20 dicembre 2009

Robbiani, l’extracomunitario

Così Dario Robbiani si era definito nel 1993. Ricordava che anche lui, quando divenne direttore di Euronews dovette «emigrare” e sottomettersi alla trafila burocratica degli extracomunitari, compresa la visita medica. Esattamente come gli svizzeri avevano sempre fatto «in modo indignitoso» con gli immigrati.
Dario Robbiani è stato dei pochi che durante la sua carriera giornalistica e politica si è sempre schierato dalla parte degli immigrati, denunciando con coraggio le privazioni e le violazioni a cui erano sottoposti. Rimproverava ai connazionali di essere chiusi nelle loro tradizioni, gelosi dei propri piccoli interessi, a tal punto da sentirsi «minacciati dai nuovi arrivati», i «Cìnkali», perché disposti ad accettare salari più bassi, pur di risparmiare «soldi, pochi, maledetti e subito». Rimproverava loro soprattutto la mancanza di apertura, la miopia di vedere negli immigrati «braccia lavorative» senza accorgersi che erano uomini, la cocciutaggine di preferire di essere «extracomunitari» piuttosto che aprirsi all’Europa.
Anche sul fronte della difesa della lingua italiana Robbiani è stato coraggioso, ma purtroppo inascoltato. L’italiano, sosteneva agli inizi degli anni ‘90, «è svizzero e non solo ticinese». E quando il parlamento elvetico ribadì il principio della territorialità delle lingue, egli non esitò a denunciare che in tal modo gli italofoni fuori del Ticino, ossia la maggioranza, erano solo «ospiti, forestieri». Ma in tal modo gli italofoni che erano quasi il 10% della popolazione svizzera finivano per contare solo poco più del 4%.
Ricordo così Dario Robbiani, da poco scomparso, ma non nel ricordo e nelle sue opere.
Giovanni Longu
Berna 20.12.2009