25 gennaio 2012

La crisi italiana vissuta dagli italiani

Mi è capitato di leggere che la crisi italiana non sarebbe altro che un’espressione della crisi più generale dell’Eurozona, dovuta alla fragilità dell’euro. Mi pare un errore grossolano imputare all’euro la difficile situazione che attraversano alcuni Paesi compresa l’Italia, perché una moneta non ha mai colpa, semmai sono colpevoli coloro che non la sanno usare o la usano male, per esempio speculandoci. Tanto è vero che ad alcuni Paesi che l’hanno adottata ha portato sicuramente bene e meno bene ad altri. Alla Germania, ad esempio, l’euro ha certamente giovato, favorendo il suo sviluppo dopo la riunificazione, l’alto tenore di vita dei suoi cittadini e la sua consacrazione del Paese come indiscussa superpotenza europea, che cresce persino nei periodi di crisi internazionale e fa diminuire la sua quota di disoccupati quando altrove aumenta.

Tutta colpa dell’euro?
Mi è capitato anche di leggere che per alcuni Paesi sarebbe addirittura conveniente uscire dall’euro: per i più deboli perché non riescono a mantenere il ritmo dei primi della classe, per i più forti perché stando in cordata con i pericolanti potrebbero finire anch’essi nel burrone. Difficile, credo per chiunque, avere certezze in questo momento. Dipenderà da come evolverà la situazione nei prossimi mesi, da una parte se la Germania e pochi altri Paesi forti saranno ancora disposti a sostenere l’euro a tutti i costi per favorire il risanamento dei conti pubblici di Paesi fortemente indebitati come l’Italia e la Grecia, e dall’altra se questi ultimi riusciranno a sopportare a lungo la terapia dell’austerità e del rigore imposta dai primi.
Il meno che si possa dire è che l’Italia del governo Monti sta assaporando in questi mesi l’amarezza della medicina confezionata soprattutto in Germania. Quel che non si sa è se le misure recessive finora adottate potranno essere sopportate a lungo, visto che l’Italia è già in recessione e avrebbe bisogno invece di crescere.
Invano anche il governo Monti, come aveva già tentato quello precedente, ha chiesto l’aiuto dell’Unione Europea, perché anche l’economia dell’Eurozona è in recessione o cresce pochissimo. Di più, l’Unione Europea è sotto questo aspetto debole, perché non ha una politica economica, monetaria e fiscale unitaria e non ha nemmeno una banca centrale come prestatore di ultima istanza. In questa situazione, il dubbio sulla solvibilità (cioè la capacità di far fronte ai propri debiti pubblici) di Paesi come la Grecia, ma anche della Spagna e dell’Italia permane.

Cresce il disagio
Questa situazione è vissuta drammaticamente da moltissimi italiani, che di tutti i provvedimenti adottati finora dal governo finalizzati all’equità e allo sviluppo colgono solo l’aspetto penalizzante dell’aumento delle tasse e dei sacrifici imposti alle famiglie meno agiate. Soprattutto il ceto medio si trova in grave difficoltà.
Molti contribuenti sono esasperati e se finora hanno trovato una sorta di via d’uscita nell’evasione fiscale, d’ora in poi questa via sarà loro preclusa, grazie alla lotta intransigente del governo Monti di far pagare le tasse a tutti. Forse proprio a causa dei drastici provvedimenti antievasione la rabbia di molti contribuenti cresce ulteriormente, perché a fronte di un prelievo fiscale ritenuto eccessivo (che si sta avvicinando al 50% della produzione interna lorda) non vedono affatto crescere l’equità fiscale, per cui tutti dovrebbero pagare in proporzione al loro reddito e al capitale posseduto e lo Stato dovrebbe ridurre notevolmente le proprie spese.

Urge la crescita
Non è giustificato, ma è un fatto, che dall’insediamento del governo Monti, la fuga di capitali all’estero, soprattutto in Svizzera, è in costante aumento. E’ un vero peccato che all’Italia vengano così a mancare ulteriori risorse utilissime all’indispensabile crescita, ma bisognerebbe anche chiedersi onestamente se al riguardo la cura Monti sia stata finora azzeccata. Solo la crescita economica è infatti in grado non solo di rassicurare i mercati internazionali sulla solvibilità dell’Italia, ma anche di consentire una diminuzione significativa del debito pubblico.
Nemmeno le recenti misure adottate per favorire la crescita attraverso le liberalizzazioni sembrano appropriate. Per quanto giustificate esse non produrranno infatti i loro effetti che sul lungo periodo. Eppure alcuni incentivi alla crescita avrebbero potuto essere reperiti subito tagliando gli sprechi, vendendo beni inutilizzati dello Stato, dando una decisa sforbiciata ai costi della politica. Gli italiani avrebbero visto in queste misure segnali di ottimismo e il disagio sociale, invece di aumentare, sarebbe forse diminuito.

Giovanni Longu
Berna 25.01.2012

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