12 maggio 2009

Ex allievi del CISAP: una riuscita al di là delle aspettative!

Nessuna soddisfazione è più grande per un insegnante di quella di vedere i propri allievi realizzare i propri sogni, magari al di là delle previsioni. E’ vero, la riuscita professionale di una persona dipende da molteplici fattori, ma uno di questi è indubbiamente la scuola frequentata.
A Berna e in altre località della Svizzera, è stata attiva fino al 2001 una scuola particolare, il CISAP (un nome che forse molti lettori ricordano, anche se è ormai scomparso dalle cronache da quasi un decennio), che ha immesso nel mercato del lavoro svizzero per circa quarant’anni (dal 1966 al 2001) alcune migliaia di giovani qualificati in diverse professioni dell’industria e dell’artigianato. Ma la sua particolarità non derivava da questa caratteristica.
Il CISAP era una scuola particolare perché era nata a metà degli anni Sessanta all’interno del mondo migratorio, per sopperire ad alcune gravi deficienze della politica tanto italiana che svizzera in materia di emigrazione/immigrazione. Era il periodo in cui i «Gastarbeiter» (lavoratori ospiti!) arrivavano in massa dall’Italia, senza un’adeguata informazione e preparazione. Gli accordi tra i due Paesi, che regolavano l’arrivo e il soggiorno di questi lavoratori, ignoravano qualsiasi possibilità di recupero del deficit scolastico, linguistico e formativo di molti di essi. Non era prevista alcuna forma di perfezionamento professionale, perché mancavano del naturale presupposto, ossia la formazione di base.
Nessuno, a livello politico e persino sindacale, si rendeva conto che era indispensabile dare a questi immigrati la possibilità di apprendere un mestiere secondo il paradigma collaudatissimo svizzero e per questa strada una possibilità di riuscita professionale (nell’interesse dell’economia) e sociale (nell’interesse di una sana e proficua integrazione).
Per circa quarant’anni, surrogando le istituzioni ma fortunatamente col loro sostegno quasi dall’inizio, il CISAP (inizialmente acronimo di «Centro italo-svizzero di addestramento professionale») ha svolto egregiamente questa funzione di recupero e di perfezionamento. Attraverso una strutturata formazione teorica e pratica, questa scuola trasformava in pochi anni manovali e aiutanti in tornitori, fresatori, attrezzisti, congegnatori meccanici, automeccanici, elettrauto, installatori, disegnatori tecnici, elettronici, informatici qualificati. Anche in questo consisteva la particolarità di questa scuola.
Per la capacità con cui riusciva a formare in poco tempo abili professionisti comparabili a quelli che avevano seguito il tradizionale apprendistato, il CISAP otteneva da ogni parte ampi riconoscimenti. Per molti immigrati era divenuto come una «stella» (così disse nel 1990 un rappresentante dell’industria svizzera), che irradiava luce, sapere e speranza. Poi, col venir meno della sua originaria missione per l’esaurirsi del filone migratorio italiano, la scuola chiuse i battenti, mettendo i sigilli praticamente ad una delle pagine più interessanti, più creative e più belle, della storia dell’immigrazione italiana in Svizzera.
Incontro di ex allievi del CISAP
L’8 maggio scorso se n’è avuta un’ulteriore conferma. Alla Casa d’Italia di Berna si è tenuto un primo incontro informale di ex allievi del CISAP, una trentina, forse un campione senza alcuna validità statistica, ma obiettivamente significativo. Si trattava di un incontro aperto a tutti gli ex allievi che ne fossero venuti a conoscenza attraverso l’efficace sistema del passaparola o di cui era noto ai promotori un indirizzo di posta elettronica. Si sapeva che solo una minima parte dei potenziali interessati sarebbe stata raggiunta, ma non si voleva di più, perché lo scopo era quello di testare, anche in un piccolo gruppo, l’interesse a creare una sorta di rete di AMICIS (Amici del Cisap). Per l’occasione erano stati invitati anche alcuni ex insegnanti residenti nella regione di Berna.
Inutile dire che l’incontro ha avuto un grande successo, forse al di là delle aspettative. Poiché ci si conosceva solo a gruppetti di due o tre, era stato previsto che ciascuno dei partecipanti si presentasse, partendo dall’esperienza «cisappina» per continuare con le attività professionali successive e attuali. L’interesse di ciascuno a conoscere la biografia professionale degli altri era evidente.
In qualità di ex insegnante di cultura generale (che amava ricordare i famosi versi di Dante messi in bocca al naufrago Ulisse per motivare i suoi compagni e sottrarli alla disperazione: «Considerate la vostra semenza: / fatti non foste a viver come bruti, / ma per seguir virtute e conoscenza») devo confessare di aver provato una grande emozione nel sentire che praticamente tutti gli ex allievi presenti avevano trovato subito dopo la scuola un’occupazione conforme alla qualifica raggiunta e che molti di essi avevano potuto proseguire la formazione e migliorare la propria posizione professionale.
Avevo contribuito, insieme ad altri, a formare semplici lavoratori qualificati e l’8 maggio scorso ho ritrovato, dopo oltre vent’anni, alcuni ex allievi divenuti nel frattempo quadri medi e superiori di piccole e medie imprese, product manager, ingegneri, architetti, responsabili di settore, addetti alle vendite, consulenti, designer, piccoli imprenditori. Che emozione!
Durante la formazione al CISAP era forse prevedibile che alcuni ex allievi non si sarebbero fermati alla semplice (si fa per dire!) qualifica, ma nessuno probabilmente immaginava i livelli che molti di essi avrebbero effettivamente raggiunto. Per realizzare i loro sogni molti hanno frequentato istituti tecnici, università professionali, corsi di specializzazione in Svizzera e all’estero (alcuni negli Stati Uniti), accademie, ecc.
A queste persone va riconosciuto il merito delle loro scelte, del loro impegno, dei sacrifici che hanno dovuto affrontare (spesso insieme alle loro famiglie) e pertanto del loro successo. Eppure, tutti i partecipanti all’incontro dell’8 maggio si sono sentiti in dovere di riconoscere il contributo importante che ha avuto il CISAP nella loro carriera professionale.
Ma se quei giovani, indubbiamente motivati e volenterosi, sono andati ben oltre il certificato conseguito in quella scuola, si deve anche dire ch’essa aveva dell’eccezionale, non solo come ancora di salvataggio, ma come centro d’integrazione e di promozione.
Giovanni Longu
Berna, 13.5.2009 (L'ECO)

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