15 ottobre 2009

Le ipocrisie della classe politica italiana

La libertà d’informazione in Italia non solo c’è ma si è vista come forse non mai nei giorni scorsi all’indomani della bocciatura del cosiddetto «Lodo Alfano» da parte della Corte costituzionale. Falsi e ipocriti quelli che sbraitando denunciano che non ci sia libertà di stampa.
C’è eccome. Lo si è visto non solo dalle contrapposizioni dei due schieramenti politici, ma anche dai toni usati. In pochi, tuttavia, hanno messo in evidenza l’ipocrisia che stava a monte di tutte le dichiarazioni, da una parte e dall’altra.
In Italia, purtroppo, l’ipocrisia dilaga perché in fondo quella italiana è ancora una società manichea, fondata sulla contrapposizione assoluta tra il bene e il male. E poiché ognuno si crede portatore sano del principio del bene, il male, il vizio, l’illegalità stanno inevitabilmente dall’altra parte. La stessa attitudine caratterizza i gruppi e soprattutto i partiti politici. In Italia si è sostanzialmente incapaci di fare autocritica e di riconoscere i propri limiti e i propri errori.
La bocciatura del Lodo Alfano è stata come una cartina di tornasole, che ha messo a nudo questo vizio di fondo dell’intera classe politica italiana, spaccata letteralmente in due, ma terribilmente unita nell’ipocrisia. Non sono infatti credibili né coloro che si sono schierati fieramente dalla parte del diritto, né coloro che hanno indossato le vesti delle vittime innocenti. E’ infatti evidente che in Italia è in atto uno spaventoso conflitto, anzi una «guerra incivile, che attraversa i poteri e contagia il Paese» (Marcello Veneziani) e i belligeranti non esitano a utilizzare qualsiasi mezzo per colpire e possibilmente distruggere gli avversari.
Il Lodo Alfano mirava sicuramente a consentire un’azione di governo più tranquilla al Premier Berlusconi, ma intendeva soprattutto sottrarlo agli attacchi a ripetizione della magistratura milanese. Questo aspetto però non compare mai nelle dichiarazioni della maggioranza e ancor meno dell’interessato all’indomani della bocciatura del Lodo. Anzi, ipocritamente, tutti hanno gridato solo allo scandalo di una Corte costituzionale di parte e sostanzialmente antidemocratica, perché cancellando il privilegio del Premier (delle altre alte cariche dello Stato manco si parla) ha violato in qualche modo il principio fondante della democrazia, secondo cui è il popolo che decide da chi e per quanto tempo vuol essere governato.
In molti hanno detto che il Lodo e la sua bocciatura non riguarda il governo ma solo il suo capo. Ipocriti, perché sanno bene che questo è il Governo Berlusconi e senza di lui si deve tornale al voto. E doppiamente ipocriti coloro che, dall’opposizione, riconoscono la legittimità di Berlusconi a governare purché si occupi dei problemi del Paese, che sono ben più importanti dei suoi problemi personali. Come se l’inquisito Premier potesse occuparsi a tempo pieno sia del governo che della sua difesa.
Ipocriti soprattutto coloro che inneggiano alla vittoria del diritto sui privilegi e all’affermazione del principio per cui la legge è uguale per tutti. Ai presunti «vincitori» ben più della legge e della democrazia importa che Berlusconi quanto prima tolga il disturbo, come se fosse un intruso, anzi peggio, un nemico del popolo, dimenticando completamente che è il popolo sovrano che l’ha designato a quella carica.
Ipocriti e bugiardi quanti consideravano il Lodo Alfano una sorta d’impunità per il solo Berlusconi e una violazione del principio di uguaglianza, ben sapendo che al massimo si trattava di un rinvio dei processi e delle persecuzioni. La verità è che i nemici politici di Berlusconi non sono in grado di batterlo politicamente e sperano che a metterlo fuori combattimento sia la magistratura. Ipocriti e presuntuosi, perché pur essendo minoranza nel Paese pretendono di rappresentarlo per intero e di rappresentare, loro soli, il principio del bene contro il principio del male.
Domande spontanee
Non voglio coinvolgere in questa riflessione il Presidente della Repubblica, di cui ho grande stima, e nemmeno la Corte costituzionale, a cui do atto di un comportamento «giuridicamente» corretto. Nondimeno, alcune domande mi sorgono spontanee.
Anzitutto, le alte cariche dello Stato, ad eccezione del capo del governo, e le massime istituzioni della Repubblica si rendono conto che il popolo sovrano ha chiesto ormai ripetutamente di essere governato per un’intera legislatura da una precisa maggioranza e da un determinato capo del governo in base ad un programma presentato agli elettori e da questi approvato? I veri interpreti della volontà del popolo sono il Capo dello Stato, la Corte costituzionale, la piazza istigata da pochi giustizialisti fanatici oppure la maggioranza parlamentare espressa con voto segreto in libere elezioni? Come si fa ad invocare il rispetto della Costituzione e il principio di uguaglianza (come se le disuguaglianze dei politici e dei magistrati non fossero sotto gli occhi di tutti!), senza alcuna considerazione della volontà chiara e netta del popolo italiano che ha chiesto in modo esplicito di essere governato da una coalizione guidata da Silvio Berlusconi?
Il Lodo Alfano, a prescindere dal suo aspetto tecnico-giuridico riconosciuto dalla Consulta come «incostituzionale», aveva una sua ragionevolezza in un Paese in cui il Governo sembra considerato dall’opposizione come un nemico del popolo più che lo strumento voluto dal popolo per risolvere i suoi molteplici problemi.
Non è possibile che tutto torni come prima, nonostante l’ipocrisia persistente, perché la vicenda del Lodo Alfano ha evidenziato che purtroppo la lotta politica si è talmente radicalizzata da non esitare a mettere in campo per annientare l’avversario qualsiasi arma, dagli appelli al Capo dello Stato per firmare o non firmare questo o quel provvedimento, al ricorso (legittimo) ai referendum, alle manifestazioni forcaiole di piazza, alla diffamazione a mezzo stampa, servizio pubblico compreso, alle calunnie, al gossip, ecc.
Peccato, non tanto per Berlusconi che saprà badare a sé stesso, ma per il Paese che sta franando, in senso non solo metaforico ma ahimè anche reale, e nessuno se ne assume la minima responsabilità.
Giovanni Longu
Berna 11.10.2009