06 giugno 2012

Sguardo sull’Italia: catastrofi e scandali



In queste ultime settimane, la stampa svizzera dedica molta attenzione agli eventi italiani, segno evidente che in Svizzera si ritiene molto importante ciò che accade nei Paesi vicini, ma senza rinunciare a sottolineare qualche aspetto (negativo) di distinzione.

Ovviamente tutti i media svizzeri hanno dato ampio risalto al terremoto in Emilia, non solo per la gravità della catastrofe in sé, ma anche perché l’opinione pubblica è venuta a sapere che le regioni colpite erano (e si spera che continuino presto ad essere) tra le più produttive d’Italia e persino d’Europa. Oltretutto ad esse si ricollegano alcuni prodotti di eccellenza ben noti anche in Svizzera quali parmigiano, pasta, prosciutto e motori. Alcuni organi di stampa non hanno evitato tuttavia di evidenziare come anche in queste regioni spesso si costruisca senza tener conto delle norme antisismiche.

Fra intrighi e veleni
Per qualche giorno, come noto, si è parlato anche di una specie di terremoto in Vaticano in seguito alla pubblicazione di documenti riservati e persino privati rubati dalle stanze del Papa, che ha scatenato ogni possibile (e impossibile) ipotesi, dagli scandali vaticani agli intrighi cardinalizi … fino alle dimissioni dello stesso Benedetto XVI. Al confronto, ben poco spazio è stato riservato alle tematiche pastorali e a quelle riguardanti la famiglia cristiana.
Purtroppo a far notizia a fine mese è stata anche un’altra tragedia che ha colpito il mondo dello sport italiano, non per un evento naturale imprevedibile, ma per l’irresponsabilità e l’ingordigia di alcuni sportivi, ossia lo scandalo delle scommesse calcistiche. Significativi i titoli dei due principali quotidiani svizzeri, il Tagesanzeiger e la Neue Zürcher Zeitung, il 31 maggio scorso.
Il Tagesanzeiger sbatteva addirittura il mostro in prima pagina, come si dice, non limitandosi tuttavia a indicare solo lo scandalo italiano, ma anche il possibile coinvolgimento del calcio svizzero. Questo sarebbe, infatti, per l’opinione pubblica svizzera il vero scandalo, se venissero confermati i sospetti che interessano da tempo sia la Procura federale che la magistratura ticinese.
La Neue Zürcher Zeitung relegava la notizia delle scommesse a pagina 21 nella rubrica «Opinioni e Dibattiti» col titolo: «Das Gift im Calcio», il veleno nel calcio. L’opinionista rilevava come da questa faccenda la credibilità del calcio italiano ne esca molto danneggiata, soprattutto dopo i numerosi arresti e le decine di perquisizioni delle ultime settimane.
E’ rimbalzato anche sulla stampa svizzera lo sfogo del premier Monti alla vista delle macerie morali del calcio italiano, per cui auspicherebbe, come privato cittadino indignato, due, tre anni di sospensione. Naturalmente, anche in Svizzera si preferisce che si colpiscano i colpevoli piuttosto che penalizzare il calcio.

Rubik ancora in primo piano
A tenere ancora banco sono pure gli accordi bilaterali sul modello Rubik, quelli già conclusi con Germania, Gran Bretagna e Austria e quello ancora da negoziare con l’Italia. Se la Svizzera comincia a tirare un sospiro di sollievo per l’approvazione di questi accordi da parte delle Camere federali, il Ticino resta ancora col fiato sospeso in attesa dei risultati del negoziato in corso con l’Italia e specialmente del prossimo incontro tra il Presidente del Consiglio Mario Monti e la Presidente della Confederazione Eveline Widmer-Schlump. Qualche timore, infatti, serpeggia sugli oneri che potrebbe essere chiamato a sopportare il Ticino se l’aliquota da pagare dovesse risultare troppo alta.
Probabilmente per dovere di cronaca la stampa svizzera ha registrato anche l’idea rilanciata da Berlusconi (con qualche sorpresa da parte di chi lo riteneva già fuori gioco, se non proprio già nel sarcofago, secondo l’immagine satirica provocatoria dei suoi detrattori, riportata anche da quasi tutti i media svizzeri!) del semipresidenzialismo, ossia dell’elezione diretta del capo del governo a doppio turno (come in Francia). Quasi contemporaneamente, ma evidentemente senza alcuna relazione, si faceva notare che in Svizzera il Consiglio federale respinge l’iniziativa dell’Unione democratica di centro (UDC) dell’elezione popolare diretta del Consiglio federale. Del resto in molti si chiedono perché cambiare sistema se finora ha sempre funzionato almeno discretamente bene. Ma si potrebbe dire altrettanto degli innumerevoli governi che si sono succeduti in Italia, molto spesso in seguito a elezioni anticipate?

Giovanni Longu
Berna, 6.6.2012

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