16 novembre 2011

Lunga vita a Neuchâtel millenaria

Neuchâtel, capitale dell’omonimo Cantone (nella Confederazione dal 1815), sede universitaria e importante centro di ricerca nel campo della microtecnica e delle nanotecnologie. E’ una città relativamente piccola per numero di abitanti (circa 32.000) ma ricca di storia, di arte e di cultura, tutta da scoprire, per chi ancora non la conosce.
Neuchâtel celebra quest’anno il primo millennio di vita. Risale infatti al 1011 la prima menzione della città. In realtà le sue origini si perdono nella preistoria, come testimoniano la scoperta di un villaggio neolitico nella zona dei Giardini inglesi e il ricco parco archeologico del Latenium nel vicino comune di Hauterive. Ma è sicuramente attorno al Mille che l’agglomerato primitivo cominciò a svilupparsi partendo dalla collina verso il lago, come testimoniano i resti delle prime fortificazioni e i basamenti delle tre torri ancora esistenti, ricostruite in periodi successivi (Torre del mastio, Torre delle prigioni e Torre detta di Diesse).

Il Castello e la Collegiata
Della sua rapida ascesa e del periodo del suo massimo sviluppo sotto i conti di Neuchâtel, la città conserva numerose vestigia, che per ristrettezza di spazio, vengono qui appena accennate. La massima concentrazione di questi segni, risalenti ai primi secoli dopo il Mille, si trovano sulla collina del castello, con il Castello, già dimora dei conti di Neuchâtel, e la Collegiata di Nostra Signora (Notre-Dame), oggi chiesa evangelica, un edificio romanico-gotico, rimaneggiato più volte dopo la Riforma protestante (introdotta nel 1530 da Guillaume Farel).
Neuchâtel fu più volte distrutta e ricostruita. Un incendio del 1450 risparmiò solo una dozzina di case e un altro incendio del 1714 distrusse una sessantina di case nella zona sottostante il Castello. Dopo ogni disgrazia la città risorgeva più solida e più bella, come dimostrano ad esempio la sfilata di case ricostruite dopo il 1714 lungo la via del Melo (rue du Pommier, al cui n. 1 si trova un palazzo signorile del Settecento, oggi tribunale). Passeggiando nel centro storico sono numerose le occasioni per soffermarsi ad ammirare i segni di un’epoca in cui Neuchâtel, città ricca e prestigiosa, era a capo di una contea prima e di un principato dopo (dal 1648) e si avvaleva di rinomati architetti per edificare palazzi e fontane.

Palazzi e fontane
Giusto per fare qualche esempio, una delle costruzioni più interessanti della città vecchia è la famosa Maison des Halles, un vecchio mercato coperto per granaglie e tessuti, in stile rinascimentale, situato nell’elegante Place des Halles. Nella città vecchia s’incontrano anche splendide fontane cinquecentesche, che un tempo non avevano certo la funzione ornamentale di oggi: Fontana del Banneret, Fontana della giustizia, Fontana del grifone (da cui, in occasione di alcune feste popolari, sgorgava vino invece dell’acqua), Fontana del gonfaloniere, ecc.
Tra i monumenti architettonici neocastellani che meritano di essere qui ricordati, edificati tra la fine del Settecento e la fine dell’Ottocento, non si può fare a meno di citare il Palazzo DuPeyrou (una sontuosa villa padronale del XVIII sec. fatta costruire da Pierre Alexandre DuPeyrou, grande amico di Jean-Jacques Rousseau e divulgatore delle sue opere), ma anche il Municipio (Hôtel-de-Ville), con facciata monumentale in stile neoclassico, il Collegio Latino, l’edificio centrale dell’Università, il Museo d’arte e di storia, la Posta centrale, ecc.
Neuchâtel è rimasta città vivace e aperta alla modernità anche in architettura, come dimostrano le costruzioni più recenti della nuova Scuola superiore di commercio, del Centro svizzero di ricerche in elettronica e microtecnica, della Facoltà di lettere dell’Università nel quartiere in riva al lago delle Belle Arti e delle Jeunes Rives (dove venne ospitata gran parte dell’Expo.02). Meritano di essere menzionati anche le recenti realizzazioni nella zona alta della città (nei pressi della stazione ferroviaria), i due grandi edifici dell’Ufficio federale di statistica e il complesso urbanistico modello (Ecoparc), dove sono ospitati fra l’altro il nuovo Conservatorio e la Scuola universitaria professionale dell'arco giurassiano.

