27 marzo 2009

Diritto di voto all’estero

Capisco l’indignazione del direttore del portale «Politicamente corretto», Salvatore Viglia, perché a una sua lettera aperta ai 18 eletti all’estero gli hanno tutti risposto picche. Ma perché stupirsi? In certo senso la mancata risposta o una risposta generica andava data per scontata, data la materia e dati gli interlocutori.
Con quella lettera era come se si volesse un atto di ammissione che la loro elezione era frutto di un errore se non addirittura di un inganno. E’ vero che in quella lettera senza risposta si chiedeva agli interpellati di farsi promotori di «una legge che consentisse agli italiani all’estero di poter votare per corrispondenza a tutti gli appuntamenti elettorali in Italia», ma implicitamente si chiedeva anche l’abolizione e quantomeno la revisione dell’attuale legge elettorale per gli italiani all’estero.
Per una strana distrazione o espressa volontà del legislatore (ma si tratta comunque di un travisamento delle iniziali richieste degli italiani all’estero che volevano semplicemente il diritto di voto per corrispondenza) l’attuale legge non consente infatti agli italiani all’estero di poter eleggere per corrispondenza o con voto elettronico candidati residenti in Italia nella propria (nel senso della residenza AIRE) circoscrizione nazionale, in alternativa ai candidati della Circoscrizione Estero.
V’immaginate cosa succederebbe se questa possibilità esistesse? Quante probabilità avrebbero gli attuali eletti di essere rieletti? Non deve dunque meravigliarsi il direttore Viglia delle mancate risposte. Con questo non voglio dire che la sua richiesta non sia legittima e giudiziosa. Lo è e come! E mi auguro che il tema venga tenuto vivo fin quando a decidere non sia l’intero parlamento italiano.
In più occasioni ho detto e scritto che la Circoscrizione Estero è di per sé un’anomalia e lo sarà ancora di più quando si dovrà davvero ridurre l’elefantiaco apparato legislativo italiano. Che senso avrebbe disporre a Roma di uno o due rappresentanti per continente? Già attualmente, chi conosce i 18 eletti all’estero e chi rappresentano veramente ? E chi conoscerebbe gli eventuali 9-10 rappresentanti superstiti? E soprattutto, chi rappresenterebbero?
Credo che il problema del diritto di voto e di rappresentanza degli italiani all’estero non sia ancora risolto e francamente mi stupisce che nei vari portali Web e nella stampa italiana all’estero l’attenzione al riguardo sia molto discontinua. Senza una discussione disinteressata e approfondita c’è il rischio che gli italiani all’estero continuino a subire chi sa fino a quando un tipo di rappresentanza che è assolutamente inadeguata e autoreferenziale.
Mi auguro che i vari portali e organi di stampa si facciano promotori di una discussione su tutte le attuali forme di rappresentanza per individuare alcuni, pochi, modelli di rappresentanza. Solo alla luce di modelli accettabili e condivisi, e non viceversa come sta accadendo, si potranno prendere in esame le proposte di legge (qualcuna per altro confusa e mal congegnata sotto il profilo tecnico-giuridico), che cominciano a circolare. E’ una questione di logica: prima si discute il modello e poi si fa la legge.
Giovanni Longu
Berna 27.3.2009

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