13 gennaio 2010

In vigore la legge federale sulle lingue

(L'ECO, 13.01.2010)
Dopo una pluriennale gestazione, il 1° gennaio 2010 è entrata in vigore in vigore la legge federale sulle lingue. La legge era già stata approvata il 5 ottobre 2007, ma è mancata finora la volontà politica di applicarla, anzi manca ancora l’ordinanza di applicazione. Anche per questo, quando nel dicembre scorso il Consiglio federale ne ha dato l’annuncio, la notizia non ha suscitato alcun entusiasmo nemmeno tra coloro che l’attendevano da anni.
Eppure si tratta di una legge importante perché fornisce la base legale per tutte quelle misure che mirano a «rafforzare il quadrilinguismo quale elemento essenziale della Svizzera, consolidare la coesione interna del Paese, promuovere il plurilinguismo individuale e il plurilinguismo istituzionale nell’uso delle lingue nazionali, salvaguardare e promuovere il romancio e l’italiano in quanto lingue nazionali».
Sarà opportuno, fra qualche settimana o mese, osservare più da vicino i singoli elementi riguardanti in particolare l’italiano, ma conviene sottolineare da subito che le istituzioni italiane che operano nel settore, soprattutto nei corsi di lingua e cultura, dovrebbero approfondire la portata di questa legge ed in particolare dell’articolo 22, che prevede crediti della Confederazione ai Cantoni dei Grigioni e Ticino «per il sostegno di: a. misure destinate a salvaguardare e promuovere le lingue e culture romancia e italiana; b. organizzazioni e istituzioni che si impegnano a livello sovraregionale per la salvaguardia e la promozione delle lingue e culture romancia e italiana; c. attività editoriali nella Svizzera romancia e italiana».
Purtroppo questa legge interviene con molto ritardo sul problema delle lingue e a soffrirne è soprattutto l’italiano, in costante perdita di parlanti e soprattutto di scriventi. Sarebbe tuttavia un peccato non rendersi conto che agli italofoni oggi è data forse l’ultima occasione per una presa di coscienza generale sull’importanza dell’italiano come lingua nazionale ed elemento determinante della coesione del Paese.
Questa presa di coscienza dovrebbe tuttavia comportare anche l’impegno di unire le forze, senza distinzione di nazionalità, tra tutti gli italofoni, istituzioni e individui, per difendere il carattere nazionale e ufficiale della lingua italiana in Svizzera, promuoverne l’apprendimento soprattutto nelle scuole di ogni ordine e grado, diffonderne l’uso nelle comunicazioni ufficiali (Confederazione, Cantoni, Città principali, uffici pubblici, musei, ecc.) e nell’informazione generale.
Se invece si continuerà a procedere in ordine sparso e ogni istituzione brigherà per conto suo non ci sarà scampo: l’italiano continuerà il suo inesorabile declino, con buona pace degli estimatori dell’idioma dantesco e del Paese dove il «sì» suona.
Giovanni Longu
Berna 10.01.2010

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