Città d’arte e di cultura
Neuchâtel è, come detto, una città d’arte e di cultura, non solo per l’ottima conservazione del suo nucleo monumentale medievale e sette-ottocentesco, per l’Università e vari istituti di ricerca, ma anche per alcune altre istituzioni di prestigio. Come non ricordare, per esempio, i musei di Archeologia e di Etnografia e soprattutto il già citato Museo d’Arte e di Storia? In quest’ultimo sono conservati tre famosi androidi o automi: lo scrivano, il disegnatore e il musicista, costruiti da Pierre Jaquet-Droz e dal figlio Henri-Louis tra il 1770 e il 1773, ancora funzionanti. Né va dimenticato il prestigioso Centro Dürrenmatt, dedicato all’opera letteraria e pittorica del grande scrittore svizzero, in un edificio armonioso realizzato da Mario Botta.

Neuchâtel e gli immigrati italiani
Neuchâtel è una città e un cantone che ha avuto e continua ad avere un forte legame con gli «immigrati» italiani. In questo cantone, che introdusse nella sua costituzione il diritto di voto degli stranieri fin dal 1850, l’integrazione degli stranieri è un impegno costante, anche se non sempre i risultati sono stati confortanti. Soprattutto nei primi decenni del secondo dopoguerra, molti immigrati italiani si sentivano discriminati e umiliati. Un’immigrata di quel periodo ricorderà anni più tardi: «Ci si trovava fra noi [immigrati], gli svizzeri in quel periodo ci evitavano, eravamo solo mano d’opera niente altro… Era una sofferenza fisica e morale. Non si capiva, eravamo buoni solo per il lavoro ma per il resto non eravamo accettati».
In effetti la storia dell’immigrazione italiana a Neuchâtel e nel Cantone ha avuto periodi di grande chiusura e grande apertura. E’ possibile che abbia costituito per lungo tempo un ostacolo all’integrazione la diversità di confessione religiosa e di orientamento politico: rigidamente protestanti e conservatori i neocastellani, cattolici e di sinistra gli immigrati italiani. Per lungo tempo l’intesa è stata difficile, mai impossibile.

Integrazione religiosa e politica
Fino alla fine dell’Ottocento, i cattolici a Neuchâtel erano una esigua minoranza, che non disponevano nemmeno di una chiesa, ma tenevano i loro culti in una cappella nel quartiere della Maladière. Fu solo quando cominciarono ad arrivare numerosi gli immigrati italiani, negli ultimi decenni dell’Ottocento, che la città venne incontro alle richieste dei cattolici, rappresentati dalla Società libera dei cattolici romani di Neuchâtel, e mise loro a disposizione un terreno nella zona bassa della città sottratta alle acque del lago, dove sorgerà, tra il 1897 e il 1906, la chiesa dedicata a Nostra Signora dell’Assunzione, elevata al rango di Basilica dal papa Benedetto XVI nel 2008. La singolarità di questa chiesa è data anche dal suo colore rosso, dovuto alla pietra artificiale utilizzata. Per la sua costruzione non fu richiesto alcun aiuto statale. Il denaro necessario fu raccolto facendo appello alla generosità dei cattolici e al sostegno delle istituzioni cattoliche. Negli appelli dei sostenitori dell’iniziativa s’invocava spesso la difesa della fede cattolica contro la «devastazione delle sette protestanti».
Oggi, evidentemente, la convivenza fra cattolici e protestanti è assolutamente pacifica, come quella tra conservatori e progressisti. Al riguardo è utile ricordare che gli stranieri e gli italiani in particolare, fino a pochi decenni orsono, non hanno fatto grande uso del diritto di voto a livello cantonale concesso loro dalla costituzione. Furono le circostanze e soprattutto la diffusa xenofobia degli anni Sessanta e Settanta che spinse alcune organizzazioni di immigrati, e specialmente la locale Colonia libera italiana, a mobilitare politicamente i numerosi italiani residenti nella città e nel cantone di Neuchâtel. Vitaliano Menghini, un italiano allora presidente della Colonia, costituì negli anni Ottanta un vero e proprio partito politico svizzero chiamato «Solidarités», orientato a sinistra e finalizzato soprattutto alla lotta contro il razzismo e all’ottenimento del diritto di voto a livello comunale e di eleggibilità sia a livello comunale che cantonale. Oggi (dal 2007) gli stranieri del Cantone di Neuchâtel hanno il diritto e di eleggibilità a livello comunale, mentre il diritto di eleggibilità a livello cantonale non è stato ancora raggiunto, ma la lotta continua, assicurano i fautori di questo diritto.
Il partito di Menghini ha avuto un buon successo elettorale nelle elezioni del consiglio comunale del 2000, riuscendo addirittura a rovesciare l’equilibrio politico nel comune di Neuchãtel, amministrato da forze di destra sin dal 1848, l’anno della sua istituzione. Nel 2004 riuscì persino a far eleggere sindaco un membro del partito. Naturalmente nel partito Solidarités non militano solo italiani, ma è significativo di quanto anche gli stranieri, se ben integrati, possono ottenere col loro impegno e la loro partecipazione in campo sociale, politico e culturale.

Giovanni Longu
Berna, 16.11.2001