italia centrale all’inizio del XVI secolo. L’accesso principale alla città fortificata era costituito dalla porta-torre di San Cristoforo (Christoffelturm), demolita nel 1865, dopo che gran parte delle fortificazioni erano già state rase al suolo. Una strada sta ancora a ricordare queste fortificazioni (Bollwerk). Nel XVIII secolo, tuttavia, la città aveva già cominciato ad espandersi oltre la cinta muraria. (Fine prima parte)

Giovanni Longu
Berna, 4 aprile 2012